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Coronavirus, Ascoli Calcio: Simone Padoin racconta la sua quarantena

Il centrocampista ex Juventus, Cagliari ed Atalanta, racconta le sue giornate trascorse nella casa di Grottammare. Con un particolare pensiero rivolto a Bergamo, la città che lo ha adottato

Il centrocampista bianconero Simone Padoin che confida in un pronto ritorno alla normalità

Simone Padoin, il calciatore ex Juventus ed ex Cagliari, sta trascorrendo questi giorni insieme alla sua famiglia nella casa di Grottammare (Ap). Friulano di Gemona del Friuli ma bergamasco d’adozione, essendo cresciuto nel settore giovanile dell’Atalanta in cui ha militato dal 2007 al 2012, ha messo radici proprio nel bergamasco, dove abitualmente vive con sua moglie Valentina e i figli Andrea, Daniele e Gabriele.

Dalla “quarantena” trascorsa nella Marche, il centrocampista in forza all’Ascoli, militante in serie B, dice: «Stiamo vivendo una situazione complicatissima, al Nord addirittura drammatica. A Bergamo mi dicono che si sentono le sirene delle ambulanze e le campane delle chiese che suonano a morto. Purtroppo sono mancate tante persone che conoscevo. Il 18 marzo ho compiuto gli anni, ma è stato un compleanno molto strano, mi hanno mandato a fare la spesa e al mio ritorno mia moglie ed i miei figli hanno organizzato una festa a sorpresa con palloncini e un dolce al cioccolato con candeline».

Tornando al lavoro quotidiano, prosegue Padoin: «Fortunatamente in questi anni pian piano mi sono creato una piccola palestra con attrezzi e macchinari quindi sono a posto, poi c’è anche mia moglie che sta studiando da personal trainer e riesce così ad aiutarmi. Alcuni miei compagni invece hanno dovuto acquistare tapis roulant o cyclette. Con il gruppo whatsapp della squadra ci teniamo costantemente in contatto e lo staff ci fornisce i programmi di lavoro. Le video chiamate le utilizzo per i familiari ed i suoceri; questi ultimi non li vediamo da Natale, i miei genitori invece erano venuti a trovarci qualche giorno prima del decreto».

Il centrocampista bianconero Simone Padoin

Non avrei problemi, conclude Padoin, «a riprendere a giocare anche a giugno o luglio, nonostante le alte temperature. Per la correttezza e l’equità dei campionati credo che sarebbe ideale terminarli. Poi ci saranno club come il Benevento, che chiaramente vorrà terminare la stagione, altri che invece sono in zona retrocessione e che vorranno annullare il campionato. Noi giocatori abbiamo voglia di riprendere, è chiaro, ma compatibilmente con la situazione sanitaria. Il primo dovere civile è la garanzia della salute nostra e degli altri. Non penso che tutto tornerà come prima, ora si vede tutto nero. Quando si è fermato il calcio tante persone hanno detto come prima cosa che i calciatori guadagnavano tanto e dovevano ridursi gli ingaggi. Io penso che se la Juventus ha giocatori strapagati è perché il calcio fa muovere tanti soldi a tutto il sistema. In questo momento è compito di ogni componente dover rinunciare a qualcosa. Anche lo Stato deve fare la sua parte, non solo i giocatori; il calcio è un’industria che dà da mangiare a tante persone, per questo credo che, per quanto possibile, il sostegno dello Stato sia importante. Noi giocatori possiamo ragionare su eventuali aiuti, siamo i primi a voler dare una mano al nostro calcio».

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