SENIGALLIA – Fratelli d’Italia contesta la proposta di Piano d’assetto idrogeologico (PAI) relativo ai fiumi Misa e Nevola elaborata dall’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale (Aubac) lo scorso aprile a seguito delle alluvioni 2014-2022. Nonostante la soddisfazione espressa recentemente dal sindaco di Senigallia che ha incontrato i vertici Aubac a Roma, il partito di maggioranza – di cui è esponente il vicesindaco Riccardo Pizzi – esprime preoccupazione. Ecco i motivi.
Tra i nodi, oggetto anche delle osservazioni presentate dai meloniani senigalliesi, ci sono sia l’inserimento di quasi tutta la città in zona R4 quindi a massimo rischio esondazione senza alcuna gradualità tra le varie parti territoriali e senza tenere conto delle opere in programmazione dalla struttura commissariale; sia la questione dei documenti non pienamente accessibili, compresa la cartografia non aggiornata per la prima stesura del Pai; sia la tempistica ristretta per poter presentare le osservazioni; sia infine il carattere di dinamicità che l’Aubac vorrebbe imprimere al documento finale nel momento in cui in una determinata area della vallata Misa Nevola viene portata a compimento un’opera infrastrutturale che riduca il rischio esondazione.
A esporre i problemi ci ha pensato l’intero direttivo di Fratelli d’Italia di Senigallia, sostenuto dal segretario provinciale ed eurodeputato Carlo Ciccioli, dai coordinatori dei circoli di Trecastelli e Ostra Vetere Sandra Amato e Massimo Corinaldesi e Nicola Malerba, coordinatore FdI per le valli Misa – Nevola.
Un primo problema, spiega il componente di FdI Senigallia Corrado Canafoglia, riguarda una carenza di trasparenza e accessibilità ai dati tecnici e normativi necessari per formulare osservazioni puntuali. Mancano le perimetrazioni in formato utile per l’analisi, i link nel bollettino ufficiale della Regione (Bur) non funzionano, e gli allegati tecnici dello studio “Aggiornamento della modellazione idraulica sul bacino del Misa” non sono disponibili.
Inoltre, le mappe allegate al decreto segretariale si basano su una cartografia obsoleta (carta tecnica regionale del 2000), non conforme all’attuale stato dei luoghi, porto e complanare compresi. Da qui la richiesta all’Aubac di riaprire i termini per le osservazioni, garantendo la piena e facile fruibilità dei documenti, in linea con la convenzione europea di Aarhus sul diritto di accesso alle informazioni ambientali. Sul tema è stato anche richiesto l’intervento del prefetto di Ancona.
La seconda questione è relativa alla proposta di classificare tutte le aree di esondazione a Senigallia con un unico grado di rischio (R4, il massimo), senza riferimento ai valori dei tiranti idraulici dello studio. Tale approccio è ritenuto in contrasto con la Direttiva europea 2007/60/CE, che invita a delineare le mappe di pericolosità da alluvione graduando il rischio area per area.
Per Senigallia, in particolare, non è stata adeguatamente considerata la zona costiera, caratterizzata da numerosi alberghi e da un naturale deflusso delle acque verso il mare. La pericolosità per l’incolumità dell’uomo nella fascia costiera è di fatto molto più bassa, soprattutto per gli immobili più lontani dal fiume. La previsione però di fatto blocca ogni intervento edilizio sia per quanto riguarda le abitazioni che le attività ricettive e commerciali, per non aumentare la popolazione in aree a rischio.
Infine il mancato riferimento agli interventi strutturali futuri: la proposta del PAI fa riferimento solo al primo stralcio della vasca di Bettolelle e alla ricostruzione del ponte Garibaldi senza pile in alveo, tralasciando gli importanti interventi strutturali che la struttura commissariale per l’alluvione 2022 dovrà eseguire grazie alle risorse statali ed europee stanziate dal governo nazionale.
Fratelli d’Italia, oltre a segnalare che normalmente il Pai viene rivisto dopo almeno sei anni, denuncia anche che il piano attuale non assolve alla funzione programmatica, non indicando metodologie e tempistiche per la mitigazione del rischio.
Utile sarebbe invece una cabina di regia che dovrebbe istituire il comune di Senigallia con lo scopo di condividere con tecnici, professionisti dei vari ordini e l’intera città le sfide di uno strumento così importante e impattante per la vita cittadina. Alla domanda se l’assemblea del Contratto di fiume possa essere la sede adatta – e per la cabina di regia il comitato tecnico all’interno del CdF – Canafoglia ha risposto di no, nonostante il gran lavoro svolto sinora dall’assise presieduta da Giorgio Sartini. Lo stesso comitato tecnico ha mosso osservazioni al Pai del tutto simili a quelle enunciate da Fratelli d’Italia.


