Senigallia

Non inquinati e utili al ripascimento della costa i sedimenti dragati dal fiume Misa

Soddisfatto Acquaroli per l'avvio delle opere di mitigazione del rischio idrogeologico e messa in sicurezza del territorio

Lavori a Senigallia per dragare il letto del fiume Misa: escavo necessario dopo l'alluvione 2022
Lavori a Senigallia per dragare il letto del fiume Misa: escavo necessario dopo l'alluvione 2022

SENIGALLIA – Saranno probabilmente destinati al ripascimento dell’arenile i materiali dragati dal letto del fiume Misa. L’ipotesi è ancora in fase di valutazione da parte dei tecnici di Regione e struttura commissariale ma sembra la strada individuata dal governo regionale dato che risultano privi di materiali inquinanti. Questo l’esito infatti delle analisi sui sedimenti asportati a partire da lunedì scorso, 26 giugno, dal tratto centrale del fiume compreso tra ponte Garibaldi e ponte “Angeli dell’8 dicembre 2018”.

Si tratta di una delle opere di mitigazione del rischio idrogeologico che la Regione ha messo in campo per aumentare la sicurezza della popolazione senigalliese, ancora provata dall’alluvione del 15 settembre 2022 e dalle numerose allerte meteo che si sono susseguite nei vari mesi fino all’ultimo episodio di metà maggio 2023. Il prelievo di tali detriti favorirà il deflusso delle acque in caso di piena. Sono previsti 20 giorni di lavori, in cui verranno asportati 3.000 mc di ghiaie sabbiose depositate lungo l’alveo canalizzato, per poi essere lasciati temporaneamente presso il piazzale adibito a parcheggio a fianco del casello autostradale – come già avvenuto per i materiali dell’alluvione 2022 e 2014 – prima dell’ipotizzato impiego per il ripascimento della costa.

Ma intanto la Regione Marche e la struttura commissariale alluvione 2022 sono al lavoro anche sul piano burocratico e amministrativo: con l’ordinanza 1011 del 23 giugno 2023 si apre una nuova fase operativa per la ricostruzione, perché l’atto permette di intervenire, direttamente, a livello strutturale sulle situazioni più gravi sotto il profilo dei rischi residui causati dalla terribile alluvione dello scorso anno. La trattativa del commissario Acquaroli e del vice Babini con  il Dipartimento di Protezione civile nazionale e il MEF permetterà di affidare la progettazione e appaltare le opere strutturali complesse, fino a quel momento non regolamentate dalle procedure dell’emergenza e, conseguentemente, non realizzabili.

«È un passaggio importante – ha affermato il presidente regionale Acquaroli – Da adesso in poi sarà possibile gestire le opere strutturali per la messa in sicurezza del territorio colpito in maniera diretta e con piani approvati direttamente dalla Regione. Fino a oggi si potevano avviare soltanto interventi di emergenza e ripristino dei danni subiti. Da oggi si apre una fase nuova nella quale è possibile gestire interventi strutturali, come ad esempio vasche di laminazione o interventi sulle intere aste fluviali per la messa in sicurezza del territorio. Inoltre sarà possibile provvedere alle procedure di risarcimento dei danni subiti alle abitazioni e alle imprese. L’ordinanza estende anche alle Marche alcune deroghe che erano state concesse anche all’Emilia Romagna, utili per accelerare le procedure di risarcimento».

Per poter accedere ai fondi stanziati dal Governo, le nuove procedure prevedono che sia il Commissario delegato ad adottare un piano delle opere strutturali urgenti, dopo aver acquisito l’intesa con l’Autorità di Distretto dell’Appennino centrale. Piano che è già in fase di elaborazione da qualche mese, grazie all’accordo quadro con le Università di Camerino e la Politecnica delle Marche, che stanno fornendo la documentazione tecnica necessaria e gli studi di fattibilità degli interventi. Allo stesso modo era stata coinvolta l’Autorità di Distretto dell’Appennino centrale per condividere preventivamente le procedure per ottenere rapidamente l’intesa sul Piano.

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