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Pallavolo, anche l’Italia femminile eliminata. Serbia ancora fatale

Tutti i sogni di gloria della nazionale di volley femminile del coach di Marotta Davide Mazzanti sono naufragati contro la migliore qualità della Serbia. Cocente delusione per tutti

Anche l'italia femminile eliminata ai quarti

TOKYO – Inutile negarlo: sull’Italvolley rosa, considerata la più forte di sempre nella storia della pallavolo femminile italiana, c’erano grandi speranze. E invece, ancora una volta, i quarti si sono rivelati scoglio insormontabile in questa disciplina considerando che l’Italia non ha mai saputo andare più avanti di così.

Su Egonu e compagne si erano accesi i riflettori per la qualità delle singole e per la capacità di esprimere un gioco convincente e invece addio sogni di gloria.

Le scelte del tecnico marchigiano Davide Mazzanti hanno fatto (e faranno soprattutto ora dopo il flop) discutere. Su 12 atlete ben 4 centrali nel roster, tre sole schiacciatrici più Sorokaite a poter giocare nel ruolo di opposto e schiacciatrice. Coperta corta in partite come quella odierna nella quale la battuta avversaria ha messo in crisi la ricezione azzurra e percentuali di gioco in primo tempo inevitabilmente crollate.

Il 3-0 a 21-14-21 dice molto, quasi tutto, e le analisi tecnico-tattiche lasciano lo spazio che trovano su un match praticamente mai in discussione.

Egonu ha perso il confronto a distanza con Boskovic ma la croce non può essere gettata addosso al nostro talento. Sylla, scelta come capitano, non si è praticamente mai vista. Il dualismo Malinov-Orro non ha pagato.

Il campanello d’allarme c’era stato nel 3-0 subìto dalla Cina poi finita 5’ e quindi esclusa da questa seconda fase e per il 3-2 per mano degli Usa che hanno scalzato definitivamente le azzurre dal 1’ posto del girone consegnandole al sorteggio dei quarti che ci regatato (si fa per dire) la Serbia campione del mondo e d’Europa e vice campione olimpica.

Nemmeno il tempo di rientrare, disfare le valigie perché il 20 agosto la squadra sarà in campo per gli Europei. Ma prima c’è da ricostruire il morale.

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