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Calcio, Ancona, il diesse Micciola: «Io responsabile e colpevole. Ma non mi dimetto»

Stamattina in conferenza stampa il direttore sportivo dell'Ancona ha parlato della situazione che sta attraversando la squadra e del calciomercato di gennaio

Francesco Micciola

ANCONA – Il direttore sportivo dell’Ancona, Francesco Micciola, s’è sottoposto in conferenza stampa stamattina al fuoco di fila di domande sulla situazione che sta attraversando la squadra e sul calciomercato di gennaio: «Io sono responsabile, io sono colpevole» ha detto il diesse biancorosso, non sottraendosi alle proprie responsabilità, ma anche aggiunto «per il bene dell’Ancona, però, non mi dimetto». La prima cosa che ha chiarito il direttore sono state le dinamiche che stanno dietro al mancato acquisto sia di Rolfini sia di Finotto l’ultimo giorno di calciomercato invernale, lo scorso primo febbraio: «A Milano volevamo prendere Rolfini e siamo andati avanti per quasi venti giorni con questa scelta, perché era un giocatore che avrebbe elevato il nostro livello – ha detto –, il giocatore voleva venire a tutti i costi, l’allenatore lo considerava l’ideale perché può fare l’attaccante esterno e centrale, così ci siamo tuffati su Rolfini e stati parecchi tempo dietro a lui. Ero convinto che con la volontà del ragazzo e dell’agente lo avrei portato ad Ancona. Poi, giustamente, c’era la società, il Vicenza, che se l’è tenuto».

Già qui una grave responsabilità da parte del diesse, cioè di aver puntato tutto su un solo giocatore, che il Vicenza non ha mai apertamente dichiarato di voler cedere. Poi alla vicenda Rolfini si collega quella di Finotto, attaccante ex Spal che era alla Triestina e che all’ultimo momento ha deciso di andare a Carrara quando stava per firmare per l’Ancona: «Al penultimo giorno di mercato ho chiuso l’accordo con Finotto, d’accordo con il procuratore che se non prendevo Rolfini veniva lui e gli ho dato appuntamento alle 12 a Milano. Alle 11.20 a Milano ho mandato un messaggio al nostro presidente che si trovava a Hong Kong e gli ho detto che aspettavo Rolfini fino alle 12, sennò mi sarei buttato su Finotto, avevamo già l’accordo per cinque mesi. In questi casi devi essere veloce e tempestivo, ma io devo sempre avere l’ok dalla proprietà. Così sono passate due ore, sono andato anche a pranzo con l’agente di Finotto, nel frattempo si sono inserite due o tre squadre, l’ok dal presidente Tiong è arrivato alle 15.20 da Tiong, in quel frangente altre squadre si sono messe in mezzo e il giocatore ha fatto altri pensieri, e mentre avevo l’ok di Tiong, Finotto ha chiesto un anno in più di contratto, quindi ho dovuto chiedere nuovamente l’ok di Tiong che mi è arrivato alle 17. Nel frattempo Finotto ha fatto le sue valutazioni ed è andato a Carrara, per questioni di classifica, come lo stesso ha specificato. Questo è successo a Milano».

Dunque il diesse Micciola andò a Milano senza avere potere di firma, ma dovendo chiedere sempre il benestare tecnico e di spesa, vista la richiesta di avere un contratto più lungo per Finotto, a mister Tiong. «Com’è possibile non avere il potere di firma? Me lo chiedo anch’io» ha aggiunto Francesco Micciola. Che poi ha parlato dei suoi rapporti con Ripa e di quelli con Colavitto, che non sarebbero più gli stessi di un anno fa, dopo il suo allontanamento lo scorso aprile, di altri possibili acquisti, come quello di Delcarro, «lo volevate voi giornalisti, non io» – ma il giocatore tramite il suo procuratore s’era offerto all’Ancona –, ha spiegato le decisioni della scorsa estate «per accontentare Donadel, io sono un direttore sportivo che lavora d’accordo con l’allenatore», anche se poi, come ha specificato, quell’allenatore ad Ancona lui non ce l’avrebbe voluto. E invece lo ha visto anche confermare per l’attuale stagione. Micciola ha spiegato anche la cessione di Peli così come quella di mantenere in rosa un giocatore che non gioca mai, come Radicchio.

E, infine, ha ribadito la sua fiducia nei confronti dell’allenatore Colavitto: «Da parte mia grande fiducia nel mister. Lui non s’è arreso, ha detto certe parole forse demotivato, ha detto che non riesce a incidere sul problema mentale che la squadra evidenzia in certi frangenti, ma anche che vuole portare la squadra alla salvezza. Sono sicuro che questa squadra può e deve fare molto di più. Ma può salvarsi. Non è una squadra così scarsa come si vuole fare credere». La squadra nel suo complesso no, la panchina probabilmente sì, visto che senza quattro giocatori considerati titolari sabato scorso a Rimini nella ripresa s’è sciolta come neve al sole. Colpe di Micciola, responsabilità di Micciola e Colavitto. Certo che l’annata è figlia anche della confusione che sembra regnare in seno alla società in certi frangenti. L’arrivo di patron Tiong nei prossimi giorni ad Ancona potrebbe mettere in chiaro molte cose, tra cui l’acquisto del terreno destinato al futuro centro sportivo.

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