Osimo

Osimo, sgominata la banda dei furti in appartamento

Arrestati tre albanesi. L’operazione dei carabinieri, “Climbers”, scalatori, prende il nome proprio dalla loro principale abilità

A sinistra il maggiore Raffaele Conforti, a destra il luogotenente Luciano Almiento
Il maggiore Raffaele Conforti (a sin.) e il luogotenente Luciano Almiento durante la conferenza nella quale illustravano l’operazione “Climbers”

OSIMO – OSIMO – Stroncata una banda di criminali albanesi specializzata in furti e rapine in abitazione e assalti in villa. L’operazione “Climbers”, scalatori, è stata condotta dai Carabinieri del Norm della Compagnia di Osimo agli ordini del maggiore Raffaele Conforti e guidati dal Luogotenente Luciano Almiento.

Stamattina, 14 maggio, i militari, prima che venissero scarcerati, hanno notificato in carcere ai tre albanesi l’ordinanza di custodia cautelare coercitiva per associazione a delinquere finalizzata alla commissione continuata di rapine in villa e furti in abitazione. Si tratta dei fratelli Dorian, 26 anni, e Kenado Pjetri, 22 anni, entrambi pregiudicati residenti a San Benedetto del Tronto come il capobanda Jetmir Cili, 25 anni, pregiudicato per reati specifici contro il patrimonio e sottoposto all’obbligo di firma giornaliera alla stazione di San Benedetto per furti nel civitanovese.

Con lo stesso copione avevano commesso più furti sia nella Valmusone, Osimo, Loreto, Castelfidardo, Sirolo e Numana, che in quelli limitrofi, Ancona e Porto Recanati. In particolare sono otto gli episodi certi, commessi nei comuni di Osimo, Ancona, Porto Recanati e Pedaso, con lo stesso “modus operandi”, asportando denaro contante, monili in oro, orologi di ingente valore, per un danno stimato in 70mila euro. Sono in corso ulteriori indagini per accertare e quantificare altri sette furti consumati dalla banda nelle provincie marchigiane. I tre banditi albanesi erano già stati bloccati e rinchiusi nel carcere di Montacuto il 10 febbraio scorso quando erano stati tratti in arresto in flagranza di reato dagli stessi Carabinieri di Osimo perché autori dell’ennesimo furto in abitazione commesso quella volta a Loreto. Erano stati sorpresi alle 19 mentre si allontanavano dall’abitazione di un 47enne, abitante in via Vittorio Veneto, recuperando tutti i monili in oro asportati e ben occultati in una cavità ricavata nell’abitacolo della loro autovettura, una Mercedes classe A di colore celeste.

Le successive perquisizioni eseguite nelle loro case di San Benedetto del Tronto e Porto d’Ascoli aveva permesso agli investigatori osimani di rinvenire altri monili in oro e orologi di ingente valore, asportati sempre da furti in abitazione, in parte già restituiti alle vittime.

L’indagine era scattata il 12 gennaio scorso quando la banda era arrivata a Osimo per depredare l’oleificio Marchiani in via Polo ma l’imprenditore, accortosi della presenza dei malviventi nella sua abitazione, grazie all’installazione di un sistema di telecamere visionabile da remoto, non esitò ad affrontare i ladri che lo minacciarono con un cacciavite. Il pronto intervento dei Carabinieri li ha costretti alla fuga.

In meno di un mese sono riusciti a identificarli e a circoscrivere il loro “modus operandi”, elemento che ha consentito poi il loro arresto e la ricostruzione di numerosi furti. Questi infatti, giunti nella Valmusone, sceglievano l’immobile da depredare e mentre un componente restava in auto con funzione di “palo”, i due complici si preoccupavano di scalare il palazzo fino a raggiungere l’appartamento individuato. Una volta sul balcone rompevano il vetro della porta finestra e facevano accesso nell’appartamento avendo cura di porre dietro la porta d’ingresso il divano o un tavolo oppure semplicemente dove esistente inserire il chiavistello, in modo tale da evitare l’ingresso improvviso del proprietario che, una volta rientrato in abitazione, trovava il caos.

Il trio albanese aveva fornito agli inquirenti una dimora fittizia: quella con una donna sempre di origini albanesi, fidanzata di uno di loro e che si prostituiva proprio in quella sede. In realtà, abitavano in un lussuoso hotel della Riviera delle Palme dove nascondevano la refurtiva negli alloggiamenti nei convettori di aria, ben suddivisa e racchiusa in sacchetti di plastica, pronta per essere ricettata sul mercato illecito o nei “compro oro”.