Sport

Rugby Jesi, si riparte così. Possedoni: «Tamponi e riabituarsi al contatto. Per giocare c’è tempo»

Al via lo screening che, settimanalmente, riguarderà Senior e le Under 18, 16 maschile e femminile, e 14 potenzialmente interessate dalla attività agonistica facoltativa proposta dalla Federazione

Francesco Possedoni, responsabile sviluppo club del Rugby Jesi ’70

JESI – «Il nostro focus ora si concentra sul ritrovare il contatto e ricostruire, in sicurezza, quanto è stato perso in un anno. Strada facendo valuteremo cosa fare, se riprendere a giocare a giugno o meno». Così Francesco Possedoni, responsabile sviluppo club del Rugby Jesi ’70. È iniziato in questi giorni in casa Jesi quello screening che sarà settimanale per le categorie di “interesse nazionale” destinate alla possibile ripresa secondo quanto definito dalla Federazione. «Dalla Senior alla Under 14- spiega Possedoni- un centinaio di persone, fra atleti e staff, si sottoporranno ogni settimana al tampone antigenico rapido. Dei tre allenamenti, solo quello da sostenere nel giorno di esecuzione dei tamponi sarà aperto al contatto, per piena sicurezza. Ricominciamo a metterci in moto così».

Una veduta dall’alto del rinnovato impianto per il rugby di Jesi

Si sono svolte e si stanno svolgendo in questi giorni riunioni e confronti con atleti e atlete delle squadre coinvolte: per il Rugby Jesi ’70 la Senior, la Under 18, le Under 16 maschile e femminile, la Under 14. Annullati già dallo scorso marzo i campionati, mai partiti, le società possono ora aderire entro il 30 aprile alla attività agonistica facoltativa – senza finalità di classifica e di libera partecipazione, organizzata a livello regionale – proposta dalla Federazione. A metà maggio i comitati regionali faranno il punto delle adesioni, a giugno si potrebbe ricominciare a giocare.

«Noi – spiega Possedoni – abbiamo deciso di non pensare in questo momento alla ripresa delle partite. Aderire non comporta alcun obbligo di tornare poi a giocare da giugno. Priorità e urgenza ce l’hanno riprendere il contatto, che è tutto nel nostro sport, e rimettere man mano tutti in condizione di poter tornare in campo. Una ripresa graduale, perché facendo le cose in fretta si rischiano infortuni e di compromettere magari la prossima di stagione. C’è da riabituarsi e, paradossalmente, per i grandi potrebbe essere anche più complicato che per i piccoli. Il seguito lo valuteremo quando sarà il momento».  

Il Rugby Jesi a Perugia in amichevole lo scorso ottobre

Per prendere parte a questa ripresa, obbligo di tampone settimanale. «L’adesione da parte di atleti e famiglie è stata quasi completa. Salvo comprensibili situazioni personali, la comunità ha deciso quasi per intero di ripartire con un meccanismo che garantisce comunque la tutela di un monitoraggio costante su chi partecipa. Due allenamenti settimanali si svolgeranno in palestra e in campo senza contatto. Quest’ultimo sarà previsto solo nella terza seduta, da svolgere nel giorno dei tamponi così da avere una piena sicurezza sull’assenza di positivi fra i partecipanti».

Quanto ai costi che ciò comporta, Possedoni spiega: «La Federazione, con un suo contributo, partecipa della spesa per la fornitura dei tamponi da parte di un’azienda convenzionata, unica e uguale per tutti. Come società, andremo a coprire i costi del personale che sarà al campo per eseguire materialmente il test. Per l’atleta e le famiglie resterà un impegno settimanale di 3 euro. È l’unico modo di riavvicinarsi, dopo 14 mesi, al rugby. La nostra missione è far fare sport ai ragazzi e siamo assolutamente soddisfatti di essere riusciti a continuare a garantire loro, lungo tutto questo tempo la possibilità di mantenersi in allenamento in un ambiente sicuro e all’aria aperta».

Ti potrebbero interessare