Ancona-Osimo

Il sogno di Valentina Lucconi: «Vorrei diventare un esempio»

La campionessa di nuoto tra preparazione, mentalità, futuro e crescita, il tutto affrontato con la maturità di una veterana. «Dopo le vittorie penso solo a sorridere»

La nuotatrice Valentina Lucconi in azione nel dorso
La nuotatrice Valentina Lucconi in azione nel dorso

ANCONA- Alla voce Eccellenze Anconetane nel mondo non può certamente mancare Valentina Lucconi. La campionessa di nuoto, sovrana di Budapest negli ultimi Mondiali Master, ha sbaragliato con forza e personalità tutta la concorrenza. 100, 200, dorso o staffetta non fa differenza, Valentina in piscina è un autentico animale da combattimento. E il nuoto mondiale l’ha finalmente consacrata tra i suoi gioielli più preziosi, tenendo conto del fatto che i margini di miglioramento sono ancora enormi. Dopo le fatiche ungheresi, l’anconetana si sta godendo del meritato riposo in Messico e da lì, con grande disponibilità, ha risposto cordialmente alle nostre domande.

Valentina, che emozioni hai provato a Budapest?

«Felicità sincera. Principalmente perché non mi aspettavo quei tempi. Ero contenta di poter condividere quella felicità coi miei compagni, che è la gioia più grande»

Le medaglie sono quello che ci appare, il punto d’arrivo. Cosa c’è dietro a traguardi del genere?

«Le medaglie sono qualcosa che sinceramente guardo poco. Io sono tornata in acqua per divertimento e fare qualcosa che mi aiuta a staccare il cervello. Mi riesce quindi tanto meglio, ma ero più curiosa di confrontarmi con me stessa e col tempo che potevo fare con una preparazione diversa da quella da agonista. Credo che la differenza sia lì tra chi vive i master nel modo giusto o sbagliato. Il modo sbagliato è rappresentato dall’ossessione per la medaglia, il modo giusto credo sia il tempo o la voglia di confrontarsi. C’è stato tempo per essere agonisti ed avere obiettivi grandi e preparazioni lunghe. Nella vita per fortuna ho anche altro che mi aiuta ad essere fiera di me stessa e l’acqua è un piacevole contorno in cui è ovvio che se possibile, provo a mettere la mano davanti»

A chi vanno i meriti della campionessa Lucconi?

«I meriti vanno al mio allenatore da agonista nonchè mio “mentore” Sandro Paolinelli, per avermi legato a questo sport per i veri ideali. E’ stato mio allenatore dal 2004 ma è come un secondo padre. Poi di certo alla mia famiglia che mi sostiene sempre e mi aiuta nelle mie scelte. Ai miei compagni di squadra della Vela Nuoto ancona, al mio coach Michael Guidarelli perché mi lasciano “libera”. Libera di fare e di non fare ciò che voglio. Ho dei momenti post gare in cui sto assente dall’acqua almeno per sette giorni. E’ quasi un rifiuto. Perché ora voglio divertirmi ed impegnarmi quando ne sento la necessità e non per obbligo. E loro mi accompagnano in questo e sono stati davvero una famiglia aggiuntiva. Tra le persone da ringraziare ci sono anche i miei colleghi di Arena. Un mondo scoperto da febbraio per via di uno stage. Sono delle persone non solo competenti ma umane. Ho trovato un clima stimolante, di sostegno e scherzando anche loro sono stati complici convincendomi ad andare ai mondiali»

A tua figlia, un giorno, consiglieresti una vita d’atleta come la tua?

«Per mia figlia/o voglio sicuramente che impari a nuotare, per sicurezza e perché serve. Se poi vorrà continuare e si divertirà ben venga. E’ un ambiente difficile che ti insegna tanto. Motivazione, sacrifico, adattamento, impegno. Io sono per il clima di squadra perché l’unione fa la forza ma nello sport individuale percepisci i tuo meriti e i demeriti. Non puoi scaricare colpe su altri e nella vita serve questo».

Dove vuole ancora arrivare Valentina Lucconi?

«In alto verso degli obiettivi più grandi delle semplici gare. Vorrei poter essere un esempio per gli atleti più piccoli, avendo fatto agonismo con un certo rigore e risultati. Vorrei essere di esempio alle famiglie, per far capire loro che studio- e sport si possono portare avanti (fino alla triennale continuavo a nuotare). Vorrei essere di esempio a me stessa, provando a rendermi conto che delle qualità le ho e devo capire che vanno valorizzate e non sminuite. Tendo a guardar sempre avanti e questo non mi fa godere a pieno delle belle emozioni e risultati ottenuti. Vorrei arrivare in alto nella vita e trovare qualcuno che non si spaventi di questo, ma che mi accompagni».

A chi va il primo pensiero dopo le vittorie?

«Penso solo a sorridere, è così bello ridere».

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