L'oncologa Berardi di UnivPm: «0 5 45 è la formula per prevenire i tumori» - Ancona-Osimo
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L’oncologa Berardi di UnivPm: «0 5 45 è la formula per prevenire i tumori»

Intervista alla professoressa Rossana Berardi, docente di oncologia all’Università Politecnica delle Marche: «Lo stile di vita ideale: no alcol e fumo, 5 porzioni di frutta e verdure e 45 minuti di attività fisica al giorno»

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Foto di congerdesign da Pixabay

Migliaia di diagnosi tumorali vengono certificate ogni giorno nella sola Italia. Il dato è stabile rispetto agli ultimi due anni ma c’è una prospettiva nuova: diminuisce il tasso di mortalità, soprattutto in alcune fasce d’età ma soprattutto sono in sperimentazione avanzata nuove cure che potrebbero ridurre ancora questi numeri così alti.

Rossana Berardi
La dottoressa Rossana Berardi

Sono i concetti principali della nostra intervista – in scia alla Giornata mondiale per la lotta contro il cancro celebrata ieri – alla professoressa Rossana Berardi, docente di oncologia all’Università Politecnica delle Marche, nonché direttrice della Clinica oncologica, della Scuola di specializzazione in oncologia medica e del Centro regionale di genetica oncologica presso l’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche.

Professoressa, partiamo dai numeri: qual è la situazione attuale?

«Le Marche sostanzialmente riflettono il dato epidemiologico nazionale. Globalmente mille sono le nuove diagnosi di cancro in Italia al giorno. È un numero piuttosto alto, corrisponde a circa 390 mila nuovi casi, sono dati sostanzialmente stabili negli ultimi anni, forse un lieve incremento per alcune patologie, lieve riduzione per altre, però diciamo che è un numero elevato».

Facciamo poca prevenzione in senso di esami e screening?

«Molto spesso arriviamo alla diagnosi quando c’è un sintomo che fa porre un sospetto di malattia e a quel punto facciamo l’approfondimento diagnostico e poi alla fine una biopsia che è quella che conferma la diagnosi oncologica. La diagnosi precoce nella persona apparentemente sana, nel senso che non presenta sintomi e segni, in realtà è praticabile solo per alcune patologie». 

Quali screening vengono effettuati oggi?

«Ad oggi abbiamo tre-quattro programmi: la mammografia, la ricerca del sangue occulto nelle feci per il tumore del colore retto negli uomini e nelle donne, la ricerca del papillomavirus nelle donne per i tumori della cervice uterina e il nuovo programma che ci permette di fare diagnosi precoce del tumore del polmone che è la tac nei pazienti fumatori o ex forti fumatori che si vogliono sottoporre a questo monitoraggio». 

Cos’altro possiamo fare?

«Senz’altro possiamo fare molto di più, modificando gli stili di vita a rischio, ma anche per esempio con la possibilità di vaccinarsi per il papillomavirus. Poi abbiamo la prevenzione secondaria, che è lo screening propriamente detto e in questo certamente c’è da fare molto di più. I dati ci dicono che la mammografia è quello più praticato tra i vari screening disponibili, ma abbiamo percentuali di adesione che oscillano da poco più del 60% al nord, con un gradiente che scende fino a poco più del 30% al sud, con il centro che si attesta a valori intermedi. E lo stesso dicasi anche per gli altri programmi di screening disponibili, quindi indubbiamente potremmo davvero fare molto di più per la nostra salute». 

C’è un’incidenza minore o perlomeno c’è un tasso di mortalità inferiore rispetto agli anni precedenti?

«Sì, e più globalmente possiamo confermare che c’è un’aspettativa di vita di gran lunga superiore oggi rispetto già a pochi anni fa. Oggi le persone che vivono dopo una diagnosi di cancro, sono guarite o convivono con la malattia sono quasi 3 milioni e 700 mila in Italia e consideriamo che erano 2 milioni e 440 mila appena 15-20 anni fa. Ciò significa che davvero in poco tempo c’è stato un grande progresso ma certamente ancora di più e di meglio si può fare tenendo conto che molto possiamo agire in prevenzione». 

Ci sono dei fattori ambientali di rischio importanti per la salute umana?

«Assolutamente sì, in senso generale ma anche nello specifico dell’oncologia. Una ricerca su oltre 300 mila persone osservate in nove diverse nazioni dimostra che le polveri sottili aumentano il rischio di insorgenza di tumore polmonare nelle persone non fumatrici. Questo è un dato che per la prima volta è stato dimostrato ed è un dato estremamente importante vada a sé che insomma l’ambiente impatta sulla nostra salute». 

Come modificare il nostro stile di vita? Che comportamenti pregiudicano la nostra salute?

«Prima avevamo la formula 0, 5, 30 oggi la formula è diventata 0, 5, 45 in cui 0 sta a rappresentare no alcol, no fumo, possibilmente dieta a chilometri 0; il 5 sta ad indicare le porzioni di frutta o verdura al giorno; e 45 sono i minuti di attività fisica cui dovremmo tendere giornalmente. Erano 30 fino a pochi anni fa. In aggiunta a questa formula diciamo magica ci deve essere un’attenzione alla famiglia, un’attenzione al nucleo familiare inteso come anche albero genealogico, cioè se abbiamo una famiglia particolarmente colpita da patologie oncologiche va discussa la situazione con il medico curante e se occorre effettuata una consulenza genetica per identificare quelle sindromi eredo familiari che possono esporre la persona ad un maggior rischio di sviluppare tumore».

Sul fronte delle cure, che novità abbiamo?

«Abbiamo terapie talmente innovative, penso ai farmaci intelligenti a bersaglio biomolecolare, tanto è vero che si parla di oncologia di precisione. Abbiamo anche l’immunoterapia che è già una realtà e che va a riattivare il sistema immunitario che è compromesso nei pazienti oncologici. Ma ci sono studi sugli anticorpi farmaco-coniugati ovvero farmaci che uniscono la vecchia tecnologia della chemioterapia alla nuova tecnologia degli anticorpi monoclonali che quindi arrivano direttamente alle cellule tumorali. All’orizzonte abbiamo anche terapie con vaccini che sono ancora in fase di studio. Tra qualche anno lo scenario sarà ancora più incoraggiante di oggi».

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