Senigallia

Parcheggiatori e legalità, a Senigallia «altre questioni meritano più attenzione»

I referenti della scuola di italiano Penny Wirton Senigallia intervengono sui recenti controlli «inflessibili con chi cerca di ricavare qualche euro per sbarcare il lunario» ma non altrettanto attenti verso coloro che li fanno «lavorare in nero nei vari comparti economici, agricoltura e turismo»

parcheggiatori abusivi a Senigallia
parcheggiatori abusivi a Senigallia

SENIGALLIA – La questione dei parcheggiatori abusivi da tempo fa discutere, dividendo la città – ma in generale tutta la nazione – in due fazioni. Da un lato c’è chi assume un atteggiamento più intransigente e auspica sempre maggiori controlli per combattere questa forma di elemosina insistente ai limiti del ricatto; dall’altro c’è chi prova a mettersi nei panni di persone spesso costrette loro malgrado a spostarsi in un altro continente per cercare di sopravvivere facendo lavoretti più o meno leciti, dignitosi, sfruttati e malpagati.

Nei giorni scorsi i servizi dei carabinieri hanno permesso di sanzionare due persone e di denunciarne e arrestarne una terza: tutti e tre sono di nazionalità senegalese e, al momento dei controlli, erano intenti a orientare i conducenti alla ricerca di un parcheggio libero nei pressi dei giardini Morandi e di piazza Simoncelli. La notizia è rimbalzata tra i vari quotidiani e si è diffusa tra le persone suscitando molteplici commenti anche sui social network. Da qui muove le proprie considerazioni la scuola di italiano Penny Wirton Senigallia, che fornisce un aiuto con la lingua alle persone che si trovano in Italia.

«Ancora una volta – si legge in una nota – ci si dimostra inflessibili con chi cerca di ricavare qualche euro per sbarcare il lunario, con una determinazione degna di miglior causa. Questo in un contesto dove spesso gli stessi immigrati sono costretti a lavorare in nero nei vari comparti economici, agricoltura e turismo in particolare, senza che si mostri la stessa attenzione e intransigenza. A chi rivendica la centralità della legalità, rispondiamo con le parole di don Ciotti, che della lotta alle mafie ha fatto una ragione di vita: “Esiste una legalità che protegge i potenti e una che difende i deboli”». 

«Ecco noi crediamo che non sarebbe male se, in nome della legalità, facendo riferimento alla nostra Costituzione, si rimuovessero le cause che costringono delle persone residenti nel nostro territorio a ricorrere a espedienti per vivere, garantendo loro un lavoro dignitoso, e ci si mostrasse più attenti ad altri tipi di illegalità, ben più gravi».

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