Jesi-Fabriano

Dagli scavi di Piazza Colocci emerge anche un focolare

Dopo la moneta e le strutture murarie medievali venute alla luce durante i lavori di rifacimento della Piazza jesina, emersi altri ritrovamenti. Ma occorrerà andare più a fondo di qualche altro metro

Sulla sinistra, la struttura del focolare venuta alla luce

JESI – I lavori di rifacimento di Piazza Colocci, con i relativi scavi, vanno avanti con l’attenzione che si è spostata, naturalmente, anche su quello che il sottosuolo va restituendo.

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Matteo Tadolti presidente della Cooperativa Abaco

Dopo la moneta – databile tra il 1100 e il 1200 – e costruzioni murarie medievali è venuto fuori dell’altro. Certo, non di grande valore, ma che comunque serve a documentare tutto quello che in quel luogo si svolgeva, anche prima del sorgere di Palazzo della Signoria che svetta e domina su tutto il sito.

Innanzitutto la struttura di un focolare, ben visibile nel saggio di scavo centrale, al quale possono riferirsi le ossa e le zanne ritrovate nella terra rimossa: di cinghiale, pecora, maiale. E frammenti di vasellame medievale in ceramica comune.

«Erano recipienti che servivano per cuocere e lo possiamo ben desumere – spiega Matteo Tadolti, 39 anni, di Recanati, presidente operativo della Cooperativa Abaco che segue gli scavi – dal fatto che le parti esterne sono annerite, quindi bruciate».

I frammenti ossei ritrovati, tra i quali una zanna di cinghiale

Ma questi frammenti sono importanti anche perché, rileva, «potranno permettere la datazione precisa di quello che troviamo se gli strati interessati non sono stati “toccati” da alcuno». Le strutture murarie sono, come detto, di epoca medievale ma non si sa ancora se appartengano a un edificio privato o a un palazzo pubblico «bisognerà aprire di più, scavare non solo in profondità ma anche per larghezza per capirne la connessione tra loro e il resto del tessuto urbano».

I frammenti di vasellame che serviva per cuocere

Sino a questo momento la profondità raggiunta non arriva a 2 metri e «siamo ancora troppo alti – spiega Tadolti – per trovare qualcosa di interessante. Basti solo pensare che in scavi precedenti, mosaici romani furono trovati a tre metri e mezzo di profondità. In questa area, comunque, è plausibile pensare che ci siano anche altre tombe» oltre a quella già, a suo tempo, ritrovata e richiusa.

Alla luce è venuta anche una condotta fognaria dell’800, significativo passaggio per capire come Jesi, già quella volta, fosse all’avanguardia. Non se ne costruivano dalla caduta dell’impero romano. Evidentemente la nostra città già pensava a dotarsi di tutti i servizi di un certo livello.

 

 

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