Senigallia

Pandemia e guerra, povertà e «solidarietà a orologeria»

Appello del presidente dell’associazione “Stracomunitari” di Senigallia alla cittadinanza perché non ci si volti dall’altra parte

Senigallia: la fila di persone in attesa davanti l'associazione Stracomunitari per la distribuzione di cibo e aiuti
Senigallia: la fila di persone in attesa davanti l'associazione Stracomunitari per la distribuzione di cibo e aiuti

SENIGALLIA – La solidarietà spesso va a braccetto con le emozioni. Non sempre ha dietro di sé un ragionamento, ma il più delle volte è un comportamento influenzato. Dalle vicende internazionali, dalla cronaca, dai media, dalla vicinanza a una certa situazione. Una solidarietà a orologeria.

A febbraio e marzo scorsi c’erano container pieni di vestiti, cibo e medicinali che le persone avevano donato subito dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. L’emergenza di allora forse è cessata, lasciando spazio però ad altre necessità; ma, in compenso, la solidarietà delle persone, dei senigalliesi in questo caso, è venuta un po’ meno. E così le raccolte fondi sono terminate, non ci sono code per consegnare i propri abiti usati e dell’argomento se ne parla un po’ meno. O meglio, in maniera diversa. Si parla più di politica. E le altre criticità? Le altre povertà?

Su questo comportamento, quasi come se in molti si fossero girati dall’altra parte, si è voluto soffermare Mohamed Malih, presidente dell’associazione “Stracomunitari”. La realtà da mesi, molti mesi, si sta occupando di raccogliere beni e cibo da donare alle persone in difficoltà, di qualunque nazionalità e colore, sesso e religione. Persone che fanno la fila per ore la mattina delle consegne settimanali di cibo fuori dal locale concesso in comodato d’uso gratuito dalla fondazione Città di Senigallia.

«Ho lanciato un appello giorni fa – spiega Malih – dove parlavo della lunga coda che si forma davanti alla nostra sede. Non certo per accaparrarsi l’ultimo ritrovato hi-tech o un capo d’abbigliamento griffato. Bensì per un tozzo di pane e poco altro. Dopo l’appello in diversi mi hanno scritto per chiedere come dare una mano. Qualcuno mi ha fermato per strada e mi ha affidato il suo contributo. Tutto ciò mi rincuora. Perché in fondo quella lunga fila non è solo affar mio. Non può e non deve esserlo. Quella lunga fila è un urlo in faccia a questa città. In faccia a tutti i pietismi a orologeria che fino all’altro ieri riempivano container in cibo e vestiario con destinazione Ucraina. Perché i  media così avevano deciso».

«Ora quella stessa umanità, destinataria dei nostri aiuti teleguidati, si aggira nelle nostre città spaesata e affamata. Quella stessa umanità – continua il presidente dell’associazione di volontariato – che da sempre gravita attorno a noi. E a questi dobbiamo aggiungere i cosiddetti nuovi poveri: madri e padri che fino a ieri campavano più che dignitosamente, ma che per la pandemia prima e ora per la guerra, hanno visto pian piano degradarsi il loro status sociale, fino ad arrivare a ritrovarsi costretti, pieni di vergogna, a rivolgersi a noi per chiedere di che mangiare».

Da qui l’appello che Mohamed Malih e gli altri volontari dell’associazione Stracomunitari rivolgono alla cittadinanza di Senigallia, perché partecipi a una raccolta fondi per aiutare il prossimo: «Possiamo stare qui a lamentarci con l’universo. Prendercela con “chi di dovere” che dovrebbe fare ma non fa. Possiamo insomma continuare a volgere lo sguardo altrove. Oppure possiamo prestare ascolto all’urlo silenzioso di quella lunga fila, e farne un’occasione per scrivere una bella pagina di solidarietà nella storia di questa città».

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