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Ligabue, responsabile sanitario dell’Ascoli calcio: «Un rischio riprendere l’attività ora»

Interpellato in merito al protocollo prodotto dalla FIGC, il medico bianconero esprime dubbi e perplessità sul tema di un’eventuale ripresa dell’attività agonistica a breve termine

Il Responsabile Sanitario dell'Ascoli Calcio Dott. Enrico Ligabue

ASCOLI – Enrico Ligabue, Responsabile Sanitario dell’Ascoli Calcio, è intervenuto sulla questione nazionale relativa alla ripresa degli allenamenti. La FIGC ha inviato infatti in data 18 aprile al Ministro della Salute Speranza e a quello dello Sport Spadafora il protocollo per la ripresa degli allenamenti. Molti dubbi e perplessità emergono dalle parole del Responsabile bianconero in merito a questo tema: «È un percorso che non so quanto sia attuabile in una società di Serie B. Ho parlato con Castellacci, Presidente dell’ “Associazione Medici del calcio” ed anche lui ha evidenziato criticità in questo percorso. Sono infatti presenti varie problematiche per tanti e quindi anche per l’Ascoli; sono da effettuare tamponi, test sierologici ogni quattro giorni e tante altre procedure. Parliamo di test che riguardano il gruppo squadra, circa 50-60 persone. Senza considerare la sanificazione, che va fatta costantemente negli alberghi e nel centro sportivo, più l’adozione di tutte le precauzioni come mascherine, guanti, camici. I medici ed i fisioterapisti dovranno lavorare ciascuno in stanze separate e curare un calciatore per volta. Noi abbiamo un centro sportivo adeguato, ma il protocollo prevede che il gruppo squadra dorma in un hotel, in camere singole, senza contatti con camerieri, con pranzo e cena a buffet».

Se credo nella ripresa dell’attività sportiva? Prosegue il Dott. Ligabue: «Niente facili entusiasmi, ma atteggiamenti improntati alla prudenza e alla coscienza medica. La ripresa dell’attività sportiva non potrà prescindere dalle indicazioni del Ministero della Salute. Credo che, in considerazione dell’elevato grado di contagio del virus e del carattere nazionale che ha il calcio, sarebbe inopportuno delegare alle società sportive l’adozione delle misure preventive. In caso di positività di un tesserato, la persona andrebbe posta quarantena insieme a tutti quelli che ne fossero stati a contatto procedendo con dei tamponi e, in caso di altre positività, altre persone andrebbero messe in quarantena, finendo così per bloccare tutto un ingranaggio».

Infine, conclude il Responsabile: «In caso di positività durante il maxi ritiro previsto dal protocollo, c’è anche un discorso di responsabilità per i Club, infatti sia i medici, oltre al sottoscritto collabora anche il Dott. Serafino Salvi, che i vertici societari sono passibili di responsabilità, anche penale. E questo aspetto frena molti responsabili. Noi medici sportivi ci confrontiamo spesso in chat e la maggior parte dei miei colleghi ha molte perplessità nell’effettuare il percorso che ci è stato indicato. Forse solo in Serie A è applicabile”. Ci sono anche costi non indifferenti per svolgere tamponi e test sierologici. Solo i test sierologici hanno un costo che si aggira tra i 30 ed i 35 euro, se poi consideriamo anche i tamponi, il costo totale a persona potrebbe arrivare intorno agli € 150. Questi test vanno svolti ogni quattro giorni a tutto il gruppo squadra. Il pensiero comune di quasi la totalità dei medici della B sarebbe quello di non riprendere l’attività in queste condizioni. Potremmo riprendere in altri momenti, ma non adesso».

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