Stare da soli fa paura? Ecco perché
Benessere

Perché non riesco a stare da solo? Tutti i motivi dietro la paura della solitudine

Molte persone provano disagio e malessere quando si ritrovano sole. Capire i motivi permette di imparare a tollerare e gestire la solitudine. Ecco come affrontarla

Uomo solo (Foto Adobe Stock)
Uomo solo (Foto Adobe Stock)

La difficoltà a stare da soli può assumere diverse forme e riguardare diversi tipi di relazione: può trattarsi di non riuscire a stare senza un partner, oppure dell’aver bisogno di essere sempre circondati dai propri amici; di non riuscire a lavorare da soli o del timore di dover trascorrere determinati periodi o momenti da soli o senza una specifica persona; di non tollerare di restare soli nel proprio tempo libero o dell’aver bisogno della costante presenza di un familiare. Sono situazioni molto diverse che hanno tuttavia un comune denominatore: trovarsi soli suscita emozioni sgradevoli, disagio, noia, tristezza, ansia di diversa intensità fino al panico.

Quando la compagnia diventa una necessità

La difficoltà a stare soli può comportare diversi svantaggi, in particolare un rischio maggiore di instaurare delle relazioni disfunzionali. Quando la relazione non si basa su un piacere reciproco di stare insieme ma serve ad evitare di non sperimentare il disagio della solitudine e a riempire un vuoto, non è più una scelta che arricchisce la vita, ma un bisogno, una necessità di cui non si può fare a meno anche se la relazione procura malessere, insoddisfazione, sofferenza. Si instaura allora una dipendenza, in cui il prezzo da pagare può diventare molto alto, fino a subire maltrattamenti e violenze.

Lucia Montesi
La psicoterapeuta Lucia Montesi

La paura di restare soli può anche spingere a cercare in modo così spasmodico le relazioni con gli altri, da alimentare aspettative eccessive e comportamenti maldestri, che gli altri possono trovare fuori luogo e sgradevoli. Il bisogno estremo degli altri può quindi portare paradossalmente all’effetto opposto di allontanarli e di essere rifiutati, alimentando ulteriormente la propria paura della solitudine e la convinzione di essere destinati a restare soli.

Le cause più comuni della paura di stare soli

I motivi dietro il disagio a stare da soli sono molteplici e possono variare da un individuo all’altro. Comprendere le cause profonde del problema è un passaggio indispensabile per poterlo superare e per imparare a tollerare la solitudine senza doverla rifuggire. Vediamo i motivi più frequenti:

Bisogno evolutivo di sicurezza e appartenenza

Essere in compagnia offre sicurezza e protezione. La paura di ritrovarsi soli ha un’origine ancestrale: per i nostri antenati essere soli, esclusi, allontanati dal gruppo di appartenenza significava essere esposti ai pericoli e rischiare la vita. Il nostro cervello ha imparato perciò ad associare la solitudine a una minaccia, provocando reazioni di stress, e spingendoci a creare e mantenere legami sociali per allontanare il rischio di restare fuori dal gruppo, esposti ad attacchi e minacce esterne. Pertanto, una certa quota di timore o di disagio nello stare soli può essere considerata normale, mentre diventa patologica quando compromette in modo significativo le diverse aree di vita della persona o quando il disagio diventa marcato.

Disturbi d’ansia

Nei disturbi d’ansia e in particolare nel disturbo di panico, il soggetto può trovare un senso di sicurezza nella compagnia di altre persone e quindi richiedere la presenza di qualcuno per affrontare le situazioni temute. Si tratta in realtà di una sicurezza illusoria e di una strategia controproducente, perché alimenta sempre di più la convinzione della persona di non avere in sé la capacità di tollerare e affrontare le situazioni ansiogene e di gestire le emozioni sgradevoli e non consente mai di sperimentarsi e scoprirsi invece capaci.

Timore dell’abbandono

La separazione anche temporanea dall’altro può essere vissuta in modo molto angosciante perché percepita come un abbandono. L’origine di questa percezione si trova solitamente nelle esperienze infantili nella propria famiglia, nel caso in cui la relazione con i genitori non abbia permesso di sperimentare un sufficiente senso di sicurezza: “se mi separo da te non sono sicuro di ritrovarti, perciò devo stare sempre con te”, un vissuto che poi si estende da adulti anche ad altri tipi di relazioni, sentimentali o amicali.

Bisogno di conferme

Avere un’ intensa vita sociale, essere sempre circondati da amici, avere sempre una relazione sentimentale in corso, avere una fitta agenda di appuntamenti con altre persone fanno sentire di essere ricercati dagli altri, apprezzati, graditi, amati.

Mancanza di fiducia in sè stessi

Sentirsi inadeguati e incapaci nell’affrontare e gestire da soli le situazioni, nel decidere e fare scelte puó portare a cercare sempre la presenza di qualcun altro che possa essere di aiuto e che possa fornire approvazione e conferma del proprio valore. Il disturbo dipendente di personalità ne è l’esempio più estremo: la persona non si sente in grado di fare nulla da sola, delega agli altri responsabilità e scelte, ha un costante bisogno di approvazione e cura.

Angoscia di trovarsi soli coi propri pensieri

In solitudine è più facile che vengano a galla pensieri e sentimenti e confrontarsi con il proprio mondo interiore può suscitare ansia in chi non è abituato a farlo, soprattutto in caso di emozioni negative e in situazioni come un lutto, una perdita, la fine di una relazione. In queste circostanze da un lato il supporto sociale rappresenta un’importante risorsa, dall’altro circondarsi sempre di persone può essere un modo per sfuggire a un confronto con il proprio vissuto e può ostacolarne l’elaborazione.
-La convinzione di annoiarsi in compagnia di sè stessi, di non sapersi intrattenere, causata da una scarsa consapevolezza dei propri valori, interessi e obiettivi.

Stigma sociale della solitudine

Nella nostra società la solitudine è percepita come un problema: la persona di successo e realizzata è quella che ha tanti amici, che viene cercata dagli altri, che sa lavorare in team, immersa in una continua socialità. Cultura e famiglia trasmettono il messaggio che per essere “ok“ sia positivo avere una relazione sentimentale, avere amici, avere magari dei figli che poi si prenderanno cura di noi da anziani, e che si debba fare di tutto per scongiurare la desolante prospettiva di ritrovarsi soli.
Infine, l’ iperconnessione che caratterizza la nostra epoca e che ci fa sentire costantemente (ma illusoriamente) in contatto con qualcuno, accentua ulteriormente il senso di disagio nel momento in cui ci troviamo da soli.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Consulenza, sostegno e psicoterapia  online tramite videochiamata
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