Senigallia

Scuola: «Lo sciopero di lunedì 11 ottobre è solo il primo passo»

Docenti, studenti e personale Ata sono scesi in piazza per rivendicare diritti e per chiedere investimenti strutturali. Sergi: «Imporre il green pass è solo un modo per evitare di trovare risorse»

La scuola primaria "Mario Puccini" di Senigallia
La scuola primaria "Mario Puccini" di Senigallia

SENIGALLIA – Lo sciopero dell’11 ottobre, ha visto impegnato larga parte del mondo scolastico, del settore trasporti e non solo. Una mobilitazione a livello nazionale che ha visto anche da Senigallia la partecipazione di diverse persone ai vari cortei organizzati nelle più grandi città. Tante le sigle del del sindacalismo di base che hanno aderito all’iniziativa contro le politiche del governo Draghi, contro il green pass (ma con il “sì” convinto alla vaccinazione) e per lo sviluppo della scuola.

Tra le rivendicazioni, le sigle Adl Cobas, Confederazione Cobas, Cobas scuola Sardegna, CUB, SGB, SiCobas, Sial Cobas, Slai Cobas, USB, USI, USI-CIT e ORSA hanno ribadito la necessità di investimenti per l’assunzione dei docenti e del personale Ata in condizioni di precarietà, nel settore dell’edilizia e del trasporto pubblico, ma anche fondi per ampliare gli spazi e ridurre le classi pollaio. Tra i temi, anche il  “no” alla didattica a distanza e al green pass.

«Innanzitutto – spiega Vittorio Sergi, docente senigalliese e aderente all’area programmatica congressuale della CGIL “Riconquistiamotutto” – prendiamo le distanze da ciò che è successo sabato (9 ottobre, ndr). Il nostro “no” al green pass è motivato dal fatto che secondo noi non risolve il tema covid. Mentre i vaccini sono la soluzione migliore, il green pass che il governo ha esteso sta diventando solo uno strumento di pressione sul mondo del lavoro, che acuisce le tensioni senza risolvere la questione pandemia e che diventa opportunità per licenziamenti e, in generale, il controllo dei lavoratori». Anche nel mondo della scuola dunque le posizioni non sono tutte uguali e c’è chi crede fermamente nella vaccinazione volontaria, senza imposizioni da parte dello Stato, ma da perseguire attraverso una campagna di sensibilizzazione e un lavoro di promozione culturale.

Ciò che serve invece al mondo della scuola sono investimenti strutturali che da anni vengono rimandati: «Investimenti sull’edilizia scolastica per ridurre il numero di studenti per classe, investimenti per aumentare gli organici e per stabilizzare i precari, sia docenti che personale Ata; investimenti nei trasporti pubblici. Su queste tematiche noi consideriamo il governo lontano ancora anni luce». Rivendicazioni che sono state fatte proprie anche da varie realtà studentesche e coordinamenti nazionali.

Mentre molti docenti erano impegnati nelle piazze come a Roma o Bologna, il professore senigalliese era ad Ancona a pianificare le prossime iniziative. «Quello di lunedì 11 ottobre era solo un primo passo che speriamo porti a una partecipazione e un protagonismo sulle tematiche della scuola da parte dei sindacati di base e di parte della Cgil, quella dell’area “Riconquistiamotutto”, con la massima vocazione unitaria verso un reale sciopero generale contro le politiche del governo Draghi».

Altra tematica che sarà al centro delle prossime manifestazioni autunnali è quella dell’uso di piattaforme digitali di proprietà delle grandi realtà informatiche. «Tutti noi oggi, sia docenti che studenti, siamo portati a lavorare su piattaforme private, di fatto regalando a Google e Microsoft una marea di dati privati su cui poi loro cercano di monetizzare. Ma c’è anche un altro discorso: con questo utilizzo ormai diffuso, governo, ministero e mondo della scuola in generale stanno rinunciando alla loro autonomia, senza poter decidere democraticamente su decisioni metodologiche e politiche stabilite altrove. E senza che, del lavoro svolto, ci sia alcun riconoscimento contrattuale: i diritti digitali vengono praticamente donati alle grandi case informatiche. E su questo punto torneremo per dare battaglia, innanzitutto aprendo da novembre in poi uno spazio di riflessione sulla democrazia a scuola attaccata dalla tecnologia, dove tutti siamo controllati senza poter dire la nostra».

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