Automazione nelle Marche, l'economista di Univpm: «Il settore pubblico sostenga il cambiamento tecnologico»
Ancona-Osimo

Automazione nelle Marche, l’economista di Univpm: «Il settore pubblico sostenga il cambiamento tecnologico»

Le nuove tecnologie sono spesso viste con un certo sospetto per il timore che sostituiscano il lavoro umano. È effettivamente così? Lo abbiamo chiesto al professor Alberto Russo

L’automazione in un territorio come quello delle Marche, «caratterizzato da un tessuto produttivo costituito da piccole e medie imprese, segue la dinamica nazionale» anche se «con un po’ di ritardo» a causa del «gap» esistente tra imprese di piccole dimensioni e aziende più grandi. A tracciare il quado è il professor Alberto Russo, docente di Economia Politica all’Università Politecnica delle Marche.

Le nuove tecnologie spesso vengono viste con un certo sospetto per il timore che finiscano per sostituire il lavoro umano. È effettivamente così? Si rischia un aumento della disoccupazione e delle diseguaglianze? «L’automazione è un processo che tende a sostituire il lavoro umano con le macchine, per cui nel breve termine è ragionevole pensare ad un incremento della disoccupazione ‘tecnologica’». L’esperto fa riferimento al Movimento Luddista, un movimento operaio che si costituì in Gran Bretagna nel 19° secolo a seguito dell’introduzione delle macchine nell’industria, considerate all’epoca fonte di disoccupazione e di bassi salari.

Secondo l’economista nel medio lungo periodo però «i lavoratori sostituiti tendono a entrare in altri settori, ma non è un processo automatico: per cercare di ridurre gli aspetti negativi legati all’automazione è importante che il settore pubblico si faccia carico della questione con strategie che sostengano il cambiamento tecnologico e allevino le sofferenze dei lavoratori. Non può essere il mercato da solo a gestire l’automazione».

Il professor Russo individua strategie di breve e lungo periodo: sul breve periodo misure di integrazione al reddito, partendo subito, però, con un percorso di formazione in grado di garantire «un ricollocamento con competenze aggiornate».

Sul fronte del possibile incremento delle disuguaglianze, per l’esperto «più che un rischio è una certezza. Negli ultimi decenni l’informatica e l’automazione del settore produttivo e dei servizi hanno richiesto una manodopera specializzata e ad alta formazione, questo però genera lavoratori ricchi, che avranno anche una maggiore domanda di servizi alla persona. Con questo cambiamento strutturale, aumenta la domanda di lavoratori meno qualificati, mentre tende a scivolare verso il basso la classe media».

Un quadro nel quale l’economista evidenzia il peso delle decisioni politiche che negli ultimi decenni hanno «flessibilizzato moltissimo il mercato del lavoro per contenere i costi per le imprese che hanno potuto così essere più competitive». Tuttavia, osserva, «salari più bassi fanno rallentare i consumi ed emergere dinamiche di indebitamento delle famiglie: se il mercato del lavoro è troppo flessibile, le imprese hanno scarsi incentivi a compiere investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, che promuovendo l’automazione, fanno aumentare la produttività».

Russo fa riferimento al concetto di complementarità di Daron Acemoglu, vincitore del Premio Nobel per l’Economia 2024, al quale, recentemente l’Univpm ha conferito la laurea honoris causa: per l’economista di origini turche, la tecnologia deve essere complementare e potenziare le capacità umane.

Tra i settori del manifatturiero che possono beneficiare dell’automazione ci sono la meccanica, la metalmeccanica, l’elettrodomestico, il farmaceutico e i mobili, anche moda e pelletteria, mentre a soffrire di più potranno essere i settori più tradizionali, come la manifattura a basso contenuto tecnologico, le piccole imprese familiari e le imprese dove c’è alta incidenza di lavoro precario.

Competenze e disponibilità a fare investimenti: sono due criticità? «La disponibilità a fare investimenti è importante, tende ad essere collegata alla dimensione delle imprese, ma il settore pubblico sta facendo e può fare molto per sostenere territorio e imprese. Per quanto riguarda le competenze è molto importante la complementarità tra tecnologie avanzate e lavoratori». Per l’esperto è fondamentale un uso consapevole della tecnologia, «questo richiede forti competenze».