Senigallia

Incendio allo Shalimar di Senigallia, l’ex proprietario Mengucci: «Il giorno prima era tutto a posto»

È ancora sconvolto Libero Mengucci: «Non saprei dire se qualcuno si sia introdotto, sicuramente c’erano cartoni e altri materiali con cui era possibile dare fuoco alla struttura»

L'edificio rimasto danneggiato dall'incendio all'ex Shalimar di Senigallia
L'edificio rimasto danneggiato dall'incendio all'ex Shalimar di Senigallia

SENIGALLIA – «Non ho la benché minima idea di come possa essere accaduto. Ero stato lì il venerdì mattina (il giorno prima dell’incendio, Ndr) e non c’era nulla di che». È ancora sconvolto Libero Mengucci, storico ex proprietario della discoteca Shalimar andata a fuoco sabato pomeriggio, 29 gennaio.

Il rogo è scoppiato poco dopo le ore 16, quando sono state avvistate una colonna di fumo e le fiamme alzarsi dall’area di via Berardinelli, situata tra l’autostrada A14 e la frazione di Scapezzano. Immediato l’allarme ai vigili del fuoco che sono intervenuti con tre squadre, sei mezzi e varie unità dal distaccamento cittadino, da quello di Arcevia e dal comando provinciale di Ancona. Nonostante la rapidità dell’intervento, le fiamme hanno divorato tutto all’interno del locale che ospitava il ristorante della struttura, l’edificio più a ridosso della strada.

«Venerdì io avevo un appuntamento con il responsabile delle aste per due visite, delle quali una è stata poi spostata a mercoledì (2 febbraio, Ndr). Per la seconda che si sarebbe dovuta tenere alle ore 12 avevo delegato una persona di mia fiducia. Durante il sopralluogo era tutto a posto, non ho fatto il giro di tutta la proprietà, non saprei dire se dentro ci fosse qualcuno, ma non c’era nulla di che».

Mengucci non è più proprietario dei cinque locali sulla prima collina di Senigallia, con vista mare: l’intera struttura è in mano alla banca che li ha messi all’asta ormai dal 2013, ancora senza acquirenti. Ma intanto è stato ascoltato dai poliziotti del Commissariato cittadino che stanno indagando sull’accaduto, vagliando anche l’ipotesi del dolo. Motivo per cui sono stati apposti i sigilli alla struttura.

Alla pista dolosa crede l’ex proprietario: «Dentro sicuramente c’erano cartoni e altri materiali, roba da poco, ma già sufficiente per appiccare il fuoco. Al piano terra c’era una scala di legno che arrivava fino al piano superiore, bastava mettersi in fondo, fare un mucchio di carta e dare fuoco e da lì poi andava su in alto. Ma non penso ci siano stati bivacchi: non abbiamo trovato nemmeno una bicicletta per poter raggiungere l’area o qualcos’altro nel giardino che potesse indicarci la presenza di qualcuno».

Libero Mengucci continua a domandarsi a chi potesse tornare utile l’incendio dell’ex Shalimar che verrà messa all’asta per un nuovo tentativo di vendita il prossimo 22 marzo. «Non so nemmeno a chi possa giovare tutta questa situazione, nessuno credo abbia avuto alcun vantaggio, forse per l’asta del 22. Io personalmente non posso concorrere, se avessi avuto la possibilità avrei sistemato prima le cose, ma non ci sarò: probabilmente qualche altra società si».

Nei soli sette tentativi da novembre 2020 a dicembre 2021, il bene ha “perso” valore per qualcosa che va oltre 4,5 milioni, passando da 5,95 a 1,41 milioni di euro. Per il nuovo procedimento del 22 marzo, la base d’asta è scesa ancora a 1,06 milioni con offerta minima fissata a 795 mila euro ed è probabile che venga aggiornata, rivedendo la cifra al ribasso.

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