Senigallia

Regionali, la Lega attacca Mangialardi: «Ego smisurato, poca trasparenza»

Dopo l'intervista a CentroPagina.it, ecco le critiche all'atteggiamento del sindaco di Senigallia e del Pd da parte del carroccio cittadino: «modo di operare veramente arrogante che non affascinerà le sardine»

L'intervento del sindaco Mangialardi
L'intervento del sindaco Mangialardi

SENIGALLIA – La Lega senigalliese va all’attacco del sindaco Maurizio Mangialardi dopo le sue dichiarazioni rilasciate a CentroPagina.it circa la sua candidatura alle elezioni regionali. Elezioni che potrebbero addirittura slittare come preventivato da alcuni politici e parlamentari e come già disposto per il referendum di fine marzo. Al centro delle critiche mosse dagli esponenti locali del carroccio ci sono le affermazioni che «ci lasciano, a dir poco, esterrefatti» per quanto riguarda l’unità del Partito Democratico e la scelta di candidare un nome ritenuto dagli oppositori altamente divisivo e contraddistinto da un forte ego.

Nell’intervista il primo cittadino della spiaggia di velluto spiega che il PD era diviso in molti pezzi e che la sua candidatura è riuscita a mettere insieme tantissimi iscritti e quasi tutti i componenti della direzione regionale. Dalla Lega però pongono una domanda: «Lei pensa veramente che con la sua candidatura votata solo dai vertici del suo partito, 38 persone di cui 34/35 a lei favorevoli, di essere il giusto collante politico alle varie pulsioni che esistono nel PD? Non era meglio, come avvenuto in tempi non molto lontani, sottoporsi, democraticamente, al giudizio dell’elettorato tutto tramite le primarie? Lo strumento delle primarie le avete inventate voi del PD (prima Ds, poi PDS) per coinvolgere tutti i cittadini, non solo coloro che da sempre erano-sono al vostro fianco».

I salviniani senigalliesi ricordano poi che «nella nostra Senigallia la candidatura del dott. Volpini è stata una scelta “autoritaria” decisa all’interno dell’unione comunale, e da Lei fortemente sostenuta, che ha fatto imbestialire molti dei suoi sodali, tanto da creare una spaccatura-terremoto nel PD locale. Lei crede con questa prerogativa di essere coesivo e non divisivo per la sua elezione a presidente della Regione Marche».

Anche in questo caso a essere criticato è l’atteggiamento di Mangialardi che si è definito il vero candidato civico perché spinto dai sindaci dell’intero territorio regionale: «Ma è davvero convinto che Lei sia espressione di “candidato civico”? Ha la consapevolezza di cosa voglia dire il termine che ha usato? Crediamo di no! Candidato civico, secondo la Treccani, è chi si presenta alle elezioni come espressione di particolari interessi locali o di categoria e non è esplicitamente legato a partiti politici… Tanto per cominciare, un candidato civico nasce nella (e dalla) città. Basta sfogliare un qualunque vocabolario per leggere che l’aggettivo civico riguarda tutto ciò che “è proprio della cittadinanza in quanto parte di essa”. Una definizione che mal si concilia con i candidati decisi nelle sedi di partito».

La Lega sostiene infatti che un vero candidato civico si debba confrontare coi partiti, ma non essere sottomesso a essi, rispondere ai cittadini e non ai segretari politici, essere scelto dal popolo non dai burocrati. «Invece sappiamo benissimo che Lei è l’espressione pura di partito, il suo, il PD. Con le sue funamboliche parole Lei è convinto che i suoi elettori portino ancora l’anello al naso. Sta commettendo un grosso errore, così dicendo non pensa di prendere in giro gli elettori del PD?».

In merito poi alla opportunità della candidatura del sindaco di Senigallia alle elezioni regionali nonostante il processo per l’alluvione del 3 maggio 2014, la Lega si domanda: «Per la legge Lei è certamente candidabile ma ha minimamente considerato l’opportunità di non candidarsi per lasciare il tempo alla giustizia di fare il suo corso o il suo smisurato ego non glielo ha permesso?». Ego che secondo i leghisti critici di Mangialardi lo avrebbe portato più volte a considerare solo i pareri di quanti gli sono vicino e non del resto della città.

Anche il definirsi apertamente antifascista ha lasciato perplessi gli iscritti senigalliesi alla Lega che contestano questa affermazione sostenendo che «la sua nomina è la solita nomina calata dall’alto usando la solita vecchia liturgia di sempre che nulla ha di trasparente e che nulla ha di coinvolgimento della popolazione men che meno dell’elettorato di riferimento del PD. Vedremo se questo suo modo di operare, ce lo consenta veramente arrogante, affascinerà il movimento delle “sardine” che al momento non abbiamo ancora visto in azione a Senigallia»!

Un atteggiamento che se da un lato rischia di spaventare la cosiddetta anima “civica” che in questi mesi sta emergendo dalle piazze di tutta Italia, dall’altro rischia di compromettere il dialogo tra le varie correnti, movimenti, anime e partiti interni e vicini al Pd: «Lei dà pieno corpo al suo modo di procedere “minacciando” l’ipotetico candidato alternativo alla sua persona di dividere il csx e quindi lo blandisce con una “poltroncina”, se si allinea altrimenti… Questa è la prova provata di come Lei intenda da sempre la democrazia: io sono io voi non siete nessuno. Speriamo che i marchigiani comprendano a cosa vanno incontro con la sua elezione».

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