Senigallia

Protocollo per la legalità, Senigallia e Serra de’ Conti firmano in Prefettura

Anche le due città della vallata del Misa coinvolte nel progetto dal prefetto Darco Pellos per evitare infiltrazioni mafiose nel territorio

La firma del protocollo d'intesa per la legalità da parte del sindaco di Senigallia Massimo Olivetti e del prefetto di Ancona Darco Pellos
La firma del protocollo d'intesa per la legalità da parte del sindaco di Senigallia Massimo Olivetti e del prefetto di Ancona Darco Pellos

ANCONA – Anche Senigallia e Serra de’ Conti hanno sottoscritto in Prefettura il protocollo d’intesa per la legalità. Si tratta di un’iniziativa del prefetto Darco Pellos che sancisce una più stretta collaborazione tra le istituzioni per evitare infiltrazioni mafiose in un territorio, come quello regionale, ancora essenzialmente privo di grosse criticità.

Il protocollo di intesa per la legalità è un progetto che si riferisce allo sviluppo del settore ricettivo alberghiero ma anche alle attività economiche commerciali. Coinvolte tutte le città delle Marche, a maggior ragione quelle turistiche, che potrebbero essere facili prede della malavita, e quelle anche piccole che potrebbero però essere appetibili dalla criminalità organizzata per via delle varie imprese che insistono sul loro territorio comunale e che versano in situazione di difficoltà.

Alla firma del protocollo c’erano il prefetto di Ancona Darco Pellos e, per Senigallia, il sindaco Massimo Olivetti ma hanno partecipato anche molti altri sindaci della Provincia di Ancona, oltre al questore, ai vertici dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza. «Il protocollo è finalizzato a implementare le misure di prevenzione e contrasto ai tentativi di criminalità organizzata nelle varie attività economiche», spiega il primo cittadino.

Per quanto riguarda la valmisa è stata coinvolta anche Serra de’ Conti, con le sue molteplici imprese, più o meno piccole. «Il problema è che – ha affermato la sindaca Letizia Perticaroli – con la crisi economica e industriale prima e con la pandemia poi, molte realtà si sono trovate in forti difficoltà, se non addirittura costrette a chiudere. Questo le rende di fatto possibili prede di grandi gruppi criminosi che potrebbero subentrare nelle proprietà, intera o in quote, delle imprese».

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