Senigallia

Senigallia, dal coordinamento degli alluvionati la replica a Mangialardi

Cittadini amareggiati per aver dovuto attendere l'accertamento di questo «cavillo giuridico che poteva esser rilevato molto tempo prima», ma decisi a portare avanti la battaglia legale con ancora più impegno

Corrado Canafoglia (al centro) e alcuni componenti del coordinamento degli alluvionati di Senigallia
Corrado Canafoglia (al centro) e alcuni componenti del coordinamento degli alluvionati di Senigallia

SENIGALLIA – C’è amarezza tra gli alluvionati di Senigallia per la decisione di spostare il processo per i terribili eventi del maggio 2014 al tribunale de L’Aquila. La decisione, presa per un’incompatibilità ambientale data la presenza nel collegio giudicante di una persona danneggiata (e in parte risarcita) per la stessa alluvione, ha fatto esprimere a uno dei rinviati a giudizio, l’ex sindaco Mangialardi, sorpresa ma soddisfazione perché il processo si sposterà «in un contesto certamente più sereno». Parole che hanno scatenato la reazione del coordinamento degli alluvionati.

Dai suoi componenti è infatti stata resa nota l’amarezza «perché ci sono voluti 6 anni e 6 mesi per arrivare solo alla prima udienza del giudizio di primo grado ed accertare questo cavillo giuridico che poteva esser rilevato molto tempo prima», mentre «nel processo per l’alluvione di Genova in 5 anni si è arrivati già in Cassazione». Ma amarezza anche «perché si è perso oltre un anno – spiega il coordinamento degli alluvionati – per passare dalla fase dell’udienza preliminare alla prima udienza del giudizio ordinario per poi vedere nominare presidente del collegio giudicante un’alluvionata».

Con il trasferimento del processo al tribunale di L’Aquila, «aumentano le difficoltà logistiche ed alcuni reati si prescriveranno, ma non tutti. Continueremo con maggior impegno in questa battaglia giudiziaria, e ciò non solo per ottenere l’acclaramento della verità e soddisfazione ai tanti concittadini che hanno ricevuto danni pesanti in termini di vite umane e patrimoniali – afferma il coordinamento degli alluvionati -. Saremo a L’Aquila ed in ogni sede opportuna per far valere i nostri diritti».

L’alluvione di Senigallia che si verificò il 3 maggio 2014 causò quattro decessi, numerosi feriti (ma solo alcuni si sono costituiti parte civile) e ben 180 milioni di euro di danni. Al centro delle contestazioni all’allora sindaco Maurizio Mangialardi c’era la questione della manutenzione dell’alveo fluviale, tema su cui l’attuale consigliere regionale in quota Pd si è sempre difeso sostenendo che la competenza fosse della Regione Marche e «non del Comune di Senigallia, come falsamente, e in alcuni casi disonestamente, si è sostenuto per anni. E se finalmente nel corso dell’ultimo quinquennio sono stati realizzati interventi di manutenzione straordinaria capaci di mitigare il rischio esondazione, fenomeno che è un problema secolare, lo si deve proprio all’attività di pressing istituzionale sugli enti competenti svolta dalla mia Amministrazione. Anche per questo andrò a L’Aquila con la stessa carica umana che ho avuto in questi sei anni di attesa per svolgere un processo dove sono convinto che sarò pienamente assolto».

Parole che hanno gettato benzina sul fuoco. Dal coordinamento dei Comitati degli alluvionati del maggio 2014 è arrivata la richiesta, rivolta proprio a Mangialardi, a rinunciare alla prescrizione per tutti i reati contestati. «Lei ostenta sicurezza sulla sua innocenza rispetto alle accuse contestate, per cui non avrà alcun problema a rinunciare alla prescrizione e permettere ai Giudici di accertare ed ai cittadini di conoscere la verità senza nascondersi dietro ad un cavillo procedurale. Conoscendola siamo sicuri che Lei darà mandato al suo legale per depositare la rinuncia alla prescrizione per tutti i reati e magari ne dia notizia  alla cittadinanza intera e questo Le garantirà il rispetto dell’intera comunità, sentimento più nobile di un effimero consenso elettorale che oggi appare in fase calante».

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