Senigallia

Spari alla finestra della modella Tunde Stift, nessun colpevole trovato: «Non miravano a me e ho sempre pensato ad una ragazzata»

Assolto l'unico indagato per l'episodio accaduto a Senigallia, contro l'abitazione della presentatrice ungherese, un poliziotto in pensione. «Insufficienza di prove», ha stabilito il giudice accogliendo la richiesta del pm per l'assoluzione. «Quel giorno - ha detto l'agente – non ero nemmeno a casa»

La modella e presentatrice Tunde Stift
La modella e presentatrice Tunde Stift

SENIGALLIA – Sei colpi di carabina contro la tapparella della modella e presentatrice ungherese Tunde Stift, assolto l’unico indagato per l’episodio: un poliziotto in pensione. «Insufficienza di prove», è stata la motivazione del pm che oggi, al tribunale di Ancona ha chiesto l’assoluzione per Antonio Salvati, 70 anni, vicino di casa di Tunde, volto noto della televisione che da anni risiede in un quartiere della spiaggia di velluto. Richiesta accolta dal giudice Pietro Renna.

«Ho sempre creduto nella sua innocenza – commenta Tunde – quei colpi non miravano a me. Ho sempre pensato ad una ragazzata. Quei giorni c’era la festa della quaglia vicino alla mia abitazione, forse i colpi sono partiti per sbaglio da lì». Allestiti c’erano infatti anche degli stand con il tiro al bersaglio, tipico delle feste di paese, con carabine giocattolo ad aria compressa.

«Non ero nemmeno a casa quel giorno – il commento del 70enne subito dopo l’assoluzione – l’ho sempre detto e provato. Tra me e la Stift ci sono sempre stati buoni rapporti di vicinato, non avrei avuto nessun motivo».
L’episodio risale al 14 giugno 2013. Attorno alle 9.30 la presentatrice era in casa e si trovava in camera per cambiarsi perché doveva andare a fare un servizio fotografico. Ha udito dei rumori simili ad un vetro in frantumi. Inizialmente ha creduto fosse l’auto della vicina di casa che era passata sopra a dei vetri. Scesa di sotto ha poi realizzato che invece avevano sparato dei piombini, almeno 6, alla sua finestra con la tapparella abbassata. Così aveva sporto denuncia ai carabinieri, contro ignoti, ma non si è mai costituita parte civile nel procedimento. L’accertamento di un militare aveva stabilito da quale abitazione potevano essere stati sparati i colpi, quella del suo vicino di casa.

La denuncia è proseguita d’ufficio per danneggiamento e getto pericoloso di piombini, portando in tribunale il poliziotto in pensione. La difesa, sostenuta dall’avvocato Daniela Lucaioli, aveva fatto opposizione al decreto di condanna, perché sicuri dell’innocenza del 70enne. Nell’appartamento di Salvati i carabinieri avevano sequestrato una carabina giocattolo e i piombini, compatibili con quelli che avevano colpito la tapparella di Tunde. L’ex poliziotto però, stando alla tesi sostenuta sempre durante il processo dalla difesa, non era in casa quella mattina. «Ero andato dal commercialista a portare la dichiarazione dei redditi – ha ribadito oggi in aula, l’ex agente, prima della sentenza – sono tornato a casa solo a mezzogiorno e il fatto c’era già stato». In aula ha parlato anche un testimone della difesa, il commercialista del 70enne, con il quale quel giorno si era visto per la dichiarazione dei redditi, che ha confermato la versione dell’imputato. Sempre oggi è stato sentito il carabinieri che aveva fatto l’accertamento. La difesa aveva chiesto l’esame balistico, all’epoca dei fatti, sulla carabina, che non è stato mai fatto.

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