Senigallia

Sentenza piscina, Sartini sfida Mangialardi: «Renda pubbliche le intercettazioni»

L’esponente di Senigallia Bene Comune, chiamato in causa dall’ex sindaco di Senigallia, replica: «Anche gli ufficiali di Polizia hanno montato ad arte le accuse? Dalle indagini sono emerse nuove responsabilità»

Giorgio Sartini
Giorgio Sartini

SENIGALLIA – Tanto è stato chiamato in causa che alla fine ha risposto. Sulla vicenda della piscina Saline uno dei nomi maggiormente citati dall’ex sindaco Maurizio Mangialardi è quello dell’ex consigliere comunale Giorgio Sartini, fino al 2020 capogruppo di Senigallia Bene Comune. Dalla lista Sbc partì infatti tutto il caso che dalla sala consiliare è passato alle aule giudiziarie. Il gup del tribunale di Ancona ha recentemente assolto tre ex assessori e disposto il rinvio a giudizio per altri due colleghi della precedente giunta e per l’ex primo cittadino Mangialardi.

Dopo la sentenza, sono arrivati i commenti della politica. I tre ex assessori Chantal Bomprezzi, Enzo Monachesi e Gennaro Campanile – che avevano scelto il rito abbreviato – hanno dichiarato la propria soddisfazione per l’esito, «certi della correttezza» del proprio operato, ma hanno anche criticato la scelta di rivolgersi alla Procura. L’ex sindaco e gli altri due ex assessori Simonetta Bucari e Maurizio Memè hanno invece citato proprio Sartini come causa del dispendio di risorse economiche e umane per lo Stato e per il Comune di Senigallia: dispendio di personale che è stato impiegato per il processo risoltosi con l’assoluzione di alcuni ex amministratori e per le intercettazioni durate sei mesi; spreco di denaro per tutto il procedimento e per i rimborsi delle spese legali agli assolti che adesso la città di Senigallia dovrà sostenere.

Sartini torna a pungolare l’ex sindaco di Senigallia e attuale consigliere regionale Maurizio Mangialardi che sarà giudicato a marzo 2023, avendo scelto di non usufruire del rito abbreviato. «In caso di condanna, si dovrebbe dimettere dal ruolo di consigliere regionale, come prevede la Legge Severino». In merito alle proroghe oggetto del processo, afferma Sartini che «dopo l’alluvione c’è stata una proroga di un anno, su cui non ho obiettato nulla, perché l’amministrazione doveva “dare continuità a un servizio” ma quando ha scritto la famosa lettera del 14 maggio 2015 la continuità c’era già tutta come prima dell’alluvione e… anche un pochino di più».

Sull’ipotesi di una vicenda costruita ad arte, come sostenuto dai tre ex amministratori, lo stesso Sartini replica domandandosi se Mangialardi intenda «offendere oltre me e la lista Senigallia Bene Comune, anche il personale di Polizia che ha effettuato il controllo sulla segnalazione e sostenuto l’onere di provare ed ampliare i capi d’imputazione da noi segnalati. Mangialardi vuol dire che anche gli ufficiali di Polizia hanno montato ad arte le accuse contro di lei? A mio parere credo che se la magistratura avesse rilevato l’infondatezza di quanto da noi segnalato mi avrebbero comunicato il non luogo a procedere cosa che non è stata, anzi dalle indagini sono emerse nuove responsabilità».

E poi la sfida: «Renda pubbliche le intercettazioni telefoniche che la riguardano. Crei un link – chiede in conclusione Giorgio Sartini – dove ogni cittadino può “scaricare le registrazioni complete” delle sue intercettazioni che, che come lei dichiara, hanno distolto le forze di Polizia da cose più importanti per perdere tempo a montare ad arte delle accuse contro di lei».

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