Con la pandemia il digitale è diventato sempre più centrale nel mondo dell’istruzione. Tablet e computer hanno iniziato ad essere sempre più utilizzati dagli studenti a scuola: una rivoluzione, quella che sta avvenendo tra i banchi, che però, nonostante l’entusiasmo degli alunni, suscita una certa diffidenza fra alcuni docenti e genitori, specie quando si parla di intelligenza artificiale.
«Molto spesso è solo questione di tempo, le novità vengono sempre viste con diffidenza, basta aspettare che le metodologie si storicizzino» spiega Roberto Pierdicca, docente di Geomatica all’Università Politecnica delle Marche e autore del libro ‘Educare con le nuove tecnologie – La Realtà Estesa per l’apprendimento’ edito da Maggioli. L’esperto sottolinea «mai come oggi i cambiamenti sono stati così rapidi, un tempo erano generazionali, adesso nel giro di sei mesi si assiste ad una rivoluzione. Anche a scuola reticenze nell’utilizzo delle nuove tecnologie si sono sempre registrate e, purtroppo, si tende ad usare queste tecnologie applicando metodi classici, serve invece un cambio di paradigma nella didattica».
Pierdicca entrando nel merito dei vantaggi offerti dall’intelligenza artificiale, parla della capacità di «accentuare la creatività delle persone. L’IA permette di fare più cose in meno tempo, la questione, semmai, è come utilizziamo il tempo che abbiamo risparmiato: se lo usiamo per ‘scrollare’ sui social network lo stiamo impiegando male. L’intelligenza artificiale non si sostituisce al pensiero, ma aiuta a migliorare». A scuola, osserva, non si possono utilizzare contenuti didattici superati, occorre piuttosto standardizzare metodi e processi.
La realtà estesa può aiutare anche gli studenti con difficoltà di apprendimento e di attenzione? «È dimostrato che la realtà virtuale, essendo visuale, porta ad avere un’esperienza aumentata dei propri sensi ed una percezione migliorata. Mancano studi su un eventuale potenziamento della memoria. Tuttavia, per essere utile non deve tradursi solo in un’esperienza a ‘spot’», deve entrare a far parte del processo didattico.
Le nuove tecnologie possono rappresentare una risposta anche per le scuole localizzate nelle aree più interne della regione? «La realtà virtuale è complessa da sviluppare, mentre è facile da utilizzare. Nelle Marche abbiamo portato questo genere di didattica in diverse aree interne, da Fabriano a Falerone: in queste esperienze mi sono reso conto che può essere uno strumento di traino per superare i limiti geografici».
Secondo l’esperto le nuove tecnologie non modificheranno il ruolo centrale svolto dai docenti nel mondo della scuola. Insomma la tecnologia non si sostituirà alle persone, piuttosto è plausibile pensare ad una «diffusione degli assistenti virtuali» che potrebbe interessare anche il mondo dell’istruzione. «L’intelligenza artificiale esiste da 50 anni e Internet da 30: non dobbiamo aspettarci grandi cambiamenti a scuola da qui ai prossimi dieci anni. Chi si occupa di istruzione, però, deve prendere seriamente in mano questo tema, costruendo percorsi formativi intorno alle nuove tecnologie» conclude.