ANCONA – Iperconnessi, ma sempre più soli. Lo smartphone sta cambiando radicalmente la nostra vita, dal lavoro alle relazioni sociali. Se la tecnologia da un lato ci ha semplificato la vita, dall’altro può comportare anche problemi di dipendenza. Tra i soggeti più a richio ci sono i giovanissimi, che ormai hanno in mano telefonini e tablet in età sempre più precoce. A tracciare il quadro della situazione è la psicoterapeuta Alessia Tombesi.
«Dalla mia esperienza clinica l’iperconnessione invece di unire le persone le sta sempre più isolando, perché anche quando si esce, specie gli adolescenti, non si parla più, ma si condivide, magari seduti su una panchina, ognuno col proprio cellulare in mano e il proprio mondo. Si è persa l’abitudine di stare insieme, di guardarsi negli occhi, di parlare e questo comporta un sentimento di solitudine, perché, anche se si sta insieme, non c’è più la possibilità di condividere qualcosa, per parlare si aspetta di scrivere in chat. Si è persa la comunicazione verbale e non verbale, e questo sicuramente crea dei disagi psicologici, perché la solitudine, come abbiamo visto nel Covid, è sempre negativa per l’uomo, perché, come diceva Aristotele sin dall’antica Grecia, l’uomo è un animale sociale».
L’iperconnessione «colpisce tutti, anche gli adulti: infatti, anche se i genitori rimproverano spesso i figli di essere sempre iperconnessi, non si rendono conto che loro sono i primi a fare fatica a separarsi dal loro cellulare. Nella mia esperienza clinica ho visto anche persone che si separano, comunicandolo in chat. Certamente a livello di disagio psicologico e di sintomi, ad essere maggiormente colpiti sono i ragazzini, perché nello smartphone passano anche fenomeni come il cyberbullismo e le crisi profondissime che interessano l’adolescenza, che è l’età più critica. Una percezione di rifiuto, evitamento e solitudine, a questa età comporta dei rischi serissimi per la psiche dei ragazzini».
L’utilizzo costante della tecnologia, spiega la psicoterapeuta, «influenza le relazioni umane perché, influenza il modo di approcciarsi all’altro: oggi, ad esempio, le persone single non hanno più l’abitudine di andare ad incontrare qualcuno, si utilizzano le chat di incontro e i social network anche per conoscere nuove persone, anche semplicemente per stringere nuove amicizie. Gli smartphone ormai influenzano tutti i tipi di relazione, da quelle affettive a quelle amicali, non c’è più neanche il piacere di stare insieme, si sta insieme ma ognuno con la sua connessione, e questo è un modo deficitario, perché viene meno la possibilità di interrogare sé stessi, gli altri e la capacità di capire l’altro e se stessi. In terapia osserviamo che si fa sempre più fatica a lavorare su di sé, perché le persone non sono più abituate a parlare, né con se stesse, né nelle relazioni, e questo crea dei profondi disagi».
La dipendenza dai socia network «impatta moltissimo» sul benessere psicologico degli adolescenti, sia sul fronte del «rendimento scolastico, perché i ragazzini sempre connessi a scuola fanno fatica il pomeriggio a staccarsene e a fare i compiti. Spesso abbandonano gli sport e non hanno neanche interesse ad uscire con gli amici, perché connessi ai giochi, ai video e alle chat. Questa dipendenza sta procurando dei disagi veramente importanti tanto che nell’adolescente, i primi ambiti ad essere colpiti sono proprio la scuola, gli sport e le relazioni amicali. Osserviamo che i ragazzini sono sempre più chiusi e corrono il rischio di abbandono scolastico, con tutti i sintomi della dipendenza da telefonino, che ha la stessa parità e gravità della dipendenza da sostanze stupefacenti».
Non sono solo i gen Z e i loro genitori ad utilizzare la tecnologia, ma anche gli anziani si approcciano allo smartphone e alle chat, però con meno effetti negativi, quanto piuttosto per «alleviare la solitudine. Vi ricorrono per essere connessi con i nipoti e i figli. Difficilmente le persone anziane sono a rischio di sviluppare una dipendenza tecnologica, anche per le difficoltà ad utilizzare questi strumenti con le loro dinamiche. Per gli anziani può rappresentare piuttosto un ponte per essere più connessi ai loro familiari che spesso sono lontani e non hanno tempo di stare fisicamente con loro».