URBINO – È vissuto appena 36 anni, quanto basta per raccogliere la grande eredità della pittura marchigiana e avere una sua personale voce nella pittura italiana del Seicento tra l’idealismo di Guido Reni e il caravaggismo.
Si è aperta a Palazzo Ducale di Urbino la mostra monografica dal titolo Simone Cantarini (1612-1648). Un giovane maestro tra Pesaro, Bologna e Roma, che poi proseguirà fino a domenica 12 ottobre 2025.
Curata da Luigi Gallo (Direttore della Galleria Nazionale delle Marche), Anna Maria Ambrosini Massari (Docente di Storia dell’arte moderna all’Università di Urbino) e Yuri Primarosa (Storico dell’arte), e organizzata in collaborazione con le Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma, l’esposizione testimonierà l’estro pienamente moderno del giovane pittore attraverso una selezione di 56 dipinti.
La fase giovanile è legata a Guido Reni, tanto da entrare nella bottega del maestro bolognese. Una tavolozza di colori tenui, una pittura molto controllata e più luminosa. Cantarini aveva un carattere fumantino tanto da non accettare una correzione di Reni e girare la tela e andarsene. La sua personalità emerge nei suoi lavori.
La preparazione delle tele diventa più scura, terrosa. Ed è su questa base che lavora con pennellate veloci, a volte sovrapposte e gestuali che restituiscono forma, volume e luce. E poi tratti a pennello scarico per evocare una piega di un mantello. O colori accostati per lumeggiare la pelle.
L’esposizione ruoterà attorno ai seguenti nuclei tematici: il ritratto con opere da Roma, Bologna, Pesaro; i temi profani come l’Allegoria della pittura; Ercole e Iole; Giudizio di Paride. Infine il rapporto di Cantarini con gli altri maestri del suo tempo, a partire appunto da quello col Reni, che verrà mostrato nel percorso espositivo attraverso il confronto con alcune delle produzioni che Simone emulò come il San Girolamo, il Davide e Golia, il San Giuseppe e il San Giovanni Battista (Londra, Dulwich Picture Gallery).
Tanta attenzione al doppio, con dipinti eseguiti due volte: in chiaro e in scuro; ai non finiti e ai pentimenti visibili, segno di una continua gestazione dell’opera.
«La mostra è l’espressione di un museo che cresce – afferma Luigi Gallo – e, dopo Federico Barocci, prosegue nella celebrazione degli artisti marchigiani, offrendo al pubblico la meravigliosa pittura di Simone Cantarini. In lui si cristallizza l’eredità di una regione unica per varietà e importanza del patrimonio culturale. L’idea è quella di raccontare l’arte del territorio e i suoi interpreti. Con la Devoluzione del ducato allo stato Pontificio, resta un orizzonte poetico e artistico. Dopo Raffaello e Barocci ecco Cantarini a raccogliere il testimone. E’ il pittore di Antonio Barberini, legato pontificio, partecipe della nascita dell’arte barocca. Urbino da culla del rinascimento va oltre il suo orizzonte politico. Vogliamo così raccontare la tradizione di questa terra. Grazie a questi lavori conosciamo meglio la tecnica di Cantarini, la freschezza della sua pennellata e il fascino della sua opera con confronti con Guido Reni, Valentin De Boulogne, Bartolomeo Manfredi. Dipinti in cui si vede un doppio registro: quello più classicista e quello più naturalista dove si vede l’influsso caravaggista».
Nato a Pesaro nel 1612 e scomparso prematuramente nel 1648, in circostanze ancora misteriose, Simone Cantarini – il più grande pittore marchigiano del Seicento – sarà celebrato 28 anni dopo la memorabile mostra organizzata a Bologna da Andrea Emiliani.
L’esposizione che si terrà negli spazi di Palazzo Ducale di Urbino intende presentare al pubblico una selezione altrettanto ricca di opere del Pesarese, il cui corpus pittorico – accresciutosi notevolmente – sarà per l’occasione ulteriormente incrementato da opere inedite provenienti da collezioni pubbliche e private.
«Un Cantarini visto con un occhio rinnovato grazie agli ultimi studi – spiega la curatrice Anna Maria Ambrosini Massari – un artista libero che vive appena 36 anni e che in questi pochi anni brucia una carriera mirabolante. Notiamo i non finiti e i pentimenti che delineano una personalità sganciata dal tema della scuola nel senso più chiuso del tempo. Nell’idea del doppio, guardiamo già alla modernità: quella di ragione e sentimento, del doppio registro che è un tema che diventa letteratura solo nel romanticismo».
«La mostra prende in esame i generi della pittura da stanza: i ritratti, i dipinti sacri, la mitologia – spiega il curatore Yuri Primarosa – Modalità di produzione, con l’esecuzione di doppi variati in chiaro e scuro, una pratica che utilizza solo Cantarini: una scelta poetica che va oltre uno stile di appartenenza. E’ un artista libero che capisce in modo empirico, fuori dalle teorizzazioni del suo tempo, che si può lavorare in modo naturalistico e classicistico. E’ un artista che sperimenta in un linguaggio non lineare, senza una precisa evoluzione».
INFO MOSTRA
Simone Cantarini (1612-1648).
Un giovane maestro tra Pesaro, Bologna e Roma
a cura di Luigi Gallo, Anna Maria Ambrosini Massari e Yuri Primarosa
22.05.2025 – 12.10.2025
Orari: da MA a DO: dalle 8:30 alle 19:15 (chiusura biglietteria ore 18:15); LU chiuso
Ingresso: € 12 intero; € 2 ridotto