Senigallia

«Noi amiamo gli animali, perché questo fanatismo estremista?»

Il circo con gli animali da sempre divide l'opinione pubblica: dopo le proteste degli animalisti, ecco il parere dei circensi

SENIGALLIA – Non si è esaurita la protesta pacifica andata in scena ieri pomeriggio, 3 maggio, davanti all’ingresso del Royal Circus a Villa Torlonia di Senigallia. Se l’unico momento di tensione è stato un battibecco un po’ acceso, di certo bisogna registrare che animalisti e circensi rimangono da sempre su fronti opposti.

Il circo, quello dove sono coinvolti gli animali, è un mondo che divide le persone tra pro e contro, tra chi lo ama e chi lo odia. Da un lato c’è chi vive di questa professione e, considerati bene gli svantaggi che comporta, deve avere anche una forte passione alla base; dall’altro c’è chi considera questo mestiere uno sfruttamento totale dell’essere animale, privato della sua libertà e inserito in un contesto fortemente antropizzato.

Volantini e cartelloni dell’associazione M.E.T.A. di Ancona (Movimento Etico Tutela Animali e ambiente) che sensibilizzavano gli spettatori a non essere “complici” di questo sfruttamento non hanno però dissuaso quanti erano intenzionati a vedere in azione tigri, dromedari, giraffa e ippopotamo.

«E per fortuna!» ha commentato Stefano Rossi, domatore delle tigri del Royal Circus ma circense per scelta di vita e, ormai, da più generazioni. «Io non capisco perché ci debba essere questo estremismo da parte di alcuni fanatici e perché dobbiamo continuare a sopportare insulti. Noi non facciamo niente di male, rispettiamo gli animali e le leggi, però questo non basta a farli desistere e ogni volta ci ritroviamo a dover subire queste proteste a volte anche estreme, senza poter dire la nostra opinione in merito».

Al centro della protesta delle associazioni animaliste ci sono da sempre le condizioni degli animali: costretti a stare in più esemplari nelle stesse gabbie, a sopportare lunghi viaggi nei container, a esibirsi assumendo posture innaturali, in generale a non assaporare mai la libertà come viene forse identificata nell’immaginario collettivo dagli spazi infiniti africani.

«Non è più così da tempo – spiega Rossi, 42enne da sempre a contatto con tigri e leoni – gli animali non vengono presi e messi una gabbia e punzecchiati con strumenti elettrificati. Purtroppo c’è stato chi l’ha fatto in passato e ciò ha messo in cattiva luce l’intero mondo circense, ma noi, e tante realtà come noi, amiamo gli animali, viviamo con loro, siamo ogni giorno a stretto contatto con loro e ce ne prendiamo cura. Dirò di più, viviamo grazie a loro, perché dovremmo maltrattarli? A ogni spostamento inoltre, vengono effettuati controlli da parte degli ispettori veterinari e non è stata mai riscontrata alcuna irregolarità. Quindi mi chiedo: perché questo accanimento verso di noi? Forse perché molti non conoscono la realtà – prova a dare una spiegazione – o forse non voglio vederla».

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