Senigallia

Elezione presidente della Repubblica, Mangialardi: «Oggi giornata da schede bianche, ma da domani ore decisive»

Il capogruppo Pd in Regione ed ex sindaco di Senigallia è certo che venerdì 28 o sabato 29 si avrà il nome del successore di Sergio Mattarella: «No a candidati di parte, sarebbe a rischio il governo»

Maurizio Mangialardi
Maurizio Mangialardi

ROMA – Quella di oggi, 27 gennaio, sarà ancora una giornata caratterizzata dalle schede bianche per quanto riguarda l’elezione del presidente della Repubblica. Solo da domani, venerdì 28, ci si giocherà davvero il tutto per tutto e si andrà alla conta dei voti. A sostenerlo è Maurizio Mangialardi, uno dei grandi elettori che dalle Marche partecipano al momento più solenne della politica e della democrazia italiana. 

Il capogruppo Pd in Regione è certo che neanche oggi, 27 gennaio, non si arriverà all’elezione del capo dello Stato. Passata la serata e nottata dei grandi confronti, come annunciato da tutti i partiti al termine della giornata convulsa di ieri, mercoledì 26, anche tra i Dem, e quindi nell’asse di centrosinistra, si è deciso che i nomi verranno rimandati a quella che sarà la quinta “chiama”, nonostante dal Paese si inizi a chiedere di accelerare sui temi dell’elezione.

«Domani, o al massimo sabato, si arriverà alla votazione finale – spiega l’ex sindaco di Senigallia – mentre oggi sarà un’altra giornata di confronti. Non vogliamo che si replichi come ieri alcuna prova di muscoli né spinta in avanti da parte di alcune forze politiche perché il momento è delicatissimo». Il riferimento è a Fratelli d’Italia che ha provato a forzare la mano con Crosetto che ha ricevuto 114 voti, oltre il doppio dei grandi elettori Fdi.

«Non ci può essere spazio per alcuna azione di forza, da parte di nessuno, perché chiunque venisse eletto da una sola parte politica, farebbe di fatto saltare il governo. Il giorno dopo ci ritroveremmo in una crisi a palazzo Chigi, con Draghi alle dimissioni e il paese nel caos. Non ci possiamo permettere uno scenario come questo».

Uno scenario che sarebbe aggravato dalla pandemia che ancora sta uccidendo centinaia di persone, dalla crisi internazionale con la tensione tra Russia e Stati Uniti nell’est europeo, dalla questione energetica e dalla fine della credibilità italiana che in questi mesi di presidenza Draghi è aumentata notevolmente. «A me non piace votare scheda bianca, ma non possiamo permetterci che un candidato di parte faccia saltare tutto. Da parte nostra sono stati fatti nomi di alto profilo e sicuramente da domani si arriverà a una svolta». 

E a quanti sono già stanchi dei giochi della politica che cincischia senza concludere cosa risponde? «Non bisogna banalizzare la questione – spiega Mangialardi – innanzitutto perché siamo appena alla quarta chiama e in tempi pre-pandemia saremmo praticamente al secondo giorno di votazioni, mentre adesso i tempi si allungano per le normative covid; e poi perché fare dei nomi così senza considerare le conseguenze non ci porterebbe da nessuna parte, anzi, creerebbe dei danni immensi». Finora erano necessari 673 voti per eleggere il presidente della Repubblica, pari ai due terzi dei 1009 grandi elettori. Da oggi ne basteranno 505, la metà più uno.

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