Tumore al seno, la terapia che blocca la progressione della malattia
Ancona-Osimo

Tumore al seno, come funziona la terapia che blocca la progressione della malattia

Intervista a Rossana Berardi, docente universitaria e direttrice della Clinica oncologica di Ancona: «Consente di posticipare le cure più aggressive, come la chemioterapia, riducendo il rischio di progressione della malattia o di morte»

ANCONA – E’ stata recentemente data la notizia dell’approvazione da parte dell’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco, di un farmaco efficace nel controllare il tumore al seno quando è in fase di metastasi e altre terapie non hanno dato risultati. Una notizia che non significa guarigione ma che comunque accende speranze nelle pazienti per quanto riguarda la qualità della vita. 

Per saperne di più abbiamo voluto approfondire la questione intervistando la professoressa Rossana Berardi, docente ordinaria di oncologia all’Università politecnica delle Marche, nonché direttrice della clinica oncologica all’Azienda ospedaliero-universitaria di Ancona.

E’ una buona notizia anche se non guarisce dalla malattia tumorale: come mai?

«Non guarisce perché viene utilizzato nella malattia metastatica a progressione dopo una precedente terapia. Quando un tumore è metastatico significa che le cellule tumorali si sono diffuse dall’organo da cui sono nate (in questo caso il seno) raggiungendo altri organi o tessuti del corpo. In oncologia, questa condizione è generalmente considerata non guaribile. Nel tumore metastatico, infatti, l’obiettivo cambia e non è più la guarigione, ma il controllo della malattia, il prolungamento della vita e il miglioramento della qualità della stessa. La malattia potenzialmente può essere tenuta sotto controllo anche per anni, ma non eradicata del tutto, mantenendo una buona qualità di vita».

Chiariamo se possibile il funzionamento del medicinale, come agisce la molecola e su cosa.

«Elacestrant è un farmaco appartenente alla categoria dei SERD, ovvero i “degradatori selettivi del recettore degli estrogeni”. Si tratta di farmaci che agiscono sul recettore degli estrogeni, orali. Infatti, nelle cellule tumorali del seno positive ai recettori degli estrogeni (ER+), la crescita è spesso alimentata dal legame degli estrogeni a tali recettori. Le terapie ormonali tradizionali bloccano questo legame o riducono la produzione di estrogeni.
Nel contesto del tumore al seno metastatico, le cellule tumorali possono sviluppare meccanismi di resistenza a queste terapie, spesso attraverso mutazioni nel gene ESR1 che rendono il recettore costitutivamente attivo, ovvero in grado di promuovere la crescita tumorale anche in assenza o in presenza di terapie endocrine standard.
Elacestrant agisce in modo differente. Non si limita a bloccare il recettore degli estrogeni, ma ne promuove attivamente la degradazione e la distruzione all’interno della cellula tumorale. Questo meccanismo d’azione “distruttivo” si dimostra efficace anche in presenza delle mutazioni ESR1, superando uno dei principali ostacoli ormonoterapia nel tumore al seno metastatico». 

In sostanza, blocca questi legami che ne favoriscono la crescita e lo fa anche a distanza?

«Elacestrant priva le cellule tumorali del “nutrimento” ormonale di cui necessitano per riprodursi, rallentando o bloccando la progressione della malattia, in particolare la formazione e la crescita di metastasi in sedi distanti. Sulla base di tutto questo, il farmaco è utilizzabile nel sottogruppo di pazienti che esprime la mutazione del gene ESR1 rilevata mediante biopsia liquida (ovvero su prelievo di sangue) dopo una precedente terapia a base di immunoterapia».

Rossana Berardi
Rossana Berardi

Possibili conseguenze negative?

«Elacestrant presenta aspetti molto positivi: si tratta di una terapia orale che nel sottogruppo di pazienti che presentano la mutazione di ESR1 consente di posticipare le cure più aggressive come la chemioterapia, riducendo il rischio di progressione della malattia o di morte del 45% rispetto alla ormonoterapia convenzionale. Tuttavia, come tutti i farmaci, può presentare degli effetti collaterali, tra cui i più comuni sono nausea, aumento dei trigliceridi e del colesterolo, vomito, stanchezza, diarrea, dolori osteo-articolari e alterazioni di alcuni esami di laboratorio. L’oncologo sa prevenire e gestire al meglio queste reazioni nelle pazienti».

Come mai in Italia deve ancora arrivare quando all’estero il farmaco è già utilizzato? Ci sono procedure di sperimentazione più complesse?

«Le procedure di sperimentazione dei farmaci sono sovrapponibili in Italia e all’estero perché sono regolamentate da norme internazionali. La Clinica oncologica di Ancona è l’unico centro marchigiano e più in generale del centro/sud Italia sul lato adriatico certificato dall’agenzia regolatoria AIFA anche per le sperimentazioni cliniche di fase I (la prima fase di sperimentazione dei farmaci nell’uomo) e offre la possibilità a tutti i pazienti di accedere a terapie innovative durante l’iter di sperimentazione, anche anni prima rispetto all’entrata in commercio dei farmaci.
Dopo il completamento delle fasi della sperimentazione, invece, i tempi di approvazione dei farmaci in Italia sono più lunghi rispetto ad altre realtà europee o agli Stati Uniti. Tuttavia nel caso specifico il farmaco Elacestrant è stato messo a disposizione gratuitamente per le pazienti già dallo scorso anno dall’azienda produttrice e in questi mesi abbiamo offerto questa opportunità terapeutica a tante pazienti. Con l’approvazione AIFA il farmaco entra formalmente in commercio nel nostro Paese e in poche settimane sarà regolarmente acquistabile».