Senigallia

Neri Marcorè porta nelle Marche “Di mare e di vento”: «L’arte stimola riflessioni che toccano nel profondo»

Doppia data sabato 25 e domenica 26 luglio in piazza Garibaldi a Senigallia per quello che sarà un Viaggio nella musica di Gianmaria Testa

Neri Marcorè

Neri Marcorè si prepara a portare in prima nazionale nelle Marche Di mare e di vento – Viaggio nella musica di Gianmaria Testa e lo farà nella doppia data di sabato 25 e domenica 26 luglio in piazza Garibaldi a Senigallia.

Il poliedrico artista ci accompagnerà in questo viaggio con il rispetto e l’eleganza che ha contraddistinto i suoi precedenti lavori di musica e parole sulle opere di Gaber e di De Andrè: partendo dal libro Da questa parte del mare di Testa, uscito postumo nel 2017, ci racconta le storie, le suggestioni e le situazioni che hanno portato alla composizione dell’album omonimo del 2006.

Il focus su cui ruota lo spettacolo racconta i grandi movimenti di popolo degli ultimi decenni e di come questo sradicamento che accompagna ogni abbandono della propria terra nativa comporti delle ferite profondissime sull’esistenza di questi esuli forzati.
Sul palco, insieme a Marcorè, Stefano Cabrera al violoncello e Domenico Mariorenzi al pianoforte e alla chitarra.

A seguire l’intervista rilasciata dallo stesso Neri a pochi giorni dal debutto di questa nuova avventura artistica: un’occasione per parlare di questa nuova piéce e non solo.


Dopo Gaber e De Andrè un altro viaggio nell’universo di un grande cantautore italiano: da dove nasce la scelta di Gianmaria Testa?
«Fino a non molto tempo fa io non conoscevo in maniera approfondita il repertorio di Gianmaria Testa. In effetti la genesi di questo spettacolo è un po’ diversa rispetto a quella degli altri testi che hai citato… l’anno scorso sono stato chiamato a Parigi con l’amico e musicista Domenico Mariorenzi, lì Testa è amatissimo e molto conosciuto… L’idea era quella di fare un concerto dove avrei cantato alcuni suoi brani e avrei letto dei frammenti tratti appunto dal libro Da questa parte del mare. La serata andò talmente bene da farmi incuriosire: approfondii così questo repertorio e me ne innamorai. Da lì il passo di volerlo riproporre anche in Italia fu breve: quando Senigallia e Pesaro mi chiesero di fare uno spettacolo proposi subito questo testo».

Da questa parte del mare è un concept album totalmente dedicato al tema delle migrazioni moderne: quanto sono attuali le parole di Testa?
«Nel 2006 c’erano altri scenari; credo che in quegli anni questo tema forse si percepiva meno e comunque le ondate migratorie avevano dinamiche diverse, i flussi provenivano dall’Albania, scappavano dalle macerie della guerra dei Balcani… Rileggendo quelle stesse parole oggi possiamo sicuramente dire che Testa ha anticipato e raccontato quasi 15 anni prima quello che oggi stiamo vedendo e vivendo. Il testo offre tanti spunti di riflessione e ci invita a guardare quello che sta accadendo con un’ottica umana, non dimenticando mai che si tratta di persone e che le migrazioni stesse sono un fenomeno che da sempre accompagna la storia dell’umanità. La musica e le parole di un cantautore come lui ci invitano ad interrogarci sui fatti che viviamo oggi».

Esistono degli eventi che sanciscono uno spartiacque, un prima e un dopo; la pandemia che stiamo vivendo può essere ritenuta a pieno titolo uno di questi: come cambierà – se cambierà – il modo di fare e vivere il teatro ed il palcoscenico sia per voi artisti che per il pubblico?
«Come cambierà lo capiremo e lo vedremo probabilmente tra un po’. Di fatto è già cambiato: penso all’impossibilità di riempire luoghi come i teatri come accadeva prima di febbraio… Un ritorno pieno alla normalità ci potrà essere solamente con vaccini o farmaci specifici contro questo virus. Ad oggi viviamo in una bolla a cui ci siamo quasi abituati… se all’inizio la situazione ci ha preso in contropiede, oggi le mascherine sono divenute parte integrante del nostro kit quotidiano».

In un momento così delicato quale dovrebbe essere il ruolo svolto dal teatro o dall’arte stessa?
«A mio avviso il Covid non cambia le funzione del teatro e dell’arte in genere; una funzione molteplice che tocca più aspetti e che va dal mero intrattenimento, al far stare insieme le persone per vivere un evento collettivamente ma anche e soprattutto quella di stimolare riflessioni che possano toccarci nel profondo».

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