Senigallia

Testamento biologico: breve storia del registro comunale di Senigallia

In materia di dichiarazioni anticipate di trattamento, il Comune di Senigallia fu uno dei primi enti a istituire un registro con un proprio regolamento: quante Dat sono state registrate? Cosa cambia con la legge 219?

SENIGALLIA – Di testamento biologico, biotestamento, fine vita, dichiarazioni anticipate di trattamento se n’è parlato tanto, già dalla fine degli anni ‘90 quando saltò alle cronache il caso di Piergiorgio Welby. Solo dopo il 2010 però vennero fuori i primi registri comunali per le D.A.T.: in questo delicato settore il consiglio comunale di Senigallia deliberò tra i primi enti locali di istituire il registro comunale per le dichiarazioni anticipate di volontà relative a trattamenti sanitari e solo a fine 2017 il parlamento approvò la legge sul cosiddetto fine vita.

La delibera del consiglio comunale è la n.10 del 9 febbraio 2011: introduceva la possibilità (tramite un registro comunale apposito) di poter dichiarare le proprie volontà in caso di un’eventuale futura condizione di impossibilità a scegliere il proprio percorso e quindi ad autodeterminarsi. Il valore del testamento biologico – spinto anche dalla vicenda e soprattutto dalla battaglia di Massimo Max Fanelli che lo registrò nel 2016 – era più che altro simbolico, quasi uno “stimolo” per il legislatore perché riponesse attenzione sul tema che non era di competenza comunale.

Da allora sono state 28 le dichiarazioni registrate a Senigallia: un numero che non sembra altissimo in termini assoluti ma che in realtà nasconde varie problematiche. Non è infatti semplice muoversi in questo settore dove domina ancora parecchia incertezza sul come portare avanti quella che molti avvertono come un desiderio, altri come un diritto, alcuni come una propria necessità. Il testamento biologico è stato inoltre osteggiato da molte realtà, dalla Chiesa in primis, anche se con varie sfaccettature e alcuni aperture.

Con la legge 219/2017 sul biotestamento avente per titolo Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, l’Italia si è dotata del primo strumento normativo in materia di testamento biologico. E’ stata approvata poco prima della conclusione del governo proprio per non lasciare in sospeso la battaglia di tante persone – Welby, Dj Fabo, Max Fanelli solo per citarne alcuni – e delle varie associazioni e sigle che si sono create per tale scopo. Dal 30 gennaio 2018 (data di entrata in vigore) sono state 4 le Dat registrate a Senigallia, ferma restando la validità di quelle presentate in precedenza.

Nella legge sul testamento biologico sono presenti alcune novità rispetto al testo licenziato dal consiglio comunale senigalliese, tra cui la nomina (anche successiva alla Dat) di un solo fiduciario anziché due; la possibilità di redigere un testo libero senza modelli precompilati (anche se alcune associazioni li consigliano) che andrà consegnato all’ufficio di stato civile e a breve anche alle asl. Si legifera anche sul vincolo per i medici, andando ad affermare che le disposizioni contenute nelle Dat devono comunque attenersi alla legge: se difformi, il medico non è tenuto a rispettarle.

Novità sia tecniche che di sostanza, a conferma che la sensibilizzazione che ogni ente locale può esercitare sul legislatore non è da sottovalutare.

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