Senigallia

Senigallia, tante risorse contro il rischio esondazione del fiume Misa… ma per quali soluzioni?

L'associazione Confluenze passa alle proposte per la messa in sicurezza del bacino idrografico: argini, ponti e laminazione diffusa

Campi allagati tra Vallone e Bettolelle di Senigallia durante l'alluvione del 3 maggio 2014
Campi allagati tra Vallone e Bettolelle di Senigallia durante l'alluvione del 3 maggio 2014

SENIGALLIA – Sono ingenti le risorse stanziate dalla Regione Marche per la mitigazione del rischio idraulico del fiume Misa e del Nevola. Ben 18 milioni per vari lavori su argini in vari tratti dell’alveo fluviale, per l’escavo del porto (anche se sembra che sia stata accantonata l’idea perché ritenuta «non più necessaria»), per il raddrizzamento del fosso del Sambuco che si innesta controcorrente a cui si aggiungono i 4,2 milioni di euro già stanziati per le vasche di laminazione alle Bettolelle di Senigallia (2,1 milioni in appalto per la vasca; il resto per le opere accessorie).

Ingenti risorse dunque che, se ben spese, consentiranno secondo l’associazione ambientalista locale Confluenze di produrre un deciso miglioramento della sicurezza idraulica ed anche una riqualificazione ambientale-territoriale.

La questione, affrontata in più di un’occasione, si dipana tra gli argini con gravi criticità in più punti dal ponte Portone a Senigallia fino a Casine di Ostra; la scarsa capacità di deflusso nel tratto urbano; i ponti che, così come sono, producono rigurgito a monte e aggravano la situazione; i depositi alluvionali alla foce causati, anche, dal prolungamento del molo di ponente realizzato per favorire l’imboccatura del porto.

Se le questioni sono tante e le risorse non sono da meno, ecco che le soluzioni possibili non dovrebbero mancare. Per esempio, secondo i rappresentanti di Confluenze «si potrebbero prendere in considerazione, oltre la vasca di laminazione di Brugnetto, altri siti, sia a destra che alla sinistra idraulica, o altre soluzioni di laminazione “diffusa” realizzabili con bassi costi e basso impatto sul territorio, ovviamente con i dovuti accorgimenti particolari di ogni luogo».

Durante l’alluvione del 3 maggio 2014, molti campi sono stati allagati a seguito della rottura degli argini in più punti. «Grazie alle arginature dei fossi affluenti (Cavallo Montirone, Crocifisso) e alla stessa strada provinciale Arceviese si sono evidenziate delle casse di espansione “naturali”. Anche in altri punti – Bettolelle, Borgo Passera – sarebbe possibile individuare nuove aree di laminazione».

Tra le altre soluzioni applicabili, inoltre, «si potrebbe pensare di allargare gli argini in punti opportuni per sfruttare la capacità di laminazione naturale del fiume. E inoltre, bisognerebbe pensare di rifare i ponti cittadini a campata unica e a “via inferiore”, in modo che la struttura portante non ingombri la luce di passaggio del fiume».

Tutto questo succede a Senigallia ma non solo. Il contesto normativo è quello delle direttive europee (2000/60/CE e 2007/60/CE) che raccomandano il ripristino delle pianure alluvionali e incentivano il ricorso alla laminazione diffusa, di cui a volte si parla, ma che spesso non si attua.

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