SIROLO – Venerdì scorso (13 giugno) alle 18, il parco pubblico di Sirolo si è trasformato nel palcoscenico più scenografico che un karateka possa desiderare. I giovani frequentatori della palestra di karate Deshi-Do Academy di Osimo e Castelfidardo, più o meno in erba, si sono radunati sotto la guida del maestro Marco Micucci per quello che si potrebbe definire un “esame con vista mare”, perché se si devono sudare sette kimono – e a Sirolo faceva davvero caldo – meglio farlo davanti a uno splendido panorama. Così più di cinquanta cinture di tutti i colori hanno invaso il parco come un arcobaleno di calci e pugni, attirando l’attenzione di passanti, turisti e probabilmente anche di qualche gabbiano curioso. Sicuramente quella dei tanti amici e familiari accorsi al parco per questo allenamento-esame, organizzato dalla Deshi-Do Academy che, per l’occasione, ha deciso di uscire dalle solite quattro mura per abbracciare quella che il maestro Micucci definisce poeticamente «l’unione delle nostre grandi passioni: il mare e il karate».

Protagonisti del pomeriggio sirolese sono stati i karateki di tutte le età, al femminile come al maschile: dai piccoli di cinque anni, che si sono immersi nell’atmosfera dell’allenamento-esame come fossero in un vero e proprio combattimento, fino alle rispettabili cinture marroni, passando per alcuni genitori coraggiosi che hanno deciso di seguire i propri figli in questo percorso di apprendimento e di crescita. Perché niente unisce una famiglia come una bella sfida a chi fa il kata più elegante. Dopo aver dimostrato le loro abilità sotto lo sguardo attento del maestro, è arrivato il momento tanto atteso: la cerimonia di consegna diplomi nel punto più panoramico del parco, con il sole radente, la brezza marina e i gabbiani ad ammirare lo spettacolo dall’alto.
Tutto magnifico, dalla location all’esibizione, fino alla cena, anche se il karate ha anche un altro lato, quello di chi fatica quotidianamente per mandare avanti l’associazione, come racconta proprio il maestro Marco Micucci: «Le nostre problematiche sono simili a quelle di tante altre discipline, solo che sono accresciute dal fatto che il nostro sport viene gestito a livello societario come un one-man show, cioè il maestro che sta dietro a tutto e tutti. Non è una forma correttissima, per gestire l’associazione, ma in una disciplina così particolare è uno dei pochi mezzi che abbiamo, e i compiti delegabili sono pochissimi. L’inasprirsi delle leggi ha fatto sì che negli anni questo sia diventato un compito molto gravoso. Basti pensare al defibrillatore, a tutte le cose che di anno in anno cambiano e aumentano la mole di lavoro cui far fronte. E mantenere dei prezzi che siano accettabili per i genitori che portano i figli in palestra due volte alla settimana e che si rendono poco conto del lavoro che c’è dietro, diventa ogni anno un compito più difficile. Ma tra i nostri doveri c’è anche questo». Una cosa è certa, però: quando si ammirano cinquanta karateki allenarsi al tramonto, con il mare sullo sfondo, al Parco di Sirolo, ecco che si capisce come certe passioni possano valere davvero tutti i sacrifici del mondo.