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Tennis, nelle Marche dilaga la Sinner-mania: «Campione anche nel comportamento»

Il presidente del movimento regionale inquadra il momento, tra scuole ed emuli del campione di Sesto allenato dall'ascolano Simone Vagnozzi

Il presidente della Federtennis delle Marche, Emiliano Guzzo

ANCONA – La Sinner-mania dilaga anche nelle Marche, patria del suo coach Simone Vagnozzi. Con la vittoria dell’Australian Open su Medvedev il ventiduenne azzurro altoatesino è entrato definitivamente nell’Olimpo dei grandi del tennis, un’impresa che genera popolarità e seguito, anche tra i piccoli tennisti, nelle Marche ma anche nel resto del Paese. Lo conferma il presidente della Federtennis delle Marche, il sangiorgese Emiliano Guzzo: «Il vero effetto Sinner arriverà con le nuove scuole tennis – spiega il presidente –, quando finiranno le scuole attuali e ci saranno le iscrizioni per il nuovo anno. Ma l’effetto immediato lo vediamo già. In questo periodo, infatti, c’è sempre una fisiologica riduzione degli iscritti alle scuole tennis, si inizia con un certo numero e poi c’è sempre un calo che si attesta intorno al 10-15%. Invece in questo momento le scuole tennis stanno confermando i propri numeri, gli stessi con cui sono partite a inizio stagione, più qualche nuovo innesto. Ma mi aspetto il boom di iscrizioni a partire dall’estate, arriveranno bambini anche da altri sport, e temo anche dal padel».

Tutti i giovani tennisti vogliono diventare i nuovi Sinner, nel gioco, nell’abbigliamento, il successo e la popolarità dell’altoatesino producono emuli del campione: «Insieme ai numeri consolidati delle scuole tennis, con tanti giovani euforici, vediamo tanti degli stessi che vogliono assomigliare a Sinner: portano i capi d’abbigliamento che indossa lui, la sua felpa, e poi quando giocano colpiscono forte, cercano di imitarne i colpi, succede quello che accadeva tanti anni fa con Panatta. Lo imitano nel gioco, ma spero lo facciano anche nel comportamento. Perché Sinner lo conosco sin da ragazzino, quando lo trovavamo con le squadre regionali, è sempre stato uno che gioca senza stress, che si diverte, lo dimostrava anche da piccolo che aveva il piacere del gesto tecnico. Poi spesso perdeva perché magari trovava qualcuno più strutturato dall’altra parte».

Nel successo di Sinner c’è un po’ anche di valore proveniente dalle Marche: «C’è tanto di marchigiano nel suo trionfo – conferma Guzzo –. E’ venuto fuori dalla scuola di Riccardo Piatti, la struttura tecnica più importante a livello italiano, ed era già numero dieci al mondo, molti hanno visto il cambiamento in maniera scettica. Ma Simone Vagnozzi (l’ascolano che allena l’altoatesino da un anno, ndr), ha lavorato su Sinner che era un colpitore un po’ monotematico, insieme a Cahill che ha aggiunto solidità di pensiero al giocatore gli ha fornito tutte quelle variabili di gioco che Sinner non aveva, e oggi lo notiamo, anche in finale variava i colpi, ha migliorato il servizio, il serve & volley. Oggi è un giocatore completo che sa quando giocare la palla lunga, quando difendersi, Djokovic e Medvedev se ne sono accorti, oggi Sinner è un giocatore completo».

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