Senigallia

Violenza sulle donne, il Maggiore Bucci fa il punto

Invariati i casi di stalking dal 2016 al 2017 mentre si è registrato un calo di due unità nei casi di maltrattamenti in famiglia, che passano da 14 a 12. Le vittime della violenza hanno dai 36 ai 65 anni. Parla il capo dei Carabinieri di Senigallia

L'intervento dei carabinieri e del Maggiore Cleto Bucci (a sx) (foto di repertorio)

SENIGALLIA- Il Maggiore Cleto Bucci, della Compagnia dei carabinieri di Senigallia, spiega le funzioni dell’Arma in caso di violenza, ma anche l’importanza del lavoro di rete come contrasto alla violenza di genere. Sono stati 14 i casi di maltrattamenti in famiglia che si sono verificati nel territorio di Senigallia ed il suo hinterland nel 2016, mentre i casi di stalking ammontano ad 11 e restano invariati nel 2017.

«I Carabinieri, a prescindere dall’atto formale di ratifica di un accordo, di una convenzione o di un protocollo, “sono già in rete”. Le loro caserme, insieme agli uffici della Polizia di Stato, sono “punti di ascolto privilegiati” dove è possibile presentare denuncia nei casi di reati che rientrino nell’ambito della c.d. “Violenza di genere” – specifica Bucci – Mentre per alcuni reati, come i maltrattamenti in famiglia (la c.d. violenza domestica) è prevista la procedibilità d’ufficio, per altri come “gli atti persecutori” (c.d. stalking) e la maggior parte dei casi di “violenza sessuale”, che spesso maturano nell’ambito di una relazione affettiva “corrotta”, è necessaria la querela. L’Arma dei Carabinieri è forza militare di polizia a competenza generale e in servizio permanente di pubblica sicurezza e in tale ambito esercita funzioni di polizia giudiziaria alle dipendenze funzionali dell’Autorità Giudiziaria. Tale funzioni è assicurata dai Reparti sul territorio: Stazioni, Compagnia e Comandi Provinciali, nonché da unità specializzate».

Quanto è importante denunciare?
«I frequenti episodi di violenza in pregiudizio di donne nell’ambito di relazioni affettive o familiari hanno spesso evidenziato come anche comportamenti, inizialmente o apparentemente di minore rilevanza, siano suscettibili di degenerare, finanche repentinamente, in tragici epiloghi – prosegue Bucci – I militari dell’Arma e soprattutto i Comandanti di Stazione sono chiamati ad instaurare con le vittime un rapporto di particolare fiducia, in modo da facilitare il dialogo e incoraggiare la denuncia dei fatti, tenuto conto che la “violenza di genere” è un fenomeno difficile da “intercettare” per la ricorrente ritrosia della vittima a denunciare, per motivi psicologici o per timore di ritorsioni».

È quindi fondamentale la collaborazione della vittima?
«In alcuni tipi di reato (ad es. atti persecutori e violenza sessuale che – al di fuori delle ipotese aggravate – sono procedibili a querela), senza la dichiarazione di volontà della vittima che chiede di procedere contro l’autore delle condotte vietate, non si possono adottare le misure di prevenzione (ad es. l’ammonimento del Questore) né le misure cautelari disposte dall’A.G. o adottate in via d’urgenza dalla polizia giudiziaria d’intesa con l’A.G. (ad es. il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, l’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare), né le misure pre-cautelari del fermo o dell’arresto nelle ipotesi di flagranza del reato».

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