Senigallia

Senigallia, polemiche al Consiglio Grande dove si è parlato di sicurezza e degli interventi sul fiume Misa

Molte associazioni hanno sollevato perplessità sugli interventi in atto e quelli futuri, ma Regione, Consorzio di Bonifica e Comune andranno avanti

La seduta del Consiglio Grande

SENIGALLIA – Si è svolto oggi, sabato 9 giugno, il Consiglio Grande, la sessione straordinaria del Consiglio comunale dedicata al tema della sicurezza del bacino idrografico del Misa e del Nevola. Un consiglio allargato ai cittadini per poter discutere di tematiche a cui la spiaggia di velluto è molto sensibile dopo l’alluvione del maggio 2014 e dopo le continue allerte per il maltempo.

Al Consiglio Grande erano presenti l’assessore regionale alla difesa del suolo e alla protezione civile Angelo Sciapichetti, il sindaco Maurizio Mangialardi e il presidente del Consorzio di bonifica della Regione Marche Claudio Netti, oltre ai rappresentanti di varie associazioni e dei comitati degli alluvionati.

L’assessore Sciapichetti ha ribadito il ruolo della Regione Marche e le risorse stanziate o in via di stanziamento per i vari progetti di messa in sicurezza del bacino idrografico senigalliese: si tratta di ben 18 milioni per il ripristino degli argini, per l’escavo della foce del Misa, per la sistemazione di alcuni fossi minori a cui vanno aggiunti i 4,2 milioni di euro già stanziati per il progetto delle vasche di laminazione che verranno realizzate alle Bettolelle di Senigallia.

Il sindaco e presidente dell’Unione dei Comuni “Le Terre della Marca Sénone”, dal canto suo, ha voluto precisare le competenze regionali nella gestione dei corsi d’acqua, nella manutenzione e nella progettazione degli interventi per la messa in sicurezza. Così come ha ribadito che le allerte meteo non vengono emesse dal Comune di Senigallia, né tantomeno che sono “aumentate” dopo l’alluvione del 2014 (ben 39 dal solo gennaio 2018), ma che la scarsa manutenzione negli anni sul fiume Misa ha determinato criticità tali da attenzionare a ogni pioggia. Certo è che invece la manutenzione ordinaria finora nemmeno in secondo piano, dovrà essere ripresa e portata avanti anche dopo i lavori previsti per questo biennio 2018-2019.

Molti dei lavori sono affidati al Consorzio di bonifica della Regione Marche, il cui presidente, Claudio Netti, è voluto intervenire al Consiglio Grande di Senigallia per ribadire la propria disponibilità a partire subito coi lavori e con la progettazione futura anche in assenza dei trasferimenti regionali, proprio in virtù di quel rapporto solido che c’è con l’ente regionale. Rapporto che si traduce anche in fiducia quando vi sono delle emergenze che hanno costretto l’appaltatore ad affidare i lavori urgenti a ditte senza passare per un bando pubblico, sempre nel rispetto delle leggi.

Diversi gli interventi dei cittadini e rappresentanti di associazioni. Il rischio non si potrà mai azzerare – spiega Luciano Montesi, presidente dell’associazione Confluenze, anch’essa parte del tavolo per il Contratto di Fiume – anche perché noi oggi vediamo stanziate risorse per circa 4 km di arginature mentre ve ne sono altri 10 km su cui non si interverrà e forse non sarà possibile farlo nemmeno in futuro. Noi abbiamo presentato diverse proposte ma dobbiamo ragionare nell’ottica di dare sempre maggior spazio al fiume. Eppure, nonostante i tavoli di concertazione, i progetti sono sempre gli stessi.

La parola è poi passata ai comitati degli alluvionati che hanno sollevato più perplessità in merito al progetto di messa in sicurezza del bacino fluviale del Misa.

Riccardo Pizzi (delegato per il “Comitato a difesa del territorio Area agricola di compensazione idrica località Brugnetto”) ha sottolineato che nel 2014 si è verificata una rottura dell’argine prima del ponte di Bettolelle (dove dovrà sorgere il restringimento per l’invaso delle vasche di espansione) il che rende praticamente pericoloso l’innalzamento del livello del fiume previsto, dati gli argini e le fragilità presenti. Ma la stessa utilità dell’opera da 4,2 milioni di euro è in discussione perché se in quel punto si raggiunge la portata massima di oltre 300 metri cubi al secondo, subito dopo si innestano ben sette affluenti importanti che faranno arrivare nel tratto cittadino ben 400 mc/s: il problema è che in città non possono essere smaltiti più (attualmente) di 150 mc/s per il restringimento degli argini presenti, per i ponti con pile in alveo, per la ridotta larghezza del tratto cittadino.

Anche l’avvocato Corrado Canafoglia è intervenuto come Unione Nazionale Consumatori, segnalando che da 30 anni a oggi è stata molto scarsa o quasi nulla la manutenzione sul fiume Misa, facendo dormire sonni poco tranquilli ai senigalliesi. Poi, alzando un po’ i toni, si è focalizzato sulle competenze comunali in tema di sicurezza dei cittadini e di informativa alla popolazione.

L’analisi della situazione delle portelle del fiume, il loro rifacimento, dei capofossi di collegamento del reticolo minore, delle gravi condizioni degli argini e del piano di emergenza specifico per ogni zona della città è stata sollevata da Abramo Barbaresi, alluvionato di Borgo Bicchia che ha fornito degli spunti per Regione e Consorzio di Bonifica.

Tra i vari interventi c’è stato anche quello di Evasio Sebastianelli, vice direttore della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) delle Marche. Sebastianelli ha sottolineato come sia facile ragionare di vasche di espansione o dei vari interventi quando si parla di beni e terreni altrui. Ogni ragionamento deve prestare più attenzione al mondo agricolo perché sono gli agricoltori i primi custodi dei terreni su cui si pensa di sfogare la piena del fiume. Inoltre è bene usare maggior concertazione e affidare i lavori alle imprese del territorio per poter creare economia locale.

Ogni intervento – spiega l’ingegner Massimo Gennaro, componente Associazione Consumatori Utenti (ACU) Marche – è impattante perché rischia di modificare l’assetto del fiume con conseguenze che devono essere attentamente studiate. Come il prolungamento del molo di ponente del porto senigalliese – cita ad esempio – che attualmente causa degli accumuli di residui alla foce che diventano un rischio per il corretto deflusso delle acqua del Misa nel mare Adriatico.

Insomma, tanti interventi su molti punti da cui trarre gli spunti per riflettere sull’azione di prevenzione e progettazione che deve assumere un ruolo sempre più fondamentale quando si parla di sicurezza idrogeologica, di assetto del fiume, di piani di emergenza.

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