Senigallia

Acceso botta e risposta tra Mangialardi e Ciccioli sul pronto soccorso di Senigallia

Alle parole del capogruppo FdI in consiglio regionale replica l’ex sindaco della spiaggia di velluto. E sul tema interviene anche il Comitato per l’ospedale: «Noi siamo abituati alla sua afonia»

L'ospedale di Senigallia
L'ospedale di Senigallia

SENIGALLIA – Continua, da distante, il botta e risposta tra maggioranza e opposizione regionali e locali sul tema della sanità pubblica. Tema ancora di scottante attualità date le condizioni in cui versa il pronto soccorso e l’intero ospedale di Senigallia, così come di altre città delle Marche e di tutta Italia. Una situazione di crisi legata alla carenza di personale che, dopo anni di tagli e politiche spesso al ribasso, fa emergere tutta la sua gravità. Nel caso specifico della spiaggia di velluto si dibatte sull’esiguo numero di medici disponibili, talmente pochi da far propendere per l’esternalizzazione del servizio di assistenza medica a una cooperativa per oltre 600 mila euro in quattro mesi. Ma non solo. Si litiga sulle responsabilità, sugli atteggiamenti, sulle proteste e sui silenzi e su questo particolare aspetto interviene anche il “Comitato cittadino a difesa dell’ospedale di Senigallia” che è stato nuovamente chiamato in causa. E additato.

Sulla sanità era intervenuto inizialmente l’ex primo cittadino di Senigallia Maurizio Mangialardi, il quale ha accusato la giunta Acquaroli (e per complicità politica anche quella senigalliese guidata dal sindaco Olivetti) di «non aver fatto altro che danni» in quasi due anni di governo regionale, incolpando però le compagini precedenti. Al capogruppo Pd in Regione ha risposto il consigliere regionale di FdI Carlo Ciccioli che ha parlato di «macerie che ci hanno lasciato, a Senigallia come in tutta la Regione» e di «risultati che già si intravedono nonostante la pandemia».
Lo stesso Mangialardi ha voluto poi replicare alle «sparate demagogiche» di Ciccioli, tese a «nascondere il fallimento della giunta regionale, soprattutto per quanto concerne le politiche sanitarie». Affermazioni a cui avrebbero fatto seguito, secondo il capogruppo Dem, le «continue bacchettate ricevute dal suo assessore alla sanità Filippo Saltamartini, che sia in consiglio regionale che in diverse occasioni pubbliche, con grande imbarazzo è stato più volte costretto a correggere e ridimensionare le fughe in avanti di Ciccioli». Tornando nuovamente sulla questione sanità, Mangialardi ha sostenuto di essere al lavoro, oggi come ieri, per cercare di superare alcuni vincoli del decreto Balduzzi. «Lavoro che, al contrario, non è stato mai svolto seriamente dal presidente Acquaroli né tanto meno dai partiti del centrodestra».

Ma intanto il pronto soccorso dell’ospedale di Senigallia soffre per la carenza di organico, tanto da non riuscire a garantire né ferie né riposi adeguati al personale, né tantomeno la formazione periodica obbligatoria. Nella stessa situazione di Senigallia versano anche tante altre strutture in tutta Italia: da più parti si sente ora pronunciare la parola privatizzazione come un “rischio” sempre più concreto, ultima spiaggia per superare una lacuna strutturale del sistema formativo e sanitario italiano. Ma se le bacchette magiche non esistono, anche le promesse elettorali iniziano a mostrarsi per quello che erano. Mangialardi parla a proposito dell’azione di governo Acquaroli come di un «fallimento impietosamente certificato dai fatti, di cui, purtroppo, Senigallia è un tragico emblema».

Chiamato in causa, interviene anche il “Comitato cittadino a difesa dell’ospedale di Senigallia”. Sia Mangialardi, sia la consigliera comunale di “Vola Senigallia” Stefania Pagani avevano parlato di «assordante silenzio» di quanti ora sono «afoni» mentre prima erano «prolissi» nell’accusare a ogni disservizio sanitario il primo cittadino della spiaggia di velluto e la giunta regionale Ceriscioli. Ai due esponenti del centrosinistra senigalliese risponde il comitato che lo scorso 29 aprile ha manifestato proprio davanti l’ingresso dell’ospedale Principe di Piemonte. «Non ancora digerita la sconfitta elettorale, possiamo capire quanto sia dura dopo decenni e decenni di esercizio di potere», Mangialardi «dovrebbe essere sordo e cieco» per non aver visto la protesta né letto vari interventi sulla stampa. Interventi per chiedere servizi, personale e strutture a norma. E sul silenzio ribattono: «Noi attendiamo ancora risposte a dieci domande rivoltegli in qualità di sindaco nel 2018 relative alle problematiche ed alle complessità ospedaliere già venute alla luce e che egli ora denuncia, ma che allora ignorò totalmente assicurando i senigalliesi che tutto andava bene. Ma noi siamo abituati all’afonia storica del signore in questione».

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