Senigallia

Notificato agli indagati il quarto decesso per l’alluvione del 2014

Tre settimane dopo l'esondazione del fiume Misa morì anche un altro uomo, allettato durante i tragici eventi, mentre altre due persone rimasero ferite

L'alluvione di Senigallia del 3 maggio 2014
L'alluvione di Senigallia del 3 maggio 2014

SENIGALLIA – Nuove contestazioni vengono mosse al sindaco e agli altri sette indagati in merito all’alluvione che ha colpito Senigallia il 3 maggio 2014. La Procura della Repubblica di Ancona ha notificato oggi un nuovo procedimento per il decesso di una quarta persona, avvenuto ben 23 giorni dopo i tragici fatti, e per le lesioni ad altri due cittadini che vennero travolti dalla piena del fiume Misa esondato. A renderlo noto è lo stesso sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi.

Il quarto deceduto era un anziano, allettato e collegato ad alcuni macchinari, che venne raggiunto da acqua e fango nell’appartamento al piano terra: la badante richiamò alcuni ragazzi che riuscirono a portare fuori l’uomo ma le complicanze sopraggiunte ne determinarono il decesso tre settimane dopo.

Le altre due persone vennero travolte mentre si trovavano in strada: una rimase ferita al ginocchio, l’altra riuscì per miracolo a uscire dall’abitacolo della vettura finita in un fosso e a salvarsi per alcune ore sopra un albero prima dell’intervento dei soccorsi; da qui però ne ricavò un grave stato d’ansia.

Le nuove contestazioni vanno ad aggiungersi alle altre già notificate che vanno dal pluriomicidio colposo al disastro ambientale, dall’inondazione alle lesioni fino all’abuso d’ufficio e falsità ideologica. L’udienza è stata rinviata al 25 febbraio prossimo.

Maurizio Mangialardi
Maurizio Mangialardi

Intanto lo stesso primo cittadino rileva che le contestazioni, «legittime», arrivino «quattro anni e mezzo dopo i tragici fatti alluvionali e dopo la prima udienza preliminare. Un Sindaco quando viene eletto sa che si assume anche colpe pubbliche e oneri difficili. Spero di riuscire a spiegare nel processo i fatti come avvenuti. Vorrei però che non si iniziasse a fare i processi sui giornali: fanno molta pubblicità, ma non è rispettoso per le vittime dell’alluvione e per chi ha lavorato per contenerne i danni».

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