Sui disturbi del comportamento alimentare esiste una quantità imponente di studi scientifici, che si sono concentrati quasi esclusivamente sulle femmine contribuendo alla convinzione erronea che si tratti di disturbi prettamente femminili. Solo recentemente la ricerca ha approfondito la medesima problematica nella popolazione maschile colmando una lacuna inaccettabile, dal momento che i maschi affetti da disturbi alimentari sono tutt’altro che rari ed anzi sono in costante aumento. Mentre in passato il rapporto maschi/femmine era di 1:11, oggi si attesta su 1:4 e nel caso specifico del disturbo da alimentazione incontrollata la distanza è minima, con 3 maschi ogni 4 femmine.
A causa della scarsa attenzione al fenomeno, molti casi di disturbi alimentari maschili non vengono tuttora intercettati, compresi e adeguatamente trattati, con gravi conseguenze sulla prognosi di una patologia che può essere anche fatale e che va incontro ad un esito migliore se curata in fase precoce. Le complicanze mediche (tra le altre, astenia, osteoporosi, disturbi cardiaci, anemia, ulcere) ben note nella popolazione femminile rischiano di essere ancora maggiori tra i maschi a causa del ritardo diagnostico, che in media è di 7 anni rispetto all’esordio. Di pari passo, anche il trattamento medico e psicoterapeutico diventa più complesso.

I disturbi alimentari comprendono quadri clinici diversi che hanno in comune un rapporto alterato con il cibo e con il corpo: una preoccupazione esagerata per il peso e la forma del corpo, restrizioni dietetiche o assunzione incontrollata di cibo, convinzioni distorte sul cibo.
L’anoressia nervosa è caratterizzata da un’intensa paura di ingrassare e da un peso significativamente basso; la bulimia è caratterizzata da ricorrenti abbuffate, seguite da condotte di compensazione come vomito o uso di lassativi; il disturbo da alimentazione incontrollata, o binge eating disorder, è caratterizzato da sole abbuffate senza condotte di compensazione.
Anche i maschi, come le femmine, possono sviluppare ciascun tipo di disturbo alimentare, ma il disturbo da alimentazione incontrollata è quello più frequente.
Rispetto ai disturbi alimentari femminili, quelli maschili presentano tuttavia delle peculiarità:
–Diagnosi più difficile: i criteri normalmente utilizzati per diagnosticare i disturbi alimentari nelle femmine non sono ugualmente attendibili nei maschi. Nelle femmine, ad esempio, per diagnosticare l’anoressia si valuta la presenza di amenorrea, indice che non ha un corrispettivo nei maschi. Anche l’indice di massa corporea e il basso peso sono indicatori più utili nelle femmine, perché i maschi sono meno interessati al dimagrimento e maggiormente alla forma fisica e alla muscolosità, e anche con un peso normale potrebbero nascondere un disturbo alimentare.
–Esordio più tardivo, dalla fine dell’adolescenza in poi.
–Insoddisfazione corporea centrata sulla muscolosità: mentre le femmine mirano soprattutto alla perdita di peso, i maschi vorrebbero un corpo più atletico, prestante e muscoloso.
–Associazione con eccesso di attività fisica e vigoressia: i maschi con disturbi alimentari tendono più delle femmine a praticare sport in modo eccessivo, tendenza che diventa patologica nella vigoressia (una forma di dipendenza e ossessione per l’attività fisica accompagnata da una percezione distorta del corpo, considerato troppo gracile). Tendono ad adottare diete ricche di proteine, a usare integratori di creatina, steroidi e ormoni della crescita, con lo scopo di aumentare la massa mucolare.
–Disturbi più frequenti nei maschi omosessuali e bisessuali: mentre nelle femmine non si riscontrano differenze relative all’orientamento sessuale, tra i maschi gli omosessuali e i bisessuali vanno più facilmente incontro a insoddisfazione corporea e disturbi alimentari. L’ ipotesi è che, al pari delle femmine, basino maggiormente la loro autostima sull’aspetto fisico e la capacità di essere attraenti, rispetto ai maschi eterosessuali, e siano pertanto più a rischio di sviluppare disturbi alimentari.
–Minor utilizzo di condotte di eliminazione: rispetto alle femmine, i maschi ricorrono meno al vomito autoindotto, all’uso di diuretici e di lassativi e preferiscono l’esercizio fisico e il digiuno come metodi per compensare l’assunzione di cibo.
–Maggior rischio tra gli sportivi: i disturbi alimentari sono più frequenti tra maratoneti, nuotatori, fantini, bodybuiders. Anche le professioni legate alla moda e allo spettacolo sono maggiormente correlate ai disturbi alimentari maschili.
–Precedente obesità: nel caso dell’anoressia, mentre le femmine si mettono a dieta perché si sentono grasse pur non essendolo, i maschi lo fanno perché vengono da una condizione di sovrappeso.
–Maggiore malnutrizione: a causa della difficoltà della diagnosi e della reticenza a chiedere aiuto, i maschi arrivano solitamente all’osservazione solo quando presentano già un avanzato stato di malnutrizione.
–Difficoltà sessuali: sono dovute a un calo del testosterone nei maschi sottopeso o ai danni provocati dai farmaci per aumentare la muscolatura.
–Maggiore difficoltà a riconoscere il problema. Da una parte i maschi sono più restii a riconoscere in se stessi un disturbo alimentare che tipicamente associano al genere femminile, dall’altra anche i clinici tendono ad attribuire i sintomi presenti nei maschi ad altri disturbi.
–Maggiore difficoltà a chiedere aiuto: i maschi presentano in generale una maggiore reticenza a chiedere aiuto in quanto subiscono la pressione sociale e culturale a mostrarsi forti e capaci di risolvere da soli eventuali problemi, ma nel caso dei disturbi alimentari la vergogna e la paura dello scherno sono ancora maggiori perché si tratta di patologie considerate tipicamente femminili.
Tenere conto delle peculiarità con cui i disturbi alimentari si manifestano nei maschi permette di formulare la corretta diagnosi prima possibile. Per quanto riguarda il trattamento sia per le femmine che per i maschi, la scelta più efficace prevede un approccio multidisciplinare che comprende interventi nutrizionali, medici, farmacologici e psicoterapeutici.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Consulenza, sostegno e psicoterapia online tramite videochiamata
Per appuntamento tel. 339.5428950