Pesaro

Pesaro celebra il 78esimo anniversario della liberazione d’Italia. Il programma

Cerimonie diffuse. Il Pci: un'occasione per ribadire il no alla guerra e denunciare il revisionismo

Il monumento ai caduti

PESARO – Il Comune di Pesaro celebra il 78esimo anniversario della Liberazione d’Italia. Il programma del 25 Aprile prevede, alle 9, la messa in memoria dei caduti per la libertà in Cattedrale. Seguirà, alle 10, la deposizione delle corone al sacrario di piazzale Collenuccio e, alle 10:15, alla cappella votiva di Sant’Ubaldo (largo Mamiani). Da lì, alle 10:45, il corteo di autorità, associazioni e cittadini, si muoverà verso il Monumento alla Resistenza. 

Dopo la deposizione delle corone che si terrà alle 11, in piazzale Falcone e Borsellino, previsti gli interventi delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e del rappresentante degli studenti. Sarà il discorso del sindaco di Pesaro Matteo Ricci a chiudere le celebrazioni. 

Presterà Servizio d’Onore un Picchetto dell’Esercito Italiano. Le cerimonie saranno accompagnate dalla Banda di Candelara. 

Per il Pci «sarà l’occasione per onorare tutti gli Eroi, partigiani, militari e civili, caduti nel corso della Resistenza per la libertà dell’Italia, e per denunciare la vergognosa opera di revisionismo storico e mistificazione bipartisan, tuttora in corso, che pretende di scambiare le vittime con i carnefici. Sarà inoltre l’occasione per ribadire un no convinto e risoluto alla guerra, con l’Italia e l’Europa che, in ossequio alle direttive di USA e NATO, inviano armi invece di
ricercare la pace. Il PCI – Partito Comunista Italiano di Pesaro-Urbino comunica la propria adesione e partecipazione all’iniziativa, e invita cittadini, studenti e lavoratori a partecipare».

Ti potrebbero interessare

Osimo, inaugurato il murales della Liberazione

All’inaugurazione anche l’ambasciatrice polacca Anna Maria Anders, figlia del Generale che guidò i soldati polacchi in una delle battaglie più cruente, seconda solo a quella di Cassino, ma decisiva per liberare l’Anconetano