Senigallia

Senigallia, la sanità pubblica nel mirino di comitati e opposizione

Il comitato a difesa dell'ospedale di Senigallia, il movimento cinque stelle e altri esponenti cittadini critici con le scelte sul nosocomio

L'ospedale di Senigallia
L'ospedale di Senigallia

SENIGALLIA – L’attività dell’ospedale cittadino, le sue risorse umane e tecnologiche, le liste di attesa e i posti letto tra terapia intensiva e subintensiva tornano al centro del dibattito cittadino. Su questi argomenti sono intervenuti infatti i componenti del “Comitato cittadino a difesa dell’ospedale di Senigallia”, il Movimento 5 Stelle, Riccardo Pizzi dell’osservatorio sulla sanità e Gennaro Campanile, candidato per la lista civica “AmoSenigallia”. Un’attenzione trasversale si potrebbe dire sulla situazione post emergenza covid con l’auspicio di tornare velocemente alla normalità e, se possibile, migliorare le criticità evidenziate in questi ultimi mesi.

Critici rispetto alle scelte della politica senigalliese è il Comitato cittadino a difesa dell’ospedale di Senigallia che torna sulla questione delle liste di attesa, azzerate per quanto riguarda le attività non urgenti per via della crisi legata al coronavirus e ancora lontane dall’essere ripristinate. «Per noi cittadini, che a causa del Covid19 abbiamo visto azzerate le prenotazioni fatte con grossi sacrifici addirittura un anno fa, che misure si stanno prendendo? Sanno Ceriscioli, Volpini e Mangialardi che sono state tutte annullate le attività chirurgiche e ambulatoriali e che dopo aver aspettato anche un anno, alle volte anche oltre, per una prestazione sanitaria dobbiamo ripresentarci al cup fisicamente, perché oberato di telefonate, e ricominciare tutto l’iter daccapo aspettando ancora un altro anno, a meno che si  richieda una prenotazione a pagamento?». 

Un disagio aumentato anche dal sapere che a Senigallia non verranno aumentati i posti letto di terapia intensiva come invece avverrà per altre realtà: «Attualmente per esempio assistiamo ad una esaltazione di Fabriano e Jesi, con Senigallia scomparsa dalla prospettiva di potenziamento sanitario Regionale. A Fabriano sono state appaltate 4 nuove sale operatorie, a Senigallia niente; a Jesi sono stati implementati 7 posti di terapia intensiva per l’emergenza covid, a Senigallia invece posti di sub intensiva».

Oltre ai posti letto, il comitato sottolinea la carenza di personale, fatto che limiterebbe anche la ripresa delle attività chirurgiche. «L’ortopedia è accorpata in parte con la chirurgia generale, ciò significa meno posti letto e quindi meno sale operatorie; con il conseguente aumento delle liste d’attesa. L’alternativa? Spostare le sedute operatorie a Fabriano. L’otorinolaringoiatria, con più di un anno di attesa sugli interventi chirurgici cosa fa? Pare che la direzione medica abbia appena deciso che l’attività chirurgica vada trasferita a Fabriano. L’oculistica? Pare non abbia avuto ancora disponibilità per la ripresa della sala operatoria… E così Fabriano, improvvisamente diventa “polo chirurgico per l’Area Vasta 2”, a discapito di Senigallia».

Scelte criticate anche dal Movimento 5 Stelle senigalliese. «Il nostro ospedale, denominato “Principe di Piemonte”, così come gli operatori (sanitari, tecnici, amministrativi e di supporto) che vi lavorano con grande professionalità e dedizione, è salito più volte alla ribalta, non solo locale ma anche nazionale, dei media con riscontri assolutamente positivi che hanno onorato la città di Senigallia di fronte all’opinione pubblica italiana.

E’ innegabile la strategicità del nostro ospedale, che serve una città che, per numero di abitanti residenti, è la 6^ città marchigiana e la 2^ della provincia di Ancona, che è la prima meta turistica delle Marche e che – con il Summer Jamboree – raggiunge oltre mezzo milione di presenze. Nonostante questo, storicamente le giunte regionali a maggioranza PD hanno colpito ripetutamente il “Principe di Piemonte”, con il tacito assenso del Sindaco di Senigallia che, dal 2010, nulla ha mai fatto (se non a chiacchiere) per tutelare l’ospedale cittadino».

Le consigliere Palma e Martinangeli hanno ricordato in consiglio comunale che «negli anni passati il dipartimento medico aveva già perso 32 posti letto. A radiologia i macchinari sono ormai obsoleti e manca ancora la seconda TAC da inserire in Pronto Soccorso, che doveva arrivare entro il 2019 (assessore Girolametti-dixit). L’Asur ha cancellato, con propri atti amministrativi, le unità operative di Cardiologia e terapia intensiva cardiologica, unica realtà a livello provinciale ad avere le caratteristiche ed i volumi di attività previsti dal DM 70/2015 (Decreto Balduzzi), prevedendo la trasformazione in riabilitazione cardiologica. Sempre nel 2019 abbiamo perso anche i 12 posti letto di Gastroenterologia che – unica Unità Operativa Complessa dell’Area Vasta 2 – è il riferimento per la degenza ospedaliera per acuti di tutta la provincia di Ancona, sempre nel silenzio di Sindaco e Giunta. Solo da pochi mesi sono stati recuperati solo 6 posti letto, più uno per il Day Hospital, ovvero abbiamo perso la metà dei posti letto precedentemente presenti nell’ospedale. Dopo l’emergenza covid, a Senigallia non sono stati ancora riaperti o non ne è prevista la riapertura di:

– 23 p.l. in area medica (11 p.l. medicina, 4 p.l. nefrologia, 6 p.l. gastroenterologia, 2 p.l. neurologia)

– 25 p.l. in area chirurgica (1 p.l. otorino, 12 p.l. chirurgia, 12 p.l. ortopedia)

– 10 p.l. in area emergenza (10 p.l. di cardiologia).

Inoltre nel piano di riorganizzazione da presentare a breve al ministero, «a Senigallia verrebbero dati solamente sei posti letti di terapia semi-intensiva, per normalizzare la situazione del DEA di primo livello che- unico nella provincia di Ancona – non dispone di tali posti, ma nulla verrebbe fatto per mettere a norma la situazione della Rianimazione, che dispone di soli 4 posti (la dotazione minima è in moduli di 6) in una palazzina del 1930 che necessita di importanti adeguamenti strutturali ed impiantistici. Ricordiamo che non avere la rianimazione determina l’impossibilità per i chirurghi di operare, e ciò significherebbe – di fatto – chiudere l’ospedale».

«Il sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi ha lasciato mercoledì 10 giugno scorso la seduta del Consiglio comunale, interviene Riccardo Pizzi, senza rispondere all’interrogazione di un consigliere di minoranza su tre domande fondamentali per il

futuro dell’Ospedale di Senigallia: se il Sindaco, nel suo incontro con i vertici ASUR e Regione Marche abbia rappresentato la necessità di adeguamento che il Dipartimento di emergenza e accettazione dell’ospedale di Senigallia attende da anni; se nell’ambito della riorganizzazione del sistema sanitario ospedaliero, gli operatori sanitari senigalliesi vedranno ancora una volta sfumare la

possibilità di poter  lavorare in sicurezza per loro stessi e per i pazienti; se ancora una volta, l’Ospedale di Senigallia sarà lasciato ai margini, con DEA di 1 livello privo di posti letto di terapia semi-intensiva, con un modulo di soli 4 posti letto di terapia intensiva». 

A rispondere è stato l’assessore alla sanità Girolametti: «le parole usate dall’assessore lasciano perplessi e purtroppo avvalorano i peggiori timori del Comitato. La funzionalità ed operatività del nostro Ospedale sono in serio pericolo per la mancata difesa da parte di chi di dovere (il sindaco in primis, il quale aspira a governare la sanità regionale) dei requisiti minimi richiesti dalla legge. La situazione è seria, grave e non procrastinabile ulteriormente». 

«È tempo che il lavoro dell’Ospedale di Senigallia ritorni ad un’attività rutinaria». È questa l’opinione di Gennaro Campanile, ex assessore Pd e ora candidato con la lista “Amo Senigallia”. «La sanità che vogliamo è una sanità che si prenda cura dei cittadini, dei malati più fragili, delle persone in difficoltà. Passata la fase più critica dell’emergenza Covid 19 con un tributo umano pesante anche per il nostro territorio, guardiamo al futuro in cui le persone dovranno di nuovo sentirsi al centro delle attenzioni e dei servizi sanitari pubblici e assistenziali». «Adesso – continua Campanile – è arrivato il momento di rendere disponibili subito i punti di prenotazione aperti al pubblico e i risponditori telefonici. Un altro aspetto a cui teniamo molto è l’immediato avvio delle prestazioni di medicina dello sport: atleti, ragazzi e giovani vanno quanto prima messi nelle condizioni di poter effettuare le visite necessarie per la ripresa dell’attività fisica e motoria in sicurezza. Bisogna consentire, inoltre, l’apertura delle case della salute, come previsto d’altronde in sede di programmazione regionale, puntando sul coinvolgimento e l’aiuto dei medici di famiglia. Chiediamo, infine, che venga estesa al massimo livello l’assistenza domiciliare per i pazienti disabili. Dobbiamo garantire quei servizi essenziali e primari irrinunciabili come prelievi, terapie e forniture di medicinali».

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