Senigallia

Alluvione di Senigallia, scontro in aula sulle parti civili

Ancora un rinvio per l'udienza preliminare in merito all'esondazione del fiume Misa il 3 maggio 2014: bagarre tra legali, si decide il 3 giugno prossimo

Senigallia colpita dall'alluvione il 3 maggio del 2014

SENIGALLIA – Si è tenuta oggi l’udienza preliminare in merito all’alluvione di Senigallia che nel 2014 sconvolse la spiaggia di velluto causando quattro vittime e danni per centinaia di milioni di euro. Davanti al giudice per le udienze preliminari Francesca Palma, c’è stata bagarre in aula tra gli avvocati riguardo la possibilità di ammettere le centinaia di parti civili al processo penale che si potrebbe aprire contro 8 indagati, tra cui il sindaco Maurizio Mangialardi, il comandante dei vigili urbani Flavio Brunaccioni e l’ex primo cittadino Luana Angeloni.

Al centro della contesa legale c’è l’ammissibilità delle parti civili: oltre al Comune di Senigallia ci sono infatti circa 400 tra aziende e privati cittadini danneggiati dall’esondazione. I legali difensori degli indagati hanno sostenuto che, come nel processo per l’alluvione di Genova del 2011, dovessero essere ammessi soltanto i familiari delle vittime del 3 maggio 2014 ma non coloro che hanno ricevuto danni dalla piena del fiume Misa che inondò mezza città la mattina del 3 maggio.

Di parere contrario i legali delle parti civili: a tal proposito l’avvocato Corrado Canafoglia, responsabile regionale dell’Unione Nazionale Consumatori, ha fatto sapere che «i due casi sono molto differenti. A Genova è stato esaminato solo il fatto in sé e per sé, mentre della vicenda di Senigallia la Procura ha analizzato anche tutte le possibili cause che hanno determinato l’alluvione, tanto da toccare anche la deperimetrazione del Pai (il piano per l’assetto idrogeologico, Ndr) sostenendo che fosse avvenuta secondo logiche edificatorie, cioè per poter costruire dove non bisognava costruire, l’utilizzo dei fondi europei per la realizzazione del PercorriMisa e la mancata esecuzione dei piani di intervento per la salvaguardia della popolazione. A Genova inoltre c’è stato un solo sormonto, mentre qui il fiume Misa ha rotto gli argini o li ha sormontati in ben 22 punti quindi il caso ligure non può essere un precedente da considerare».

Il Gup si esprimerà sull’eventuale rinvio a giudizio degli indagati il prossimo 3 giugno 2019, quando si saprà se verranno ammessi come parti civili anche i cittadini e le aziende danneggiate dall’alluvione. Intanto la Procura ne ha chiesto l’esclusione per il Comune di Senigallia.

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