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Il ricordo di Arnaldo Gramellini nelle parole di chi lo ha conosciuto

La scomparsa dello storico patron dell'Anconitana C5 ha lasciato di sasso il mondo del Futsal. Signorilità ed eleganza facevano di lui un simbolo di questa disciplina. Lo ricordano Giacomo Giambartolomei, Filippo Rocci e Claudio Marconi

Gramellini, in piedi a sinistra, ai tempi della Brandoni-Giampaoli nel 1995-1996

ANCONA- Quegli addii che mai vorremmo dare. Quei simboli che, arrivati alla fine di un cammino, rimarranno in eterno. Arnaldo Gramellini, per il Futsal anconetano e per lo sport in generale, era questo e tanto altro.

Storico presidente dell’Anconitana C5 e non solo (tanti i suoi anni alla Giampaoli) è venuto a mancare nell’ultimo weekend lasciando sgomenti parenti, amici, avversari di un tempo e addetti ai lavori. Si tratta di una delle pietre miliari del calcio a 5 dorico in grado di crescere intere generazioni e di farlo, sempre e indistintamente, all’insegna dei valori più puri di questo sport. Un nostalgico del futsal, così è stato definitivo da tanti:

«Un signore con una passione irrefrenabile per il calcio a 5 – lo ricorda così Giacomo Giambartolomei attuale presidente dell’Anconitana C5 -. In ogni cosa che faceva voleva portare i suoi valori che erano quelli dell’amicizia, del rispetto e della lealtà. La cosa che più mi colpiva di lui era l’ironia, che ha mantenuto anche nei momenti di difficoltà dettati dalla malattia. Credeva molto nella famiglia tant’è che in ogni cena, cosa per lui sacra dopo le partite, voleva sempre che estendessimo l’invito a moglie e fidanzate. Per molti è stato un padre e l’ho sempre voluto a capo della società, anche negli ultimi anni, proprio per il suo modo di vedere le cose sempre positivo e propositivo. Cercherò di portare avanti la sua visione romantica del futsal».

Sono profonde anche le parole di Filippo Rocci, suo giocatore per tanti anni: «Fenomenale, non ci sono altre parole. Di un’ironia incredibile, quando entrava negli spogliatoi pretendeva che rimanessimo seduti. Fin quando il fisico ha retto si cambiava e allenava con noi giocatori perchè aveva una passione che lo spingeva sopra ogni acciacco. In tutti gli anni di “campo” ha avuto tantissimi tesserati, alcuni anche fortissimi, e nessuno si è mai lamentato di lui perchè sapeva coccolare e consolare. Quando sbagliavi un goal non ti dava indicazioni tattiche ma se ne usciva con un “Doveva essere goal!” che era la sua frase per eccellenza. La cena era sacra dopo ogni partita, antichi valori anche questi. Di aneddoti ne ricordo tanti, uno su tutti a Numana diverso tempo fa. Stavamo vincendo e mancava poco tempo alla fine con la palla che stava per uscire dalla linea laterale. Arnaldo seguiva le partite in piedi e mi ricordo che si frappose tra il giocatore avversario e la palla impedendogli in parte di recuperarla. Ci aspettavamo una reazione degli avversari ma poi vedendo il sorriso sornione di Arnaldo neanche loro dissero nulla».

Claudio Marconi, insieme a Gramellini, ha condotto l’Anconitana in vesti di Direttore Sportivo e non può che ricordarlo affettuosamente: «Era un uomo con dei valori fuori dal comune. Per lui contavano prima dei risultati. Ogni anno alla prima partita negli spogliatoi faceva un discorso alla squadra sulla correttezza perché lui ci teneva tantissimo ed era fondamentale questa cosa. Purtroppo si ammalò dopo poche settimane nella prima stagione e non riuscì ad essere presente come voleva. Il mio più grande rammarico è non essere riuscito a dedicargli la promozione in C2 due anni fa. Rimarrà sempre nel mio cuore. Una persona splendida. Gli volevo bene davvero».

 

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