Senigallia

Multa un cittadino con il cane, vigile urbano si ritrova a processo per lesioni

L'agente lo aveva sorpreso in spiaggia a Cesano. Dopo l'episodio si è ritrovato ad affrontare due cause e 14 udienze per dimostrare la sua innocenza. Il proprietario dell'animale lo aveva accusato di averlo investito con l'auto di servizio

Il tribunale di Ancona
Il tribunale di Ancona

SENIGALLIA – Multa il proprietario di un cane sorpreso sulla spiaggia e si ritrova prima a processo per lesioni poi a denunciare il multato per calunnia. Protagonista della vicenda un vigile urbano di 59 anni, di Senigallia, che solo dopo quasi dieci anni e soldi spesi in due cause, tra giudice di pace e tribunale, ha visto far valere le sue ragioni.

La multa risale al 29 luglio 2008 ed era stata fatta a Cesano di Senigallia, ad un senigalliese che era in spiaggia con il cane nonostante il divieto. L’uomo aveva denunciato il vigile sostenendo di essere stato investito dall’auto di servizio, poco dopo aver dato i documenti al vigile. L’accaduto finì davanti al giudice di pace, in una udienza del 2011 e dove il proprietario del cane accusava il vigile di lesioni personali. A suo favore portò un testimone, un 38enne sempre di Senigallia, che confermó l’investimento. Le dichiarazioni di un residente peró, che aveva assistito alla scena della spiaggia da una finestra, chiarirono i fatti e che non si era trattato di un investimento. Il proprietario del cane si era buttato sul cofano dell’auto di servizio dopo aver preso la multa. Il vigile quindi venne assolto. Il procedimento però proseguì in tribunale con imputati il proprietario del cane, per calunnia, e il suo testimone 38enne per falsa testimonianza. Il reato di calunnia nel frattempo si è prescritto ed è andato avanti solo quello per falsa testimonianza.

Oggi, davanti al gup, il 38enne, difeso dall’avvocato Umberto Bianchelli, ha patteggiato ad un anno e dieci mesi. Il vigile urbano, rappresentato dall’avvocato Domenico Liso, è rimasto deluso dall’intera vicenda. «Dopo dieci anni provo una grande delusione – commenta Luciano Principi – sono stato accusato pesantemente e ho dovuto sopportare 14 udienze per poi vedere quella calunnia prescritta. Nessun risarcimento. Ho speso soldi e tempo. Questa esperienza ha cambiato la mia percezione della giustizia. La nostra tutela è al limite se non nulla».

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