«Tutta la scienza concorda nel dire che ormai non è più tempo di pensare agli scenari futuri, perché per quanto riguarda il cambiamento climatico siamo già in emergenza piena e conclamata». L’esperto dell’Università Politecnica delle Marche, Giorgio Passerini, commenta così l’appello lanciato al governo nazionale da un gruppo di scienziati italiani a sostenere l’obiettivo europeo di riduzione del 90% delle emissioni climalteranti entro il 2040, come indicato dal Comitato Scientifico Europeo sul Cambiamento Climatico quale tappa cruciale per raggiungere la neutralità climatica al 2050.
Tra i primi firmatari c’è anche il Premio Nobel e fisico Giorgio Parisi. Il docente di Fisica Tecnica Ambientale dell’Univpm sostiene la necessità di «un intervento radicale» in linea con quanto chiesto dagli scienziati firmatari della missiva inviata al governo. «Non possiamo più ragionare in termini futuri – dice – già veniamo da una settimana molto calda, inoltre gli effetti del cambiamento climatico sono sempre più visibili». E a tal proposito cita la situazione dei ghiacciai.

L’osservatorio Copernicus già nel mese di febbraio aveva rilevato un preoccupante abbassamento dell’estensione dei ghiacciai polari, con il ghiaccio marino ai minimi storici. «Più passa il tempo e più i fenomeni estremi saranno maggiormente frequenti – prosegue Passerini-. Ci sono tre vulnerabilità chiare ed evidenti: le temperature, segnate da ondate di calore e modifiche delle stagioni che hanno un impatto sull’agricoltura e sull’isola di calore urbana; il riscaldamento artico è ormai conclamato, così come il conseguente sollevamento dei mari per lo scioglimento dei ghiacciai, un fenomeno già in atto, infatti, hanno già evacuato alcune isole del Pacifico».
L’esperto mette in guardia: «Un sollevamento delle acque del mare potrebbe, in un futuro non lontano» far finire sott’acqua «anche la fascia costiera dell’Adriatico, già fra 30-40 anni, se il fenomeno non si arresterà. Basta solo pensare che nell’Appennino marchigiano sono stati trovati fossili di conchiglia fino a 7-800 metri di altezza, ad indicare che un tempo in quelle zone c’era il mare. Il problema non è quello di perdere le spiagge – avverte – ma un’ampia area costiera».
Da qui l’appello condiviso anche da Passerini ad intervenire con decisione. Come? «Servono politiche incentivanti per l’elettrificazione delle auto. Il trasporto – spiega – è il vero problema è qui che bisogna investire: se le risorse destinate al 110% non fossero state investite in edilizia, ma piuttosto in auto elettriche avremmo potuto ridurre le emissioni inquinanti in atmosfera, il 50% delle quali derivano proprio dal trasporto».