Sport

Rugby Falconara, il bilancio del presidente Tarini

Con la ripartenza del rugby a tutti i livelli lo scorso settembre, il terzo presidente del club nato nel 2006 ha tracciato un bilancio del ritorno in campo in questi ultimi tre mesi e presentato le attività e iniziative in cantiere per il 2022

Rugby Falconara

FALCONARA – Il 2021 è un anno di ripartenza del rugby italiano col ritorno in campo a tutti i livelli di tutte le categorie. Anche il Rugby Falconara ha ricominciato la sua attività sportiva a settembre, coinvolgendo i giovani tesserati del minirugby, delle juniores, della femminile, degli over 40 della old e della prima squadra al campo sportivo del Parco del Cormorano a Falconara e nelle strutture degli altri club affiliati al comitato regionale marchigiano.

Ha tracciato un bilancio della nuova stagione e parlato delle nuove sfide del domani Stefano Tarini, terzo presidente della società nata nel 2006 che opera nel territorio distribuito tra i comuni di Falconara, Montemarciano, Chiaravalle e Monte San Vito.

Quando e come hai conosciuto l’ambiente del Rugby Falconara?
«Conosco da tempo la società, avendo diversi amici o simpatizzanti che frequentavano il club. Casualmente, forse un segno del destino, ero presente anche al giorno in cui venivano issati i pali al campo, invitato dall’allora capitano della squadra senior. Poi, strada facendo, mio figlio piccolo ha provato a giocare a rugby ad uno Sport Day e da lì gradualmente mi sono inserito, prima come team manager. Ho fatto il percorso che vorrei facessero tutti i genitori».

Come procede il ritorno in campo dopo l’anno di pausa?
«Il 2021 è un anno difficile da decifrare. Avevamo già fatto un restart a fine 2020 con diverse difficoltà legate al Covid, quindi anche le incertezze della calendarizzazione e del gioco. Siamo ripartiti quest’anno, non era scontato. Stiamo ancora scontando alcune difficoltà perché a livello nazionale e regionale molte cose sono cambiate. Siamo in pieno guado e stiamo cercando di attraversare questo periodo col massimo impegno».

A livello societario quali iniziative avete svolto negli ultimi mesi e quali sono quelle in cantiere per l’indomani?
«Puntiamo a rafforzare il tessuto del club che negli anni si un po’ lacerato per via dell’alternanza dei vari presidenti e del cambio generazionale che è fisiologico. Lavoreremo molto sul significato e sull’appartenenza al club. Le iniziative oramai fanno parte del nostro modo di essere e coinvolgeremo tutti, grandi e piccoli, in campo e nel sociale. In primavera lavoreremo coi centri estivi che sono ripartiti su richiesta comunale a Falconara e hanno avuto un discreto successo. Vogliamo migliorare la nostra presenza nel territorio, coinvolgendo le società, i negozi e le attività dei comuni che ci ospitano: Montemarciano, Monte San Vito, Chiaravalle e Falconara».

Tante adesioni nel minirugby. Come si sta muovendo il Rugby Falconara coi più piccoli e con quale progettualità?
«Il minirugby è un settore finalmente in crescita, abbiamo tanti ragazzi molto piccoli e anche diverse ragazzine. La progettualità quindi guarda anche allo sviluppo del comparto femminile. Abbiamo tutte le categorie (U5, U7, U9, U13 e addirittura due squadre di U11). Sono numeri importanti e diversi rispetto al periodo in cui sono stato nominato presidente. C’è una buona speranza per il futuro, c’è da lavorare parecchio mantenendo i tesserati che abbiamo, infondendo loro l’alto valore sportivo e umano del rugby».

Quale percorso di crescita vede per gli U15 e U17?
«Gli U15 e 17 sono due categorie chiave del club dove si inizia a vedere la parte tecnica. Gli U17 stanno facendo un buon percorso di crescita grazie al tutoraggio con la franchigia giovanile territoriale delle Api. E’ un gruppo molto unito e siamo sulla strada giusta per vedere presto i frutti del lavoro. La U15 è una squadra nuova, molto a digiuno di rugby. Stanno lavorando soprattutto sull’intensità e il senso di appartenenza al club».

Grande soddisfazione quest’anno con l’esordio nel massimo campionato nazionale di Serie A con la società tutor del Romagna RFC delle nostre atlete Arianna Moroni e Arianna Moretti. Che rapporto lega il Rugby Falconara alla società tutor del Romagna e quali sono i benefici di questa affiliazione?
L’iniziativa è nata spontaneamente l’anno scorso in un momento di difficoltà legate alle attività. Con lo stop, abbiamo accettato la sfida di questo gruppo di ragazze che avevano piacere a fondare una squadra a Falconara. Mettere insieme giocatrici che avevano esperienze e neo-entrate era complicato, per cui insieme ad altri colleghi di altri club abbiamo avuto la possibilità di stringere questo tutoraggio col Romagna RFC. Una volta a settimana le nostre atlete si allenano a Cesena e sta venendo fuori una bella storia perché hanno la possibilità di fare un’esperienza che nelle Marche non era possibile».

Oltre alla Serie A, anche la Coppa Italia femminile; e qui l’orgoglio è duplice perché la squadra è composta interamente da tesserate del Rugby Falconara. Come giudica l’esperienza delle Pink Crabs e perché consiglierebbe a una giovane di venire a scoprire il rugby femminile?
«La componente femminile è interessante perché porta un nuovo equilibrio all’interno di un club che tradizionalmente è stato prettamente maschile. Le ragazze portano molta allegria e partecipazione, molte giovani si sono avvicinate attratte da un ambiente che non conoscevano e adesso si stanno mettendo all’opera, dando un grosso contributo. È bello, mettono tanto impegno e orgoglio in ciò che fanno e gradualmente migliorano nel loro gioco».

Quest’anno è tornata in campo anche la prima squadra nel campionato regionale di Serie C. Quali sono gli obiettivi e le aspettative di quest’anno con la squadra seniores?
«Quest’anno è complicato perché veniamo da un periodo in cui non avevamo organizzazione e numeri per fare una prima squadra. Dopo la pandemia la situazione non è migliorata e quest’anno la Serie C si è uniformata, per cui scendiamo in campo contro squadre che potrebbero stare in Serie B. Stiamo lavorando con cuore e cervello, tutti i dirigenti seguono da vicino l’attività della prima squadra. L’obiettivo della stagione è mantenere la prima squadra e avvicinare i giovani al nuovo ambiente che si sta sviluppando».

Il Rugby Falconara è nato nel 2006 e ha sempre fatto squadra con molte realtà e associazioni cittadine. Come giudica la presenza e il radicamento del club a Falconara e nel territorio circostante?
«Le società di rugby sono sempre state brave a fare questo tipo di attività rispetto agli altri sport. Noi lavoriamo sia col Comune di Falconara che ci ospita che con le altre amministrazioni locali; e anzi è un lavoro importante, proprio perché spalmato e distribuito su più località. Siamo in contatto con diverse associazioni del territorio che si mostrano sempre disponibilissime ad accogliere le nostre iniziative. La società è nata su queste fondamenta e l’attuale dirigenza porta avanti lo spirito dei precedenti padri fondatori: unire la componente sociale ed etica all’attività principale che è quella sportiva».

Che sostegno si aspetta dal tessuto e dalla comunità locale per poter continuare a scrivere la bella storia del Rugby Falconara?
«Noi abbiamo vissuto un grosso sviluppo del club negli anni. Quando c’è entusiasmo le persone si avvicinano; quando è tutto realizzato, chi arriva vede tutto pronto e non capisce il lavoro che è stato fatto a monte. Noi dobbiamo sicuramente allargare e sistemare alcune situazioni pregresse. Ci aspettiamo che il tessuto, gli enti e i nostri parnter ci possano sostenere per rendere ancora più ospitale questa struttura che io reputo la più bella delle Marche. L’auspicio è di continuare a lavorare nel territorio, cercando di far capire l’alto servizio che offriamo, soprattutto dal punto di vista sociale. Noi ci siamo e ci saremo, vogliamo solo essere riconosciuti il più possibile e sostenuti».

Ti potrebbero interessare

Rugby Jesi ’70, scivolone a Formigine

I Leoni proseguono il momento no e cedono il passo anche sul campo del fanalino di coda. «La speranza è che ora le due settimane di sosta che abbiamo davanti ci facciano bene, i ragazzi hanno bisogno di ricaricarsi soprattutto mentalmente»