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Tumori femminili e sessualità: come cambia la vita sessuale dopo il cancro

I tumori femminili hanno un profondo impatto sulla sessualità della donna. Ecco cosa cambia dopo il cancro e come affrontare e gestire il cambiamento

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(Foto di Miguel Á. Padriñán da Pixabay)

Il cancro è un evento altamente stressante che impatta su tutte le aree di vita della persona, compresa la sessualità. Nel caso delle donne malate di cancro, questo accade maggiormente per i tumori tipicamente femminili, rispetto a quando la malattia colpisce altre parti del corpo. Per tumori femminili si intendono il tumore della mammella e i tumori ginecologici, come quello dell’utero, della cervice e dell’ovaio. La maggior parte delle donne colpite da tumori femminili riporta un peggioramento della soddisfazione sessuale e l’insorgenza di una o più disfunzioni.

Lucia Montesi
La psicoterapeuta Lucia Montesi

Gli studi che hanno indagato il benessere sessuale percepito dopo tumore al seno e ginecologico rilevano percentuali di disfunzione sessuale che oscillano tra il 40 e l’80% a seconda del campione considerato, disfunzione che tende poi a mantenersi e peggiorare nel tempo se non trattata.
I problemi sessuali maggiori sono costituiti da un calo dell’interesse sessuale, da disturbi dell’eccitazione, incapacità di raggiungere l’orgasmo e dolore durante i rapporti. Un terzo delle donne finisce per evitare del tutto la sessualità per non confrontarsi con le difficoltà e la quasi totalità riferisce che il problema sessuale è causa di contrasti con il partner.

Le cause del peggioramento della qualità della vita sessuale sono molteplici. Molte sono attribuibili ai trattamenti chirurgici, farmacologici e radioterapici necessari per curare la malattia e prevenire le recidive. Le cure comportano infatti una serie di modificazioni: cambiamenti a livello anatomico (asportazione di tutta la mammella o di una parte, accorciamento del canale vaginale), perdita di sensibilità della cute, secchezza vaginale e  atrofia delle mucose che rendono dolorosi i rapporti.
Le cure possono anche determinare perdita dei capelli e dei peli, menopausa iatrogena con tutti i conseguenti sintomi della menopausa, come le vampate di calore, l’invecchiamento dei tessuti. Molte donne vivono con vergogna il corpo cambiato, si sentono meno attraenti e meno femminili, tendono a coprirsi ed evitare la nudità nell’intimità sessuale, escludendo parti del corpo che prima della malattia potevano avere un ruolo importante come fonte di eccitazione e piacere.

Anche l’impatto psicologico della diagnosi influisce negativamente sulla sessualità. L’umore depresso, l’ansia, la rabbia sono reazioni emotive tipiche che le persone malate di cancro attraversano e che sono spesso accompagnate da un ripiegamento su di sé a da un calo dell’interesse sessuale, in un momento in cui tutte le proprie energie sono assorbite dalla malattia.
Anche il contesto culturale non aiuta: nella nostra società attuale, ad esempio, il seno è considerato un elemento centrale per la bellezza, la femminilità e la sensualità della donna e riveste un ruolo di primo piano negli approcci sessuali. Anche riguardo all’area genitale, dominano modelli di giovinezza e ed efficienza, pertanto chi si trova con una immagine corporea danneggiata da un intervento o dagli effetti delle cure vive spesso un profondo senso di inadeguatezza, nonché una intensa paura del rifiuto.
Purtroppo, sia la diagnosi di cancro che l’emergere di una disfunzione sessuale sono due fattori di stress che si influenzano e si alimentano a vicenda, in quanto lo stato psicologico legato alla malattia può facilitare l’insorgenza della difficoltà sessuale, e questa a sua volta è in grado di provocare umore depresso,  insicurezza e vergogna, peggiorando ulteriormente il quadro emotivo.

Alcuni fattori rendono più probabile l’emergere di difficoltà sessuali dopo il cancro. L’età giovane, interventi più radicali, cure più intensive, la presenza di menopausa iatrogena correlano con maggiori problematiche sessuali. Anche l’essere single e una relazione di coppia già problematica sono fattori di rischio. Si osserva inoltre un impatto più negativo sulla sessualità se già prima della malattia la persona aveva uno schema sessuale tendenzialmente negativo. Lo schema sessuale è l’immagine sessuale che abbiamo di noi stessi. Uno schema sessuale positivo è caratterizzato da una disposizione positiva verso l’espressione sessuale, da passionalità, da assenza di ansia da prestazione, e in caso di difficoltà, queste vengono attribuite e cause esterne e non intaccano la visione di sé. Chi invece ha uno schema sessuale negativo tende a vivere negativamente la sessualità, a provare scarso desiderio e scarsa eccitazione, ad avere ansia da prestazione, ad evitare di parlare di sessualità e, in caso di problemi sessuali, tende ad attribuirli a una propria colpa e alla propria inadeguatezza. Chi ha uno schema sessuale già negativo risente di peggiori conseguenze del cancro sulla vita sessuale.

Cosa può favorire un miglior esito sessuale nelle donne che vivono l’esperienza del tumore? Intanto, avere la corretta informazione. Purtroppo, più del 60% delle donne non riceve informazioni sulle conseguenze sessuali del cancro e dei trattamenti e su come gestirle e superarle. Questo avviene per reticenza del medico a introdurre una tematica molto personale, per difficoltà della donna a parlarne, sia per vergogna che perché teme di apparire fuori luogo, preoccupandosi della sessualità invece che della malattia, e anche per reticenza del partner, che non chiede perché teme di apparire inopportuno e insensibile.
Gli operatori sanitari dovrebbero invece introdurre per primi l’argomento della sessualità, normalizzandolo come qualunque altro aspetto che impatti sulla qualità di vita, preparare ai possibili cambiamenti e indirizzare agli strumenti per minimizzarne gli effetti.

Per riadattare la vita sessuale e trovare un nuovo equilibrio è necessario primariamente accettare il cambiamento. L’accettazione non può essere immediata, ma è il punto finale di un percorso emotivo che prima richiede di attraversare shock, rabbia, paura e tristezza, un percorso che richiede un tempo variabile, ma generalmente quantificabile in alcuni mesi. Occorre quindi darsi tempo per familiarizzare con un corpo cambiato, ma allo stesso tempo evitare di rimandare troppo a lungo il confronto con il cambiamento.
Provare gradualmente a guardarsi allo specchio, toccare la parte malata o operata dapprima con un oggetto (una piuma, una matita..), poi con le proprie dita, infine lasciandosi toccare dalle dita del partner, massaggiare il corpo con una crema idratante, sono tutti gesti che aiutano ad affrontare e accettare il cambiamento. Anche aver cura del proprio aspetto, se lo si desidera, facilita l’accettazione e il riadattamento: giocare con il make-up, con le parrucche, i copricapo, i tatuaggi, l’abbigliamento; identificare i punti di forza da valorizzare e su cui rifondare la propria femminilità e sensualità.

A livello di coppia, occorre trovare un nuovo equilibrio. In questo percorso, è indispensabile imparare a parlare della sessualità, cosa che moltissime coppie normalmente non fanno. Parlare evita innanzitutto i frequentissimi fraintendimenti, per cui ad esempio il partner non si avvicina sessualmente perché teme di essere prematuro e di essere giudicato insensibile, mentre la donna interpreta questa reticenza come un rifiuto, e a propria volta si ritira e non si avvicina sessualmente.
Parlare significa poter dire cosa piace e cosa no, cosa spaventa, cosa provoca dolore, cosa provoca piacere, cosa farebbe sentire un maggior appagamento. Inizialmente, può essere utile investire meno sulla sessualità genitale e coltivare maggiormente l’aspetto ludico, giocoso della sessualità, approcciarsi senza eccessive aspettative, oppure puntare maggiormente sugli aspetti relazionali e di tenerezza.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
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