Dal 2023 al 2027 i cinque anni più caldi, il prof di Univpm: «Urge riformare il sistema dei trasporti»
Ancona-Osimo

Dal 2023 al 2027 i cinque anni più caldi, il prof di Univpm: «Urge riformare il sistema dei trasporti»

Secondo l'Organizzazione meteorologica mondiale è elevata la probabilità che le temperature globali superino di 1,5 gradi i livelli pre-industriali per almeno un anno nel quinquennio. Passerini: «Vanno incentivate le auto elettriche»

È elevata (66%) la probabilità che le temperature globali superino di 1,5 gradi i livelli pre-industriali per almeno un anno fra il 2023 e il 2027 e che i cinque anni saranno nel loro complesso i più caldi mai registrati, per l’effetto combinato del riscaldamento globale. Ad evidenziarlo in una nota stampa è l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) secondo la quale la temperatura globale media del periodo 2023 – 2027 è prevista fra 1,1 e 1,8 gradi sopra la media degli anni 1850 – 1900.

«Ormai è evidente da vari studi che stiamo superando 1,5 gradi in più di temperatura a livello globale, il valore soglia individuato nell’Accordo di Parigi come dannoso per l’ambiente – spiega il professor in Fisica Tecnica Ambientale Giorgio Passerini dell’Univpm -. Credo che il trend proseguirà e non ci fermeremo al superamento di questa soglia (1,5 gradi), probabilmente arriveremo a 2-2,5 gradi in più. Non solo, ci sono zone dove questi 1,5 gradi in più peseranno in misura maggiore rispetto ad altre zone del Pianeta, come nel caso dell’Artico, uno dei luoghi della Terra che ha subito gli effetti maggiori del climate change. Al Polo Nord l’impatto del cambiamente climatico è molto più consistente che in altre aree: adesso possiamo percorrere la rotta polare in nave e la Groenlandia si sta sciogliendo».

Lo studio, osserva Passerini, evidenzia «non solo che abbiamo oltrepassato un limite considerato invalicabile, ma che ci sono aree dove l’effetto è amplificato. Il punto cruciale è che servono interventi concreti da mettere in atto subito. Il piano energetico nazionale e i piani energetici regionali prevedono l’installazione di grandi quantità di rinnovabili, quello che manca invece è un intervento sui trasporti. Oggi stiamo gestendo un sistema di trasporto che non ci possiamo permettere dal punto di vista ecologico, perché non è più compatibile con il Pianeta».

L’esperto, docente di Fisica Tecnica Ambientale, evidenzia che sull’energia elettrica «in Europa sono stati fatti passi da gigante nell’ambito delle fonti rinnovabili, e infatti produciamo quasi di più energia da rinnovabili che da altre fonti. Abbiamo fatto un salto importante in pochi anni, siamo passati dall’idroelettrico ad avere più del 50% mediamente di rinnovabili». Invece nei trasporti c’è un gap da colmare: «oggi 1 chilowattora mediamente produce 150-160 grammi di CO2, a casa consumiamo circa 8 chilowattora producendo in un giorno circa 1 chilo e 200 grammi di CO2, la stessa che produce un Suv percorrendo 10 km di strada». Senza considerare che spesso in auto viaggia una sola persona.

La priorità per Passerini è proprio questa, «riformare sistema dei trasporti, senza ideologie, vanno incentivate le auto elettriche. In Italia abbiamo messo 220 miliardi per l’efficienza energetica degli edifici, abbassando dell’1% le emissioni totali, se fossero stati investiti sull’elettrificazione del parco auto l’effetto sarebbe stato 20 volte superiore. Questo è l’intervento da fare, un’azione che non può più essere rimandata».