Senigallia

Il Tar boccia il ricorso del Consorzio di Bonifica, il molo di levante dovrà attendere “la” v.i.a.

Il progetto di allungamento della banchina sud di Senigallia dovrà essere assoggettato alla valutazione di impatto ambientale. In ballo un milione di finanziamenti europei contro il rischio idraulico

Ancora fermo l'iter amministrativo per il prolungamento del molo di levante a Senigallia
Ancora fermo l'iter amministrativo per il prolungamento del molo di levante a Senigallia

SENIGALLIA – Slitta ancora l’atteso prolungamento del molo di levante al porto di Senigallia. Serviranno altri approfondimenti infatti prima di procedere con l’intervento che dovrà essere assoggettato alla valutazione di impatto ambientale (via), come confermato recentemente dal Tar Marche. L’opera è una delle diverse azioni approvate per poter mitigare il rischio idraulico del fiume Misa a Senigallia: assieme alle vasche di espansione in zona Bettolelle, allo scolmatore al porto, al rafforzamento degli argini e all’escavo dell’alveo fluviale, dovrà servire a scongiurare esondazioni nel tratto che attraversa la città.

La vicenda: il cantiere, l’impatto ambientale e tempistiche

I lavori erano previsti come imminenti già qualche mese fa: a metà marzo la Provincia di Ancona si era espressa con un provvedimento (Dd. 294/2021) prevedendo quindi che prima di far partire il cantiere dovesse essere valutato l’impatto ambientale del progetto di mitigazione del rischio idraulico della città di Senigallia. Il soggetto attuatore, il Consorzio di bonifica, era ricorso al Tar marchigiano con una richiesta di sospensiva dell’atto della Provincia, ritenendo che si dovesse operare in urgenza per il pericolo che potesse accadere quanto la città ha vissuto nel 2014. Il tribunale amministrativo regionale ha però respinto la tesi del consorzio di bonifica (ordinanza n. 155/2021) e decretato quindi per la predisposizione dello studio della Via, ma nel contempo auspicato che le amministrazioni interessate concludano il procedimento «in tempi adeguati rispetto alle indubitabili ragioni di pubblico interesse avanzate dal Consorzio». Dalla Provincia di Ancona arriva quindi l’appello al Consorzio «affinché ottemperi a quanto di propria spettanza, presentando istanza di Provvedimento Ambientale Unico Regionale – PAUR – presso l’ufficio VIA della Provincia».

Tempistica quindi completamente da rivedere per l’opera che mira ad allungare il molo di levante per contrastare l’effetto delle correnti marine. Unica eccezione tra i porti marchigiani, il braccio sud del porto senigalliese non è più lungo di quello di ponente e non riesce a bloccare le correnti che portano sedimenti alla foce del fiume. Si creano così i noti isolotti che potrebbero in alcune occasioni rappresentare un ostacolo allo scorrimento del Misa, agevolando quindi l’innalzamento del livello dell’acqua in caso di piena e l’eventuale esondazione. Tra le critiche, c’era quella avanzata dal Club Nautico secondo cui estendere la lunghezza del molo di levante ridurrebbe soltanto l’efficacia della forza del fiume nello spazzare via dalla foce i materiali portati a valle dal Misa stesso.

Il nodo finanziamenti

Sul piatto, però non c’è solo la questione amministrativa, ma anche quella economica: se è vero che lo studio allungherà i tempi e i costi del progetto, c’è anche una tempistica contingentata riguardo un finanziamento europeo di quasi un milione di euro, 970 mila euro per la precisione. Contributo che deve essere utilizzato, speso e rendicontato entro la fine del 2022, pena la sua revoca. A questo la Regione aveva aggiunto due milioni di euro dal proprio bilancio per completare l’opera, parte di tutto il grande progetto per la messa in sicurezza della città di Senigallia. Città che dovrà attendere ancora prima di potersi considerare un po’ più al sicuro, perlomeno contro gli eventi meteorologici ordinari di cui da tempo si discute.

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