Senigallia

Senigallia e il ponte della discordia

Si accende il dibattito sulla nuova struttura che dalla primavera 2020 arriverà in pieno centro storico: critiche dal sindaco Mangialardi e dalla formazione "Diritti al Futuro" all'ipotesi prospettata dal Consorzio di Bonifica da 2,5 milioni di euro

SENIGALLIA – Continua a far discutere il progetto del nuovo ponte II Giugno. Presentato in commissione dal presidente del Consorzio di Bonifica delle Marche, la struttura in acciaio che collegherà il rione Porto con il centro storico ha già raccolto molti pareri negativi, primo tra tutti quello del sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi. Sulla sua scia, molti esponenti politici e cittadini.

Del nuovo ponte tra corso II Giugno e via Carducci in realtà si sta discutendo animatamente da giorni. Sostituirà quello che attualmente è, per carenze strutturali, stato vietato al traffico da tre anni e sarà a campata unica, per ridurre il rischio esondazioni quando le piogge abbondanti fanno salire velocemente il livello del fiume Misa. Finora il progetto è stato concentrato sulla questione della sicurezza, senza dimenticare l’aspetto del peso della struttura. Meno attenzione forse è stata posta sull’impatto che un ponte esteticamente molto deciso, snello e moderno avrà in un’area di pieno centro storico.

Critiche al nuovo ponte, oltre che dai cittadini, sono giunte anche dal primo cittadino. «Di fronte alla proposta progettuale credo sia necessario riaprire una riflessione – interviene Mangialardi – Molte, infatti, sono le perplessità sollevate dal progetto, a partire dallo stridente contrasto di una simile struttura composta da un arco in acciaio, ringhiere e profili zincati di bianco e dotata di illuminazione, con gli stili architettonici del nostro centro storico. Un’opera così impattante, seppur impeccabile dal punto di vista strutturale, rischia di vanificare il lavoro realizzato dall’Amministrazione comunale nel corso degli ultimi dieci sul piano edilizio e urbanistico per riqualificare il patrimonio storico-artistico e rigenerare interi quartieri, come per esempio proprio il rione Porto».

Uno dei problemi però è che non c’è al momento un progetto esecutivo e cantierabile alternativo alla proposta di ponte carrabile avanzata in Commissione, su cui ancora deve arrivare la valutazione paesaggistica della Soprintendenza. Anzi, lo stesso presidente del Consorzio di Bonifica Claudio Netti ha esortato i consiglieri a presentare progetti che siano seri e cantierabili, che l’organismo operativo regionale potrebbe persino valutare di acquisire, pagandolo ovviamente. Insomma le critiche erano già nell’aria. Se l’alternativa carrabile – su cui poi l’amministrazione comunale futura deciderà l’eventuale riapertura al traffico o la pedonalizzazione – ancora manca, è stata invece prospettata l’ipotesi di un percorso ciclopedonale.

«Se la soluzione carrabile è quella che ci è stata sottoposta – continua Mangialardi – penso valga la pena riaprire il confronto su un’opera più adeguata architettonicamente alla città, prima di giungere a una decisione che sarebbe definitiva per Senigallia. Opzioni alternative non mancano e potrebbero scaturire anche dalla rinuncia a un ponte carrabile in luogo di un’opera esclusivamente ciclopedonale, che seppur senza pile in acqua permetterebbe di replicare l’attuale struttura, in perfetta armonia con il resto del centro storico. Insomma, a Regione e Consorzio il Comune chiede di esplorare tutte le soluzioni possibili affinché sia riprogettata un’opera che davvero non entusiasma nessuno».

Netto anche il giudizio della formazione politica “Diritti al Futuro”. «Appare da subito evidente l’incompatibilità estetica rispetto al contesto urbano circostante – affermano dal consiglio direttivo. La progettazione di cui stiamo parlando non può non tenere conto che ci troviamo in un’area importante e particolarmente delicata e pregiata come il centro antico di Senigallia, che negli ultimi quindici anni è stato oggetto di un complesso e notevole processo di pedonalizzazione e di rigenerazione urbana con evidenti conseguenze positive in termini di qualità della vita, di bellezza del paesaggio urbano, di sviluppo economico e di significative attività culturali e turistiche».

L’inserimento di elementi decontestualizzati come appunto il ponte ad arco o l’altra soluzione con parapetti rossi e chiusi sarebbero un danno all’intera città: per questo motivo “Diritti al Futuro” chiede che «la Regione Marche – soggetto committente dell’opera – in collaborazione con il Comune di Senigallia dia un nuovo e vincolante indirizzo di progettazione al soggetto attuatore Consorzio di Bonifica affinché il nuovo ponte, da realizzare a campata unica, debba sapersi inserire armoniosamente nel paesaggio del centro storico della città, debba garantire una permeabilità visiva e quindi evitare parapetti chiusi, debba avere colori che si abbinino con il bianco della pietra d’Istria e delle facciate che si affacciano sul fiume Misa e sappia mettere in sicurezza e comfort la mobilità pedonale e ciclabile».

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