Senigallia

Unione dei comuni: “Le Terre della Marca Senone” fanno discutere anche sul nome scelto

Il prof. Villani interviene spiegando a livello storico e geografico perché è completamente sbagliato il nome scelto per il nuovo ente

La mappa con le terre del duca di Urbino a sinistra e la marca d'Ancona a destra
La mappa con le terre del duca di Urbino a sinistra e la marca d'Ancona a destra

SENIGALLIA – Unione dei comuni, si discute persino del nome scelto, “Le Terre della Marca Senone“. A intervenire a tal proposito è il prof. Virginio Villani, responsabile della sezione di Senigallia dell’associazione Italia Nostra che critica la denominazione per l’unione dei comuni delle valli del Misa e del Nevola in via di costituzione perché troppo astratta e modaiola.

«Questa delle “terre” è ormai diventata una moda: esistono già due denominazioni analoghe nel nostro territorio, le “Terre di Frattula” e le “Terre del Duca“. Ma mentre in questi casi si promuove un prodotto gastronomico o turistico legato al territorio, nel caso dell’unione dei Comuni si tratta di indicare l’ambito territoriale di un distretto amministrativo. Per essere riconoscibile deve essere connotato dall’ambito geografico di riferimento, appunto le valli Misa e Nevola».

Ma non è solo la mancata caratterizzazione geografica che desta qualche perplessità nel nome scelto: c’è anche un problema di compatibilità tra il termine “Marca” e “Senone”.
Il primo fa riferimento alle “marche” (la marca di Camerino, quella di Fermo o Ancona) che esistevano a partire dal sec. XI, ma Senigallia dal ‘400 in poi venne separata finendo per appartenere al ducato di Urbino (da cui appunto la denominazione turistica “Le Terre del Duca” prima menzionata arrivando fino a Gubbio). Quindi due denominazioni che cozzano tra loro. Il secondo termine «evoca tempi molto più antichi: una “Senonia” non è mai esistita e il termine non è mai menzionato come luogo geografico specifico dagli autori antichi. E’ esistito invece l’Ager Gallicus che insieme all’Umbria formava la VI regione augusta e anche in questo caso comprendeva un’area molto ampia, estesa dall’Esino al Conca».

Termini quindi non appropriati, che non circoscrivono nemmeno con precisione la zona interessata dall’unione dei comuni e addirittura inventati. «In passato si è usato buon senso; questa volta – conclude Villani – la creatività politica ha, per ragioni poco comprensibili, inventato dal nulla un luogo mai esistito» che non prende correttamente spunto dalla storia, né dalla geografia, né usa il senso pratico per essere comprensibile ai cittadini.

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